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Archeologia: in Iran emerge la “Pompei d’Oriente”, l’Italia protagonista

Archeologia: in Iran emerge la “Pompei d’Oriente”, l’Italia protagonista

Gli archeologi la chiamano la “Pompei d’Oriente”: è un’antica città emersa dalle sabbie del deserto di Lut e le alture del Baluchistan, in Iran. Il suo nome è Shahr-i Sokhta ed è al centro di una missione archeologica italo-iraniana che vede in prima linea l’Università del Salento, con quattro laboratori del dipartimento Beni culturali. “Italia e Iran sono due importanti civiltà e la loro eredità è quella che ci fa essere così speciali”, ha affermato l’ambasciatore italiano in Iran, Giuseppe Perrone, durante la conferenza internazionale organizzata questa mattina dall’ateneo salentino per presentare le ricerche e le scoperte della missione, raccolte nel volume “Scavi e ricerche a Shahr-i Sokhta” (Studies and publications Institute, Pishin Pajouh, Tehran). Nel 2016 il dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento ha avviato il progetto multidisciplinare MAIPS (Multidisciplinary Archaeological Italian Project at Shahr-i Soktha) per lo studio del sito e dei materiali in corso di scavo da parte della missione archeologica. Finanziato dal dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, dal ministero degli Affari esteri e da enti e istituzioni private, il progetto MAIPS è coordinato dal professor Giuseppe Ceraudo e, nei prossimi anni, mira principalmente a restituire un quadro più completo sulle organizzazioni proto-statali dell’altopiano iranico del III millennio a.C.

“Il progetto ha dato la possibilità di trasferire conoscenze e questo ha reso questa relazione così unica: tutto è stato possibile perché italiani e iraniani hanno collaborato” ha aggiunto Perrone. Oltre al diplomatico italiano, hanno partecipato alla conferenza il rettore UniSalento Fabio Pollice, l’Ambasciatore iraniano in Italia Hamid Bayat, il direttore dell’Iranian Cultural Institute Taghi Amini, il direttore della Scuola di specializzazione in Beni archeologici “Dinu Adamesteanu” dell’Università del Salento Gianluca Tagliamonte e il direttore del dipartimento di Beni culturali UniSalento Raffaele Casciaro. “La collaborazione internazionale è fondamentale per la valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale - ha sottolineato il rettore Fabio Pollice - e lo diventa ancor di più quando questo patrimonio è riconosciuto come eredità dell’intero genere umano. Di qui il nostro impegno nella Repubblica Islamica dell’Iran, teso a restituire a quel Paese e all’umanità intera la storia di un territorio che è stata la culla di una delle più grandi civiltà del passato”. Il sito di Shahr-i Sokhta rappresenta uno dei centri più ambiti per l’indagine archeologica: i rinvenimenti effettuati negli ultimi 23 anni dalla missione iraniana ne hanno confermato l’eccezionalità. (Anz - 24 feb)

(© 9Colonne - citare la fonte)