di Paolo Pagliaro
I 200 miliardi stanziati dalla Germania contro il caro gas tengono banco da giorni sulle prime pagine e a tutti sembrano un’enormità. I 190 miliardi stanziati in Italia dalle Ferrovie dello Stato per trasformarsi in un’impresa green hanno fatto una veloce apparizione nelle pagime interne e sono stati subito rimossi. Peccato, perché nei 190 miliardi delle Ferrovie sono comprese anche 40 mila assunzioni, il raddoppio del trasporto merci su rotaia, il ricorso a fonti rinnovabili per aumentare il grado di autonomia energetica, con pannelli solari lungo tutta la rete; ed è previsto anche, nei prossimi dieci anni, il rinnovo della flotta, con 46 nuovi treni ad Alta Velocità, 500 convogli regionali, più leggeri ed ecologici, e i primi treni a idrogeno. Entro il 2031 c'è infine l'obiettivo di riciclare o inviare a recupero tutti i rifiuti prodotti.
Per quanto riguarda le assunzioni, ci sarà bisogno di tecnici, ingegneri, operai, esperti in ambito digitale e delle energie rinnovabili, oltre a conducenti, macchinisti e manutentori. Si punterà sui giovani, ma ci saranno corsi di formazione aperti anche a chi già lavora. Dice un sondaggio Gallup che i lavoratori italiani che si considerano appagati dal proprio mestiere sono appena il 4%. Ma la buona notizia sta in un altro rapporto, questa volta dell’Inapp, che ha intervistato 12 mila lavoratori scoprendo che per 8 su 10 la formazione continua ha significato un miglioramento significativo della carriera. Mobilità sostenibile, lavoro, formazione: tutte questioni di cui dovremmo occuparci, se non fossimo in guerra.
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