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direttore Paolo Pagliaro

RAPPORTO MIGRANTES 2022: SONO 5,8 MILIONI GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Al 1° gennaio 2022 i cittadini italiani iscritti all'AIRE sono 5.806.068, mentre i residenti in Italia sono circa 58,9 milioni. A riportare questi dati è il Rapporto Italiani nel Mondo 2022 presentato l’8 novembre a Roma e redatto a cura della fondazione Migrantes con lo scopo di analizzare le caratteristiche dell'emigrazione italiana alla luce dei dati relativi al 2021. Nell'ultimo anno, l'Italia ha perso lo 0,5% di popolazione residente (-1,1% dal 2020), all'estero invece è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 2,7%, e del 5,8% dal 2020. In valore assoluto si tratta di quasi 154 mila nuove iscrizioni all'estero contro gli oltre 274 mila residenti "persi" in Italia. Il 48,2% degli oltre 5,8 milioni di cittadini italiani residenti all'estero è donna (2,8 milioni circa in valore assoluto). In generale, gli iscritti AIRE sono soprattutto, di celibi/nubili (57,9%) o coniugati/e (35,6%). I/le divorziati/e (2,7%) hanno superato i/le vedovi/e (2,2%). Da qualche anno si registrano anche le unioni civili (circa 3 mila).

NEL 2021 ESPATRIATI 83.781 ITALIANI, LA CIFRA PIÙ BASSA DAL 2014
Le nuove partenze per espatrio degli italiani verso l'estero, avvenute lungo il corso del 2021, sono state 83.781, la cifra più bassa rilevata dal 2014, quando erano più di 94 mila. In realtà, il trend di continua crescita si è fermato già lo scorso anno, quando comunque le partenze non sono scese al di sotto delle 109 mila unità. A riportare questi dati è il Rapporto Italiani nel Mondo 2022 della fondazione Migrantes, all'interno del quale vengono riportate le informazioni relative all'emigrazione italiana nell'ultimo anno, il quale specifica anche che, ad intaccare questa tendenza di partenze, è stata l'emergenza sanitaria e le conseguenze da questa derivate.

EFFETTO COVID SULLE PARTENZE PER L'ESTERO, NEL 2021 -23,5%
Quello che si pensava potesse accadere alla mobilità italiana durante il 2020 è avvenuto nel corso del 2021: la pandemia, cioè, ha impattato sul numero degli spostamenti dei nostri connazionali, riducendoli drasticamente e trasformando, ancora una volta, le loro caratteristiche. Si è trattato, quindi, di una frenata dolce, diventata però brusca nei dodici mesi successivi. Rispetto al 2021 risultano 25.747 iscrizioni in meno, una contrazione, in un anno, del -23,5% che diventa -36,0% dal 2020. Il decremento ha interessato, indistintamente, maschi (-23,0%) e femmine (-24,0%), rispettivamente, in valore assoluto, oltre 47 mila e quasi 38 mila. È quanto emerge dal Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes.

LA MOBILITÀ ITALIANA È CRESCIUTA DELL'87% IN 16 ANNI
Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è cresciuta dell'87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori. In generale la presenza italiana in questi anni è passata da 3,1 milioni a oltre 5,8 milioni. La mobilità per la sola motivazione dell'espatrio è invece cresciuta, nel periodo in esame, del 44,6%. È quanto emerge dal Rapporto Italiani nel Mondo 2022 della fondazione Migrantes, all'interno del quale vengono analizzate le principali tendenze riguardanti l'emigrazione italiana nell'ultimo anno.

GLI ITALIANI CHE PARTONO SCELGONO L'EUROPA, REGNO UNITO PRIMA META
Il 78,6% di chi ha lasciato l'Italia per espatrio nel corso del 2021 è andato in Europa, il 14,7% in America, nello specifico in America latina (61,4%), e il restante 6,7% si è diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania. È quanto emerge dalle pagine del Rapporto Italiani nel Mondo 2022 curato dalla fondazione Migrantes per restituire un'immagine dell'emigrazione italiana nel mondo nell'ultimo anno. Ai primi posti, come accade ormai da diversi anni, vi sono il Regno Unito (19.275), la Germania (11.765) e la Francia (9.447).

