di Paolo Pagliaro
Welcome to Britaly, la copertina dell’Economist che paragona la deriva politico-economica inglese a quello italiana, è una sciocchezza per le molte documentate ragioni che oggi sul Corriere della Sera. elenca Federico Fubini. Una è che l’Italia è il settimo esportatore mondiale e mantiene le sue quote di mercato, mentre la Gran Bretagna è il quattordicesimo e ha visto le sue vendite in Europa crollare di un quarto negli ultimi 5 anni.
Perché l’Italia esporta sarà chiaro a chi domani vorrà visitare uno degli atelier di brand famosi o dei laboratori dell’eccellenza artigianale, solitamente chiusi al pubblico, che fino a domenica apriranno le porte per mostrare come nasce il Made in Italy. L’iniziativa, ideata da Cinzia Sasso, si chiama ApritiModa e propone 100 appuntamenti in luoghi come la maison Armani o quella di Alberta Ferretti, i laboratori dove nascono i gioielli di Dolce&Gabbana o quello, a Milano, dove dal 1876 si fanno gli ombrelli con una lavorazione che richiede da 70 a 110 passaggi a mano, ombrelli che durano 100 anni, non come quelli cinesi che si devono buttare dopo la pioggia e non si sa come verranno smaltiti.
Saranno aperti anche l’Antica Manifattura Cappelli di Roma, il laboratorio di Lis Furlanis in Friuli e quello dei tessuti di Mario Celestino nel cuore della Sila,, la camiceria Nolano a Napoli, l’atelier Martina Vida che crea i merletti di Burano. il laboratorio d’arte del teatro La Pergola a Firenze, il lanificio Cerruti a Biella, il laboratorio di Platimiro Fiorenza, maestro corallaro di Trapani riconosciuto dall’Unesco come “Tesoro Umano Vivente”. Sono una parte per il tutto, dove il tutto – visitabile sul sito apritimoda.it - significa 600 mila occupati diretti e un fatturato di 82 miliardi, previsto quest’anno in crescit.