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IIC Hong Kong: dall’opera al jazz, la musica promuove l’Italia

IIC Hong Kong: dall’opera al jazz, la musica promuove l’Italia

Musica Jazz, cinema e, soprattutto, l’opera. Sono diverse le eccellenze italiane amate ed apprezzate all’estero. Anche Hong Kong ama la nostra cultura: qui, nonostante l’esiguo numero di italiani presenti, il locale Istituto Cultura è molto attivo tra retrospettive di grandi registi, come Fellini e Pasolini, e collaborazioni con gli artisti locali, come ha raccontato a 9colonne il direttore Stefano Fossati.

Stefano Fossati, lei è direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Hong Kong, una grande responsabilità. Che caratteristiche ha il suo lavoro?
“Hong Kong è una città relativamente piccola, quindi la giurisdizione è molto limitata rispetto ad altri istituti. A Hong Kong ci sono circa 7 milioni e mezzo di abitanti e l'area è molto ristretta, anche se sta vivendo un periodo di trasformazione dovuta prima alle proteste dell’estate del 2019, poi al Covid e adesso all’integrazione sempre più forte con la Cina. Nonostante questo, rimane un forte polo di attrazione internazionale”.

La comunità italiana, che esce come tutte le altre comunità da un lungo periodo di pandemia, che caratteristiche ha?
“La comunità italiana a Hong Kong è poco presente e costituita perlopiù da manager. Il grosso dei rapporti li abbiamo soprattutto con la comunità locale e con le grandi agenzie culturali, molto ricettive, il cui ceto intellettuale si è formato prevalentemente nelle università americane e inglesi. Con loro, anche da parte dei miei predecessori e colleghi, sono stati stabiliti intensi rapporti di collaborazione: per esempio con la Hong Kong International Film Festival Society abbiamo organizzato la retrospettiva di Fellini, e stiamo organizzando adesso la retrospettiva completa su Pasolini, con i suoi 14 film ed i documentari”.

Si può dire che il cinema è uno degli strumenti che più facilitano la conoscenza?
“In realtà il nostro grande veicolo è l’opera: a Hong Kong operano tre grandi associazioni culturali, fortemente sponsorizzate dal governo locale, con cui abbiamo installato fitti rapporti di collaborazione”.

L'opera è uno dei primi strumenti che avvicinano la lingua italiana e gli stranieri. È un facilitatore?
“A Hong Kong non è possibile organizzare corsi di italiano. Ciò che spesso attrae è in realtà la musica e la sua comunicazione non verbale, per cui spesso i cantanti imparano l’italiano ma giusto per le loro esigenze professionali. Recentemente però abbiamo instaurato una collaborazione con una cantante pop e jazz: si chiama Heidi Li e ha inciso un cd con le canzoni dialettali italiane in chiave jazz, a cui abbiamo accompagnato una serie di 9 video per presentare le regioni”.

Le istituzioni vi sono senz'altro vicine, e la conferenza dei direttori e delle direttrici degli Istituti Italiani di Cultura è stata una prova. Se lei potesse esprimere un desiderio cosa chiederebbe, in aggiunta a quello che già ha?
“Bisognerebbe forse sviluppare delle dinamiche di reciprocità. Io ho iniziato dei dialoghi progettuali con musei, soprattutto universitari, e orchestre. Loro sarebbero interessati ad accettare i nostri progetti se avessero la possibilità di esibirsi qui in Italia o di esibire le loro opere. Questo sarebbe un elemento importante per la loro internazionalizzazione e per dare a noi la possibilità di essere più presenti sul territorio”. (Sab - 17 ott)

(© 9Colonne - citare la fonte)