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Covid, vaccini
e nazionalismo

Covid, vaccini <br> e nazionalismo

di Paolo Pagliaro

(3 dicembre 2020) Dalla prossima settimana il  Regno Unito sarà il primo paese a utilizzare il vaccino anti-covid 19 messo a punto dal laboratorio tedesco BioNtech insieme alla multinazionale americana Pfizer. 

Entro la fine dell’anno si vaccineranno 400 mila inglesi, selezionati tra le categorie a rischio, poi toccherà agli altri.
L’arrivo del vaccino contro il coronavirus è  il momento atteso da miliardi di persone in tutto il mondo, e il primo ministro inglese Boris Johnson  con un’enfasi forse poco british l’ha definito una fantastica vittoria della vita sulla morte. Si è spinto un po’ più là il suo ministro della Sanità, Matt Hancock, che ha attribuito il merito della svolta non alla scienza ma alla Brexit.  Altri esponenti conservatori hanno  ribadito il concetto, spiegando che senza vincoli europei le decisioni si prendono più in fretta e sono più efficaci.
Giudizi ingenerosi,   visto che la ricerca che ha portato a questo vaccino anti-covid 19 – il primo fra i dieci che si annunciano - è stata finanziata  dall’Unione Europea e dal governo tedesco. Berlino, in particolare, ha incentivato la BioNtech (fondata in Germania da due ricercatori di origine turca) con circa 500 milioni di euro. Altri 100 milioni sono stati messi a disposizione dalla Banca Europea per gli Investimenti.
Le autorità sanitarie britanniche sono state le più veloci, e secondo molti analisti le più spregiudicate, nel dare il via libera al vaccino, mentre l’agenzia dell’Unione,  Ema, è ancora impegnata nelle ultime fasi della sperimentazione.  L ’11 dicembre, dalle 12,45 alle 16,30 , è prevista un’informativa online rivolta a tutti gli interessati, dopodiché – tra meno di un mese - i vaccini saranno disponibili in tutta Europa.  Con qualche giorno di ritardo rispetto a Londra, con maggiori garanzie, e senza sovranismo vaccinale. 

 

 

(© 9Colonne - citare la fonte)