(7 ott 2020) Volontari sereni, consapevoli e competenti, capaci di affrontare e risolvere le più diverse situazioni. È questo l’identikit del volontariato del terzo millennio, che diventa sempre più cruciale per la ripresa e lo sviluppo del Paese e chiede considerazione per il suo ruolo. L’AIL - Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma risponde prontamente alle nuove domande e istituisce la prima Scuola Nazionale di Formazione AIL per Volontari, con il supporto non condizionante di Pfizer.
«La cura del benessere del volontario è la cura del benessere dell’Associazione – dichiara Sergio Amadori, Presidente Nazionale AIL – L’organizzazione vuole che i suoi volontari siano sereni e responsabili, vuole accrescere la cultura del dono solidale e potenziare le fila dei suoi volontari. Mettere a punto programmi di formazione specifici e linee guida omogenee da nord a sud del Paese è la strategia vincente. La Scuola nasce dopo un lungo lavoro, grazie all’esperienza maturata dai volontari più esperti e dalle competenze delle psicologhe AIL. Vogliamo che essa diventi punto di riferimento per quanti desiderano avvicinarsi alla nostra organizzazione e che consenta quell’ulteriore salto di qualità che oggi è richiesto al Terzo settore».
«Il volontariato è un’energia irrinunciabile della società, un patrimonio generato dalla comunità che si riverbera sulla qualità delle nostre vite. Persone accanto ad altre persone che sviluppano il senso della comunità», così le parole della più alta carica dello Stato, Sergio Mattarella, durante la cerimonia svoltasi a Padova, eletta Capitale europea del volontariato.
Un pianeta, quello del Terzo settore, in continuo cambiamento grazie anche alla Legge delega 106/2016 che lo riforma. Trecentocinquantamila organizzazioni che danno lavoro a oltre un milione di persone, quasi 6 milioni di donne e uomini che volontariamente e gratuitamente donano se stessi a chi è nel bisogno, un valore di 80 miliardi di euro. Ma se è vero che il Terzo settore contribuisce ad accrescere la coscienza civile del territorio e a migliorare la coesione sociale attraverso la sua partecipazione alla vita comunitaria, esso chiede pure il riconoscimento del suo ruolo.
«Il volontariato ha una vocazione nascosta che è quella di affermare e diffondere dentro la società di cui è parte quel principio di fraternità e di reciprocità che lo contraddistinguono – sostiene Stefano Zamagni, Presidente della Pontificia Accademia delle Politiche Sociali – non basta dire ‘solidarietà’. La specificità del volontariato è la pratica del principio di reciprocità, un principio fondamentale che altro non è che la traduzione pratica del principio di fraternità. Il volontario non dona soldi, dona se stesso. Ecco allora la necessità di una Scuola, non solo strumento di formazione, ma costruttrice di un pensiero che vada al di fuori delle aule e che possibilmente arrivi a tutti gli ambiti della vita associata, perché il volontariato ha bisogno soprattutto di essere riconosciuto per quel che è, prima ancora che per quel che fa».
La Scuola di Formazione, da Bolzano a Ragusa, ha l’obiettivo di insegnare i principi e i valori fondamentali del volontariato per realizzare in maniera efficace la mission dell’Associazione.
Il programma di studio comprende tre giornate di lavoro ogni due settimane, una formazione di base tenuta da volontari esperti, da psicologi e personale sanitario e, per le giovani leve, incontri formativi, colloqui e tutoraggio con supervisione delle attività. La tendenza è verso la continuità formativa.
«È un lavoro complesso e molto delicato quello del volontario, il cui ruolo è cresciuto nel tempo; si capisce allora come tutto questo debba essere affrontato non solo spinti dalla leva umanitaria e dalla solidarietà ma supportato da una certa professionalità – afferma Giuseppe Toro, Presidente AIL Palermo-Trapani e Responsabile della Scuola di Formazione –Il volontariato non è più improvvisazione. Tutte le fasi del percorso di cura sono momenti cruciali e a volte spinosi, non basta essere motivati. Riteniamo che il volontario nell’attuale società, per essere pronto a compiere la sua missione, debba avere una adeguata preparazione psicologica, igienico-sanitaria oltre che scientifica».
La dimensione della gratuità, unita alla responsabilità civica e a un forte desiderio di condivisione, produce riflessi positivi e crea interrelazioni con ogni altro ambito della vita sociale, va oltre i confini.
«Il Terzo settore è stato usato per troppo tempo come ruota di scorta, come strumento per colmare i vuoti del welfare, ancora oggi spesso la politica non ascolta le sue richieste – fa notare Marco Damilano, Direttore de L’Espresso – Ma l’Italia di domani non può fare a meno del volontariato e sarà fatta di enti no profit, imprese, cittadini e volontari. Per questo, il volontariato deve uscire dagli schemi tradizionali pur conservando i suoi valori, deve uscire dai soliti confini e diventare una realtà che include e accoglie».
Il Terzo settore è chiamato ad affrontare molte sfide con una posizione di co-protagonista del cambiamento in atto. Se si vuole confermare il nostro sistema democratico capace di alimentare il senso di comunità, attribuendo pari dignità a tutti gli individui ed equa libertà e assistenza, il Terzo settore dovrà sicuramente essere alla base di questo processo.
«Fondamentale che il Terzo settore esca fuori dalla nicchia in cui inevitabilmente è stato ricacciato in questi ultimi anni – sottolinea Stanislao Di Piazza, Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Per fare questo passo in avanti è importante che ne venga riconosciuto il ruolo, solo così potrà diventare un vero modello sociale di economia e sviluppo, non alternativo alle due economie, capitalista e statalista, ma addirittura terzo pilastro economico del Paese. Un sistema economico che contribuisca alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo, il solo che porterà ad una nuova e reale crescita del nostro Paese».
Gli avanzamenti della ricerca scientifica hanno reso i tumori del sangue sempre più curabili. Qualità della vita e sopravvivenza sono termini entrati nel linguaggio e nella quotidianità dei pazienti ematologici. Pfizer contribuisce ogni giorno a che tutto questo cambiamento venga compreso dalle persone e migliori sempre di più la loro vita.
«In questa èra di significativi progressi, coniugare l’impegno nella ricerca scientifica con progetti in grado di rispondere ai bisogni dei pazienti a 360 gradi ritengo sia fondamentale, e cooperare con chi è coinvolto in prima persona è indispensabile – commenta Alberto Stanzione, Direttore Oncologia di Pfizer Italia – Il nostro lavoro è cercare di “tradurre la scienza in vita” ed è per questo che è un grande onore essere al fianco di AIL con la Scuola Nazionale di Formazione del Volontariato, che attraverso le migliaia di volontari che ogni giorno si attivano, spendono il loro tempo, le proprie risorse e capacità per permettere a tante persone malate e ai loro cari di sperare nel cambiamento più importante per loro: quello di tornare ad avere una vita normale». (red)
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