di Paolo Pagliaro
I no vax che rifiutano le cure e, ricoverati in terapia intensiva, scelgono di testimoniare le loro convinzioni rinunciando alla vita, sono personaggi tragici. Suscitano sgomento e meritano rispetto, non certo l’irrisione che tra le righe sui giornali e apertamente sui social accompagna la loro decisione irreparabile.
Un grande scienziato come Giorgio Parisi, fresco vincitore del Nobel per la fisica, affronta la questione nelle ultime pagine del saggio pubblicato in questi giorni da Rizzoli con il titolo “In un volo di storni”.
Di fronte al dilagare di una cultura antiscientifica che – per paradosso - si diffonde insieme a un vorace consumismo tecnologico, Parisi si chiede se per caso la responsabilità non sia anche degli scienziati. “E’ possibile – scrive – che la sfiducia nella scienza sia dovuta anche a una certa arroganza di chi la presenta come sapienza assoluta, rispetto agli altri saperi opinabili. A volte – prosegue il professore - l’arroganza consiste nel non cercare di far arrivare al pubblico le prove di cui gli scienziati dispongono, ma di chiedere un assenso incondizionato basato sulla fiducia. E se la scienza diventa una pseudomagia, può capitare che molta gente scelga la magia vera”.
Questo scrive Parisi e questo pensano alcuni suoi colleghi. Sandro Spinsanti, autorità della bioetica, ha lanciato un appello perché i no vax siano curati con la stessa premura che si riserva agli altri. La medicina – dice - non dev’essere inquinata dall’ ostilità crescente che sta contaminando la nostra cultura. Nessuno muore da idiota, e il coronavirus, dopo l’apparato respiratorio, non deve poter distruggere anche il sistema di valori che ci tiene insieme nella vita sociale.