di Paolo Pagliaro

(24 novembre 2020) “Sono uno dei tanti cittadini anziani che sta aspettando il vaccino anti-influenzale ma il medico di famiglia mi dice che non è ancora disponibile, eppure ho 92 anni e dovrei vaccinarmi come faccio ogni anno.” Questo giorni fa diceva sconsolato lo scienziato Silvio Garattini,. fondatore dell’Istituto Mario Negri., un signore al quale sarebbe bastato alzare il telefono per veder risolto da una qualsiasi casa farmaceutica il suo problema. La notizia è che il professore contrario alle raccomandazioni finalmente ce l’ha fatta, perché il suo medico ha ricevuto 100 dosi che gli hanno consentito di mettere al riparo almeno i pazienti più anziani. Per loro il farmaco anti-influenzale è anche una protezione contro il contagio da covid 19. 
Il compito di acquistare e distribuire il vaccino contro l’influenza stagionale – puntuale come l’ inverno - spetta alle regioni che però quest’anno sono state travolte dall’aumento della domanda, peraltro prevedibile e da molti prevista. Stando alla Fondazione Gimbe, in sette Regioni e due Province autonome mancano le scorte per proteggere almeno il 75% delle persone a rischio: si tratta di Lombardia, Piemonte, Abruzzo, Basilicata, Molise, Umbria, Valle d'Aosta e le Province di Trento e Bolzano. In Lombardia mancano un milione di dosi, ma ne mancano da 100 a 200 mila anche a Genova. In Piemonte non c’è il vaccino per 400 mila over 60. La procura di Torino indaga sulla regolarità dei bandi di gara mentre si sono rivolti ai carabinieri decine di medici dell’Asl Roma 1, che lamentano di essere stati insultati e in qualche caso aggrediti dai pazienti esasperati. 
I responsabili delle sanità regionali dicono che la colpa dei mancati approvvigionamenti è delle case produttrici e della concorrenza internazionale. In alcuni casi hanno ragione, in altri c’è stata un’evidente incapacità di pianificare il fabbisogno e di muoversi per tempo.