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Voto estero, Gargiulo (Cgie): Adeguare liste e indirizzi

Voto estero, Gargiulo (Cgie): Adeguare liste e indirizzi

Si avvicina il 25 settembre, quando si voterà per rinnovare il Parlamento italiano. Anche gli italiani all’estero saranno chiamati a votare per eleggere i propri rappresentanti a Camera e Senato; a fare il punto della situazione sulle intenzioni di voto della comunità italiana in Cile è Nello Gargiulo, consigliere del CGIE ed editorialista per la rivista Presenza.

Il 25 settembre si voterà per rinnovare il Parlamento italiano. Sono molti ancora i dubbi sulle modalità di esercizio del diritto da parte degli italiani all’estero. Quali sono, secondo lei, le principali criticità dell’attuale sistema?

“Per le prossime elezioni per rinnovare il parlamento italiano si seguirà, quasi nella totalità dei casi, il metodo per corrispondenza. Le criticità sono ben note, ma con il tempo emergono aspetti nuovi. Sostanzialmente da qui, uno dei paesi più lontani da Roma, ne segnalerei essenzialmente tre.

1. L’ aggiornamento degli indirizzi di recapito della busta elettorale dei votanti. I contatti dei nostri consolati con gli italiani della propria circoscrizione consolare sono essenzialmente ridotti ad uno ogni 10 anni, per il rinnovo dei passaporti, ed è lì essenzialmente che si aggiornano gli indirizzi, oltre i casi in cui è l’interessato a comunicarlo. Per questo motivo un numero elevato di buste inviate ritorna indietro, dal momento che non è reperibile l’interessato che non ha comunicato il cambio di domicilio. Si tratta di una situazione sicuramente più frequente in America latina che in Europa. Questa situazione porta a sprechi di materiali con il relativo costo associato. Si potrebbe correggere creando all’interno dei consolati una sorte di ufficio elettorale, o con campagne periodiche di aggiornamento. Gli indirizzi di posta elettronica che già si rilasciano con il rinnovo passaporti o concessione delle nuove cittadinanze potrebbero essere usati per una campagna di verifica dei domicili dove mandare il materiale elettorale. La situazione richiede di ricorrere alla praticità, superando regole ancora restrittive.

2. I tempi tra l’invio della scheda con il materiale elettorale ed il ritorno di questa è limitato e, quindi, un alto numero di schede, sebbene votate, non rientrano nei conteggi dello spoglio. Purtroppo, i tempi italiani e quelli della realtà estera non hanno gli stessi ritmi nei processi elettorali.

3. In riferimento alla sicurezza del voto e per ridurre i maggiori gradi di rischio di brogli sarebbe utile che la legge prevedesse che oltre al numero che identifichi l’elettore, il tagliando, di aggiungere una fotocopia del proprio documento di riconoscimento per dimostrare che la scheda è stata effettivamente votata dall’ interessato. Si assicurerebbe lo stesso il segreto del voto, avendo però una sicurezza quasi, per non dire totale, che il voto sia dell’interessato”.

In generale, come sono sentite, dalla comunità presente nella zona in cui vive, le elezioni degli organi italiani?

“Se ci soffermassimo solo sulla percentuale dei votanti (in genere tra il 10 e 15%) verrebbe da dire: poco sentite e poco partecipate. Chiaramente superando le criticità menzionate, il numero aumenterebbe e probabilmente di un 10%, rimanendo però basso. Andando oltre i numeri descritti, per la nostra esperienza in genere il solo ricevere il materiale per il voto porta, nelle case degli aventi diritto, un motivo di ‘orgoglio’, di sentirsi italiani e considerati. Il sentimento di italianità pervade in qualche modo le case dei circa 55.000 aventi diritto al voto del Cile. I risultati di partecipazione effettiva ci lasciano anche dedurre che, tra la limitata conoscenza della lingua e del panorama politico italiano sempre in evoluzione, anche la buona volontà di esprimere il voto nel tempo anche breve del processo diluisce di molto e nella maggior parte delle case rimangono le schede elettorali. Rimane ad ogni modo la frase: ‘a me arriva la votazione’ in genere accompagnata da un sorriso che si può leggere come motivo di identità. Non si legge lo stesso sorriso sui volti dei connazionali quando, di fronte ai tempi per il rinnovo di un passaporto o di alcune pratiche consolari, debbono armarsi di pazienza”.

Il 25 settembre verrà eletto un Parlamento ridimensionato. Questo taglio riguarderà anche i parlamentari eletti all’estero. Come impatterà questo sulla rappresentanza dei cittadini Aire?

“Il paradosso, se vogliamo, di una circoscrizione estero che incrementa gli iscritti all’Aire, e quindi gli elettori, quando si vede ridotto di un terzo (da 18 a 12) i rappresentanti, potrebbe anche farsi sentire sul numero dei partecipanti al voto: meno seggi, meno candidati e quindi meno stimoli per votazione. O anche al contrario: se le liste metteranno in moto una mobilitazione più capillare e penetrante, la percentuale si manterrebbe o verrebbe anche superata. Ad ogni modo, per la partecipazione generale bisogna convincersi che tutto il Sistema della Cittadinanza Ius Sanguinis deve ricoprirsi di programmi di accompagnamento nella formazione linguistica e civico-culturale della realtà Italiana. L’ Italianità deve andare oltre il sentimento”.

Crede che il clima politico attuale potrà favorire una maggiore partecipazione degli italiani residenti fuori dai confini nazionali?

“Credo di sì, nella misura in cui le forze politiche riusciranno a improntare una campagna nella quale i programmi considerino anche gli italiani all’ estero in un rapporto di reciprocità e bidirezionalità, specialmente nel campo della cultura e del commercio. Il Made in Italy, per esempio, ha nelle comunità italiane all’ estero i destinatari che maggiormente lo accolgono. Ci vorrebbero spazi dove i candidati della Circoscrizione estero possano farsi conoscere anche con i loro programmi e presentarsi come espressione delle comunità da cui saranno votati o votate, sia dalla vecchia come dalla nuova emigrazione”.

(© 9Colonne - citare la fonte)