L'IDENTIKIT DI CHI PARTE: MASCHIO TRA I 18 E I 34 ANNI
Chi è partito per espatrio dall'Italia da gennaio a dicembre 2021 è prevalentemente maschio (il 54,7% del totale), giovane tra i 18 e i 34 anni (41,6%) o giovane adulto (23,9% tra i 35 e i 49 anni), celibe/nubile (66,8%). I minori scendono al 19,5%. I coniugati si attestano al 28,1%. A restituire questa fotografia dei nuovi emigranti è il Rapporto Italiani nel Mondo 2022, curato dalla fondazione Migrantes.

LOMBARDIA PRIMA REGIONE PER NUMERO DI PARTENZE, SEGUE VENETO
Il 53,7% (poco più di 45 mila persone) di chi ha lasciato l'Italia alla volta dell'estero per espatrio nel 2021 lo ha fatto partendo dal Settentrione d'Italia, il 46,4% (38.757), invece, dal Centro-Sud. A riportare questi dati è il Rapporto Italiani nel Mondo 2022 della Fondazione Migrantes, redatto sulla base dei dati relativi all'emigrazione italiana nel 2021. La Lombardia (incidenza del 19,0% sul totale) e il Veneto (11,7%) continuano ad essere, come da ormai diversi anni, le regioni da cui si parte di più. Seguono: la Sicilia (9,3%), l'Emilia-Romagna (8,3%) e la Campania (7,1%). Tuttavia, spiega il rapporto, dei quasi 16 mila lombardi, dei circa 10 mila veneti o dei 7 mila emiliano-romagnoli molti sono, in realtà, i protagonisti di un secondo percorso migratorio che li ha portati dapprima dal Sud al Nord del Paese e poi dal Settentrione all'oltreconfine.

LA MOBILITA' DEI NUOVI ITALIANI: IN 8 ANNI 107MILA ESPATRI
Negli anni tra il 2012 e il 2020, delle oltre un milione e 194 mila persone che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, sono quasi 107 mila coloro che hanno poi trasferito la residenza all'estero, si legge all'interno del Rapporto Italiani nel Mondo 2022 della fondazione Migrantes, avente lo scopo di analizzare l'emigrazione italiana alla luce dei dati dell'ultimo anno. Quasi 28 mila tra i nuovi cittadini italiani sono emigrati nel corso del 2020, e poco meno di 17 mila sono emigrati nel 2019. Sono invece oltre 13 mila i naturalizzati che hanno deciso di emigrare lo stesso anno in cui hanno acquisito la cittadinanza. "Il possesso iniziale di una cittadinanza diversa da quella italiana e la successiva naturalizzazione", spiega il rapporto, "dà l'indicazione di un più sostanziale contributo di 'nuovi italiani' all'aumento degli espatri. La mobilità dei 'nuovi' italiani - secondo gli autori del rapporto - inizia così ad assumere l'entità di un fenomeno che non si può più ignorare; pur essendo ancora di piccole dimensioni, è considerata una dinamica emergente nel panorama migratorio internazionale".

VOTO ESTERO, MIGRANTES: RIPORTARE ALLE URNE GLI EMIGRATI SFIDUCIATI
Per una parte importante di elettori italiani all'estero "il non votare è quasi esclusivamente riconducibile a modalità e tempistica della consegna del plico elettorale. Per una parte altrettanto importante di elettori, la decisione di non votare è il frutto di un gap linguistico prima ancora che politico. Sfiducia e opposizione al voto possono trovare nell'astensionismo una forma legittima di protesta. Ma a nostro avviso ciò che i dati sull'affluenza suggeriscono è che con il passar degli anni è venuta meno la spinta propulsiva che ha riformato il voto degli italiani all'estero, e la generazione che l'ha promossa". Nel Rapporto Italiani nel mondo 2022, la Fondazione Migrantes fa una riflessione sul voto degli italiani residenti all'estero, "una lunga conquista oggi caratterizzata da apatia, sfiducia e mancanza di conoscenza". "Una parte sempre maggiore di elettori, specialmente gli italo-discendenti e i neo-immigrati dall'Italia, non ha fatto parte di quella 'battaglia' per il voto all'estero capitanata da Mirko Tremaglia (ministro per gli Italiani nel mondo dal 2001 al 2006 e promotore della legge che porta il suo nome e che regola proprio il voto all'estero, ndr), e potrebbe sentirsi in qualche maniera slegata dal diritto-dovere di votare. Portare o riportare questi elettori alle urne - si legge nel Rapporto - è senz'altro una delle sfide più urgenti per contrastare l'astensionismo crescente".

