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NORD COREA, FINISCE L’ERA DI KIM JONG-IL

Dopo 17 anni a capo di uno dei regimi più duri e contestati del mondo, è morto il "caro leader", come veniva chiamato dal suo popolo Kim Jong-Il, in Corea del nord. Iniziata nel 1994, la dittatura di Pyongyang non morirà insieme a lui: al discusso leader succederà il suo terzogenito, Kim Jong Un, di circa 28 anni, che l'anno scorso era stato nominato generale all'interno del Partito comunista. Il decesso di Kim Jong-Il è avvenuto in realtà sabato, ma la notizia è stata diffusa solo oggi dall'agenzia di stampa Kcna. Secondo l'autopsia, il leader nordcoreano, è morto a causa di un grave infarto unito a un ictus, dovuti al troppo lavoro. Non era la prima volta per il dittatore: già nel 2008 Kim Jong-Il era stato colpito da un attacco cardiaco che gli aveva causato non pochi problemi alle articolazioni della parte sinistra del corpo. Il Paese ha proclamato dodici giorni di lutto nazionale, dal 17 al 29 dicembre, mentre i funerali si terranno il 28 a Pyongyang senza la presenza di alcuna delegazione internazionale, nemmeno dalla Cina che si è detta "afflitta" per la notizia della scomparsa di Kim Jong-Il. Mentre il Paese piange la morte del suo leader, il resto del mondo esprime preoccupazione per le tensioni che potrebbero crearsi nel Paese asiatico per la successione al vertice. Un primo segnale di forza di Pyongyang è arrivato contemporaneamente all'annuncio della morte di Kim Jong-Il: dalla costa orientale è partito infatti un missile a corto raggio. La tensione maggiore in Giappone e in Corea del sud dove le borse hanno subito un forte crollo in seguito alla notizia della scomparsa del dittatore, mentre Usa e Onu al momento non si sbilanciano. "Stiamo monitorando le notizie con estrema attenzione", fanno sapere dalla Casa Bianca che resta comunque "in stretto contatto con i nostri alleati in Corea del Sud e in Giappone". (Cle - 19 dic)

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