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direttore Paolo Pagliaro

Rifiuti, Roma
come Copenhagen

 Rifiuti, Roma <br> come Copenhagen

di Paolo Pagliaro

La decisione di costruire a Roma un grande termovalorizzatore di ultima generazione, sul modello di quelli di Bolzano e Copenhagen, è stata annunciata dal sindaco Gualteri alla vigilia della presentazione del Green Book, il rapporto annuale di Utilitalia sul settore dei rifiuti urbani. Tra le cifre contenute nel rapporto realizzato in collaborazione con l’Ispra, ce n’è una che più delle altre in questo momento gioca a favore di Gualtieri, E cioè che realizzando gli impianti di incenerimento con recupero di energia e valorizzando al contempo tutto il potenziale del biometano, si ridurrebbero del 5% le importazioni di gas dalla Russia.
E invece in un anno abbiamo esportato 4 milioni e 200 mila tonnellate di rifiuti che i destinatari, Germania in testa, hanno utilizzato principalmente per produrre energia. Lo spreco penalizza soprattutto il centro-sud, dove la discarica rimane ancora la principale destinazione dei rifiuti:
Il risultato è che l’anno scorso a una famiglia campana o calabrese la Tari è costata 359 euro contro i 272 che ha speso una famiglia veneta o lombarda. Quel 27% in più è il sovrapprezzo pagato per il trasporto dell’immondizia fuori Regione, denaro che si potrebbe risparmiare se ci fossero gli impianti che trasformano i rifiuti in risorsa. Legambiente ritiene che i termovalorizzatori siano una soluzione inquinante, obsoleta, estranea alla cultura del riciclo. L’impianto annunciato da Gualtieri ha a che fare più con la realtà che con il mondo ideale, ed è comunque destinato a non avere vita facile. Ma se è vero che per realizzare il termovalorizzatore di Acerra è dovuto intervenire l'esercito, è vero anche che sul tetto dell’inceneritore di Copenaghen c’è una fitta vegetazione naturale ed è in funzione da tre anni una pista da sci.

(© 9Colonne - citare la fonte)