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Torna a Roma il Festival della Diplomazia, focus sull’inatteso

Torna a Roma il Festival della Diplomazia, focus sull’inatteso

La crisi pandemica ci ha messo di fronte all’imprevisto, non un’emergenza ma la novità che spiazza e che porta a cambiare tutti i paradigmi. Siamo pronti a gestire l’inatteso? Cosa dobbiamo fare per attrezzarci? Il Festival della Diplomazia cerca di rispondere a queste domande, con un confronto a tutto tondo sulle relazioni diplomatiche e sui grandi temi di attualità internazionale. “Ready for the Unexpected?” è il tema della XII edizione del Festival, in programma a Roma dal 13 al 22 ottobre, che con oltre 100 appuntamenti riunirà rappresentanti della diplomazia, della società civile, dei media e delle imprese. “Una vera e propria vetrina per la diplomazia italiana e internazionale, un’iniziativa che negli anni si è dimostrata un’occasione di dialogo e di confronto sulle sfide future rivolta ai cittadini, alle persone che sempre di più percepiscono il mondo come parte della loro vita quotidiana”, afferma la viceministra agli Affari esteri, Marina Sereni, intervenendo alla Farnesina alla presentazione dell’evento. “La crisi pandemica ha contribuito ad accelerare la creazione di nuovi paradigmi nei rapporti tra gli Stati”, sottolinea l'ambasciatore Giampiero Massolo, presidente del Comitato Scientifico del Festival, presidente di Fincantieri e ISPI, spiegando che i governi, di fronte all'inatteso, tendono a chiudersi mentre invece dovrebbero cooperare di più.

Clima, ambiente, salute, sicurezza alimentare: sono solo alcune delle sfide globali che il nostro Paese ha di fronte e per affrontarle, secondo Sereni, è necessario far fronte comune. “La presidenza italiana del G20 ha fatto una scelta di visione evidente: l’idea di dover rilanciare un multilateralismo efficace, un tratto che abbiamo cercato di mantenere di fronte alle sfide globali come l’ambiente, la sicurezza alimentare, la salute, la stabilità in alcune aree del mondo. Abbiamo pensato che l’unico modo per dare un contributo al G20 fosse quello di rilanciare la strada di una comune responsabilità, e abbiamo ‘osato’ anche fare un G20 sull’Afghanistan che è andato bene e il premier Draghi ha illustrato i risultati positivi, un successo per nulla scontato”, sottolinea la viceministra agli Esteri spiegando che “l’interesse dell’Italia nel promuovere un’azione comune significa mettere in campo il nostro soft power, la nostra attitudine a costruire ponti e a creare un consenso intorno a soluzioni multilaterali condivise”. “La vocazione di Roma a ospitare un evento come questo è naturale”, afferma il presidente onorario del Festival della Diplomazia, Aurelio Regina snocciolando alcuni numeri dell’iniziativa: sette Università coinvolte, 22 presentazioni di libri, dieci question time di studenti e ambasciatori, oltre 20 Ambasciate coinvolte, 50 dirette streaming. (red - 13 ott)

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