UN FOCUS SUI COMITES, IL DIGITALE PER SPINGERE LA PARTECIPAZIONE
Una delle principali difficoltà che si ritrovano ad affrontare i Comites riguarda la comunicazione. All'interno dello speciale "La rappresentanza e i Comitati degli Italiani all'Estero", contenuto nel Rapporto Italiani nel Mondo 2022 della fondazione Migrantes si legge come "la carente comunicazione impedisce a molti italiani residenti di venire a conoscenza dell'esistenza stessa dei Comites e delle loro funzioni e attività". Su questo, spiega lo speciale, redatto tenendo conto della situazione in 17 paesi del mondo popolati da comunità italiane piuttosto ampie, "molto è stato fatto durante il recente rinnovo di fine 2021, grazie alla digitalizzazione più a portata di mano: campagne elettorali attraverso i social media, gruppi Facebook, WhatsApp, Twitter rendono più ampie e direttamente coinvolte platee numericamente sempre più consistenti superando i problemi dovuti alle distanze che in alcuni territori sono invalidanti (come Brasile, all'Argentina, all'Australia), alle prassi di lavoro e di vita e alle conseguenze dovute alla pandemia".

EMIGRAZIONE, MATTARELLA: RIFLETTERE SULLE CAUSE DEL FENOMENO
"Rivolgo un cordiale saluto agli organizzatori e ai partecipanti alla presentazione del 'Rapporto Italiani nel mondo'. Il Rapporto fornisce anche quest'anno una fotografia di grande interesse dei flussi migratori che interessano i nostri connazionali". Si apre così un messaggio inviato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego. "Nonostante il periodo della pandemia la tendenza a lasciare il nostro Paese è cresciuta negli ultimi anni - prosegue il capo dello Stato -. A partire sono principalmente i giovani - e tra essi giovani con alto livello di formazione - per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione. Partono anche pensionati e intere famiglie. Il fenomeno di questa nuova fase dell'emigrazione italiana non può essere compreso interamente all'interno della dinamica virtuosa dei processi di interconnessione mondiale, che richiedono una sempre maggiore circolazione di persone, idee e competenze. Anzitutto perché il saldo tra chi entra e chi esce rimane negativo, con conseguenze evidenti sul calo demografico e con ricadute sulla nostra vita sociale. Ma anche perché in molti casi chi lascia il nostro Paese lo fa per necessità e non per libera scelta, non trovando in Italia una occupazione adeguata al proprio percorso di formazione e di studio. Il nostro Paese, che ha una lunga storia di emigrazione, deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e le varie politiche adottate a livello europeo rappresentano un punto di riferimento per provvedere a disegnare e programmare un futuro diverso, che risponda alle esigenze dei giovani e ne valorizzi capacità e competenze corrispondendo alle loro attese. L'Italia è un Paese accogliente che deve coltivare le ragioni e le modalità delle sue tradizioni. Tutelando e promuovendo gli italiani fuori dai confini nazionali e sostenendo quelli che desiderano tornare nel nostro Paese, per contribuire alla sua crescita recando la propria esperienza, e le proprie capacità".

LICATA (MIGRANTES): IL COVID FRENA LA MOBILITÀ MA I GIOVANI PARTONO
"L'Italia è strutturalmente caratterizzata dalla mobilità, in partenza e in arrivo". Lo ha detto Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel mondo, durante la presentazione a Roma della XVII edizione curata dalla Fondazione Migrantes. Snocciolando i numeri del Rapporto, Licata spiega che i dati "ci hanno stupito: ci aspettavamo che l'impatto della pandemia ci fosse nel 2020, e invece nel 2021 c'è stata l'onda lunga dell'epidemia". Il numero delle partenze "è stato caratterizzato da un decurtamento di oltre il 23%", prosegue Licata sottolineando che "sono partiti meno italiani, meno anziani e meno famiglie, ma tra chi è partito ci sono soprattutto giovani tra i 18 e 34 anni". La comunità italiana all'estero "non è uniforme ma è fatta di uomini e donne che possono e devono essere responsabili della costruzione di un futuro che li rappresenti. L'Italia può e deve riconoscere questa parte d'Italia che si trova fuori i confini nazionali come parte integrante - sottolinea Licata - e deve decidere da che parte stare rispetto a questa parte d'Italia che sempre più mette radici fuori i confini nazionali".

