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IIC Bruxelles, la cultura per avvicinare la Generazione Z

IIC Bruxelles, la cultura per avvicinare la Generazione Z

L’Italia è una “bomboniera di tesori”, forte di una tradizione culturale millenaria. Compito degli Istituti Italiani di Cultura, organi periferici della Farnesina, è proprio quello di far conoscere al meglio questi tesori nelle nazioni in cui sono ospitati, alimentando l’interesse per l’Italia. Per raggiungere questa missione, oggi, bisogna saper sfruttare al meglio la digitalizzazione e le nuove tecnologie, per arrivare al cuore delle nuove generazioni utilizzando i loro linguaggi, come spiega a 9colonne Paolo Sabbatini, per tre anni alla guida dell'Istituto italiano di cultura di Bruxelles, ora a Roma alla nuova Direzione Generale per la diplomazia pubblica e culturale della Farnesina.

Paolo Sabbatini, decano dei direttori degli Istituti Italiani di Cultura. Lei si trova a Bruxelles, la seconda casa dell'Italia: che importanza e che ruolo ha quello che lei ha svolto e sta svolgendo?
“È un lavoro facilissimo e difficilissimo: bisogna difendere l'idea dell'Italia come faro della cultura e superpotenza culturale e bisogna sempre essere all'altezza. È facile sostenere la tradizione italiana e i grandi artisti, però bisogna dimostrare che l'Italia è una superpotenza culturale anche nel mondo contemporaneo, quindi avvicinare i giovani, avere le nuove tecnologie in tasca e dimostrare che noi siamo al passo coi tempi; questo ho cercato di fare in tre anni a Bruxelles. Seguo Tik Tok, Instagram e i nuovi media e soprattutto, mi interessa sapere cosa fa ‘vibrare’ il cervello e il cuore delle nuove generazioni, della cosiddetta generazione Z. In questi tre anni ho cercato di contemperare l'immagine dell'Italia sia come bomboniera di tesori sia in dinamismo che in crescita verso il futuro”.

Che ruolo ha la digitalizzazione in questo percorso?
“È assolutamente fondamentale. Più che digitalizzazione direi digitalizzazione più ‘videoludica’: non voglio utilizzare videogame o gamification, però il concetto è quello. Sto facendo un esperimento: sto creando un tour virtuale dell'Istituto italiano di cultura di Bruxelles, che è una costruzione molto bella del 1932. Ma non basta: ci sono degli indovinelli e dei quiz in modo che per passare alla stanza successiva o per saperne di più su una determinata opera o su un pezzo musicale, rispondono a tre domande molto semplici. Questo è un nuovo concetto molto radicato nell'animus della nuova generazione: noi siamo stati abituati a ‘soffrire’, mentre i ragazzi di oggi non vogliono e bisogna dare loro la possibilità di divertirsi”.

Come passaggio virtuale di consegne, essendo lei un decano, che consiglio darebbe ai suoi colleghi o ai giovani che si avvicinano a questa professione?
“Il consiglio è molto semplice, ed è un concetto vecchio come il mondo: bisogna avere entusiasmo. La parola entusiasmo vuol dire indiarsi, cioè assomigliare a qualcosa di spirituale e di altissimo. Questa non è una professione che può essere misurata in termini venali, in entusiasmo non si paga. O lo si ha o non lo si ha”. (Sab – 8 nov)

(© 9Colonne - citare la fonte)