SAVINO (CEI): MOBILITÀ ITALIANA MALATA, CREARE LAVORO PER I GIOVANI
"Come dice Papa Francesco, I giovani non sono il futuro, i giovani sono il presente, l'adesso. Solo che i giovani stanno andando via dall'Italia e dal sud, per poi non tornare più. Dobbiamo chiedere perdono ai giovani, e dobbiamo creare delle condizioni di lavoro adeguate per farli restare". A dirlo è Francesco Savino, vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, nel corso della presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2022 della fondazione Migrantes a Roma. Secondo Savino "stiamo assistendo ad una mobilità malata e unidirezionale: si parte senza volerlo e non si torna più". "Se chiediamo tolleranza e accoglienza per tutti gli italiani nel mondo, dobbiamo usare lo stesso vocabolario nei confronti di altri fratelli che vengono dall'Africa. Mi preoccupa infatti sentir parlare di accoglienza selettiva, così come sono preoccupato quando sento dire che questi migranti sono carichi residuali. A mio avviso sull'accoglienza si gioca la democrazia matura a livello europeo", ha concluso Savino.

VIGNALI (MAECI): AGGIORNARE LE MODALITÀ DEL VOTO ESTERO
"C'è un aumento costante del corpo elettorale all'estero, ma le procedure del voto restano quelle dell'originale legge Tremaglia. È una legge che ovviamente va tutelata, ma bisogna tenere conto anche dei cambiamenti". Lo ha dichiarato Luigi Maria Vignali, direttore Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie della Farnesina, nel corso della presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2022 della fondazione Migrantes a Roma. Il direttore individua due aree in cui muoversi: "una prima via è quella di mettere al sicuro il voto all'estero, però con finanziamenti e strumentazioni adeguate. Abbiamo bisogno di fondi perché il voto sicuro costa". Un secondo spunto deriva proprio dallo speciale sulla rappresentanza del Rapporto Italiani nel mondo e riguarda "la multimedialità del voto: si potrebbe lasciare all'elettore la possibilità di scegliere la modalità di voto". "Uno strumento molto importante per la rappresentanza italiana all'estero è il CGIE, il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero. Purtroppo, all'interno del Consiglio non tutte le aree geografiche sono rappresentate: abbiamo sempre più italiani in Asia e in Africa, e lì non ci sono consiglieri del CGIE. Questo è un punto che andrebbe tenuto in considerazione per una eventuale riforma", ha detto Vignali, soffermandosi anche sul rinnovo dei Comites: “Hanno votato in pochi, ma questo non vuol dire che i comitati non rappresentino bene l'emigrazione italiana. Sono rappresentati i giovani, la vecchia emigrazione e anche gli oriundi, cioè i discendenti italiani che non hanno la cittadinanza". Vignali ha sottolineato come "il ministero degli Esteri sostiene i Comites affinché mettano in campo iniziative per gli italiani, raccontando per esempio la storia dell'emigrazione attraverso modalità innovative o aiutando i nuovi arrivati. Questo aspetto qualitativo va incentivato".

TURISMO DELLE RADICI, VIGNALI (MAECI): COMITES PROTAGONISTI
"I Comites saranno i protagonisti di un grande progetto, quello del Turismo delle Radici. Si tratta di un turismo sostenibile, diffuso nel territorio, che punta a far scoprire la cultura e l'enogastronomia dei territori". A dirlo è Luigi Maria Vignali, direttore Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie della Farnesina nel corso della presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2022 della fondazione Migrantes a Roma. Vignali spiega come "stiamo lavorando, partendo proprio dal PNRR: nel 2023 arriveranno le prime iniziative in Italia e nel mondo, mentre il 2024 sarà l'anno del Turismo delle Radici".

VIDEO / LICATA (MIGRANTES): IL 42% DEGLI ESPATRI RIGUARDA I GIOVANI
"Quello che ci aspettavamo lo scorso anno, ovvero l'impatto della pandemia sulla mobilità italiana, lo abbiamo ritrovato adesso. Il Rapporto Italiani nel mondo registra, da gennaio a dicembre del 2021, un decremento del 23,5% delle partenze". Lo ha detto Delfina Licata, curatrice del Rapporto, intervistata da 9colonne in occasione della presentazione a Roma della XVII edizione dello stesso, curata dalla Fondazione Migrantes. Licata sottolinea come il numero di partenze "sia quasi 84 mila" e che, per ritrovare un altro anno con partenze al di sotto delle 100 mila unità, "bisogna tornare indietro al 2014, quando erano 94 mila". Questo decremento "segna comunque una maggiore partecipazione e un maggiore protagonismo dei giovani tra i 18 e 34 anni, che rappresentano il 42% delle partenze". Si registra invece "un arresto delle partenze degli anziani e di minori e, di conseguenza, anche delle famiglie". La nuova mobilità è quindi caratterizzata sempre di più da coloro che si trovano "nel periodo anagrafico più vivace e creativo" e che "lasciano l'Italia dopo essercisi formati e vanno a mettere a frutto in altri paesi le loro conoscenze". "Nonostante le 186 destinazioni scelte, il 78% dei migranti è rimasto in Europa", una "strategia di contenimento dei rischi, quella di restare vicini", spiega la curatrice, "già vista lo scorso anno". "Da un lato c'è questo protagonismo giovanile - aggiunge Licata - dall'altro vi è invece l'arresto degli anziani e dei minori, che sono state le due classi anagrafiche maggiormente colpite, in negativo, dalla pandemia". Si tratta di un profilo che "ha registrato un decremento soltanto nei dati ufficiali": "l'iscrizione all'anagrafe degli italiani residenti all'estero - spiega ancora la curatrice del Rapporto - è obbligatoria, ma porta purtroppo alla perdita del legame con il sistema sanitario italiano. Può darsi che molti, in un momento di fragilità dalla propria vita, dovuto anche dall'emergenza sanitaria, che li ha obbligati a lasciare i confini nazionali, hanno sentito la necessità di non iscriversi e di non ottemperare all'obbligo di legge". "L'onda lunga della pandemia, associata alla paura di perdere questo diritto, può aver portato a un decremento soltanto ufficiale dei dati" conclude Licata, evidenziando come "nella concretezza ci troviamo sempre davanti a numeri molto importanti e questo sicuramente lo terremo, come redazione del rapporto italiani nel mondo, ben al centro delle nostre ricerche". Ricerche che "non si concludono con la realizzazione e la pubblicazione del volume ma continuano costantemente durante l'anno".
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VIDEO / PORTA (PD): RIFORMARE IL VOTO ESTERO, AL LAVORO IN PARLAMENTO
"Anche quest'anno il Rapporto Italiani nel mondo ci fa riflettere non solo sulle dimensioni e sulla ricchezza delle nostre collettività all'estero ma sull'importanza della riflessione su mobilità ed emigrazione". Così a 9colonne Fabio Porta, deputato del Pd eletto all'estero, a margine della presentazione del Rapporto Italiani nel mondo, della Fondazione Migrantes. Porta ricorda che il Rapporto quest'anno ha un focus sulla rappresentanza: su questo "abbiamo tanto da lavorare in Parlamento. Il taglio dei parlamentari all'estero - sottolinea Porta - ci obbliga a intervenire urgentemente sulla riforma del voto estero perché gli episodi di brogli hanno contribuito ad allontanare i connazionali dal voto e dalla rappresentanza: questa è una delle prime priorità".
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VIDEO / DI SANZO (PD): RAFFORZARE LA RAPPRESENTANZA CON LE RIFORME
Il Rapporto Italiani nel mondo è "una guida per le nostre comunità e per noi eletti all'estero. Dai dati capiamo come stanno cambiando gli enti di rappresentanza: la sfida è quella di farli diventare a portata delle nuove generazioni". Così a 9colonne Christian Di Sanzo, deputato del Pd eletto all'estero, a margine della presentazione del Rapporto Italiani nel mondo, della Fondazione Migrantes. "I Comites possono diventare il fulcro delle nostre comunità e questo è già accaduto con le ultime elezioni", riflette Di Sanzo sottolineando l'importanza di "una serie di riforme, a partire dal meccanismo di voto all'estero che va messo in sicurezza". "Stiamo cercando di trovare una collaborazione bipartisan partendo dalla sicurezza del voto estero e da come riformare gli enti di rappresentanza: queste sono le prime sfide".
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VIDEO / MASINI: AL MEI DI GENOVA LE RADICI DEL NOSTRO PAESE
"Il Museo nazionale dell'emigrazione nasce a Genova ed è di fatto la più grande operazione di memoria collettiva e popolare di questo Paese: raccoglie le storie di donne e uomini che nel passato, ma anche oggi, vanno all'estero per svariati motivi". Così a 9colonne Paolo Masini, presidente del Comitato di indirizzo del Museo dell'emigrazione italiana di Genova, a margine della presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2022 della fondazione Migrantes. "Conoscere le nostre radici è un elemento importante per capire il fenomeno dell'emigrazione - sottolinea Masini -. Abbiamo 200 storie di donne e uomini, con settori dedicati, abbiamo inaugurato da poco quello dello sport, ci sarà poi quello dedicato ai missionari, alla musica. Invito tutti a visitare il museo: è lì che si trovano le radici del nostro paese".
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LA MARCA (PD): DARE RISPOSTE SIGNIFICATIVE AGLI ITALIANI ALL’ESTERO
“La comunità degli italiani all’estero cresce soprattutto tra i giovani, raggiungendo il 9,8% dei cittadini italiani, più di 5 milioni e 800 mila secondo i registri AIRE. A questi cittadini, in qualche modo distanti ma vicini, dobbiamo dare risposte significative a problemi, sfide e opportunità che possono incontrare nella loro quotidianità”, è quanto dichiarato dalla Senatrice Francesca La Marca, eletta nella ripartizione America Settentrionale e Centrale, a margine della presentazione del XVII Rapporto Italiani nel Mondo 2022 realizzato dalla Fondazione Migrantes. “Sono particolarmente contenta - sottolinea La Marca - che il XVII Rapporto degli Italiani all’Estero indaghi in particolare il tema della rappresentanza e dei Comitati degli Italiani all’Estero (Comites). Il tema della partecipazione dei nostri cittadini nel mondo è di importanza cruciale. Dobbiamo lavorare affinché in primis il voto degli italiani residenti all’estero, che è stata una grande e fondamentale conquista, smetta di caratterizzarsi per ‘apatia, sfiducia e mancanza di conoscenza’ così come definito nel Rapporto. Noi parlamentari eletti in circoscrizioni elettorali estere abbiamo un ruolo determinante”. “Gli italiani che emigrano - prosegue La Marca - sono sempre più giovani e qualificati. Le motivazioni di lavoro o studio che li animano sono comprensibili. A noi tocca lavorare - conclude La Marca - affinché durante la loro permanenza all’estero essi possano mantenere un costante e solido rapporto con il proprio paese, anche e soprattutto attraverso la partecipazione politica e sociale, con l’obiettivo ultimo, che mai va perso di vista, che queste giovani donne e uomini un giorno possano fare rientro nel nostro amato paese”.

SCAGLIONE: IN 698 HANNO LASCIATO LA BASILICATA
“Sono 698 (301 donne e 397 uomini) le persone che ufficialmente, in un anno alla data del 1° gennaio 2022, hanno lasciato la Basilicata per trasferirsi all’estero iscrivendosi all’Aire a fronte di una riduzione netta di 7580 lucani nell’arco di un anno, tra saldo negativo e trasferimenti in Italia. L’incidenza sul fenomeno migratorio in generale è pari all’0,8% del totale degli espatriati che nel complesso portano i lucani ufficialmente residenti all’estero a quota 139.792”. Così il presidente del Centro Studi Internazionali Lucani nel Mondo, Luigi Scaglione, commentando i dati del Rapporto Italiani nel mondo. “Lo avevamo detto tre anni fa e poi due anni fa e poi durante la pandemia – rileva Scaglione - e qualcuno, anche a livello istituzionale, ci aveva sorriso sopra (per loro parlano i verbali ufficiali) lo abbiamo ripetuto pochi mesi fa, lo diciamo ora: senza una politica seria di incentivazione e conoscenza del fenomeno del turismo di ritorno anche i fondi di rigenerazione dei borghi rischiano di essere pane per pochi eletti senza risultati e i lucani continueranno inesorabilmente a sparire e partire. Bisogna incentivare i flussi attraverso il nostro sistema delle associazioni, delle federazioni e degli Sportelli lucani, altrimenti finanziare le agenzie turistiche produce effetti marginali e senza prospettive. Altre regioni stanno lavorando alla grande e sono avanti da tempo su promozione e sviluppo del turismo delle radici per il quale il livello istituzionale è sordo ai richiami ed incapace di organizzare la rete. E soprattutto incentivare forme di residenzialità defiscalizzata per avere nuovi cittadini attraverso i flussi che si ipotizza di movimentare. Altrimenti si distribuiscono risorse a pioggia alle agenzie di viaggi e basta. Tutto e niente”.

(© 9Colonne - citare la fonte)