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SUD IN CRISI, BIANCHI AL PAESE: ‘’NON TI DISUNIRE’’

SUD IN CRISI, BIANCHI AL PAESE: ‘’NON TI DISUNIRE’’

“Non ti disunire”: si conclude a sorpresa con il celebre appello dell’ultimo film di Paolo Sorrentino, “È stata la mano di Dio”, la relazione con cui il direttore generale dello Svimez Luca Bianchi ha illustrato alla Camera il rapporto 2022 sull’economia e la società del Mezzogiorno. Nel 2023 il Pil meridionale si contrarrebbe fino a -0,4%, mentre quello del Centro-Nord, pur rimanendo positivo a +0,8%, segnerebbe un forte rallentamento rispetto al 2022 e il dato medio italiano dovrebbe attestarsi invece intorno al +0,5%: insomma, gli effetti territorialmente asimmetrici dello shock energetico intervenuto in corso d’anno, penalizzando soprattutto le famiglie e le imprese meridionali, dovrebbero riaprire la forbice di crescita del Pil tra Nord e Sud. Questi i principali numeri del report, giunto alla sua 49esima edizione, numeri che giustificano l’auspicio che il Paese “non si disunisca”. Una situazione rispetto a cui, avvisa Bianchi, il Pnrr rappresenta “l’ultimo treno”. “Il picco dell’inflazione nel 2022 interessa in maniera più marcata il Mezzogiorno – sottolinea il direttore generale dello Svimez - Anche il rientro dal picco del 2022 dovrebbe essere più lento nel Mezzogiorno. Questa dinamica determina impatti più pronunciati sui consumi delle famiglie e potenziali rischi operativi più concreti per le imprese del Mezzogiorno”. Secondo lo Svimez sarebbero 764.591 gli individui in più a rischio povertà assoluta per via dello schock energetico, di cui circa mezzo milione di poveri al Sud. Nella sua relazione Bianchi affronta anche il tema del reddito di cittadinanza, su cui il governo è intervenuto di recente: “Senza questi interventi le famiglie povere sarebbero state quasi 2,5 milioni, quasi 450 mila in più rispetto al valore registrato nel 2020 (poco più di 2 milioni), cui corrispondono oltre un milione di persone in meno in condizione di povertà assoluta, di cui due terzi circa nel Sud”. Al contempo, però, si conferma la “scarsa capacità” dello strumento “nel favorire il reinserimento nel mercato del lavoro, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno”. Ma il lavoro, aggiunge, non protegge dal rischio povertà per via della questione salariale: “La famiglie con un occupato in povertà in Italia sono 877 mila di cui circa 280 mila nel Sud. Nel caso degli operai la quota di famiglie in povertà sale al 13,6% al Sud (era il 12,7 nel 2020) e al 13,8% nel Nord”. Secondo lo Svimez non bisogna rassegnarsi al processo di deindustrializzazione e di specializzazione nei servizi a basso valore aggiunto, perché “non c’è sviluppo e buona occupazione senza industria e servizi avanzati”. Il “Pnrr delle imprese” è lontano dalla quota del 40% al Sud, denuncia inoltre Bianchi, evidenziando come nell’ambito del ministero delle imprese e del Made in Italy la quota Sud sia 24,5%, mentre in quello del ministero del Turismo al 28,6%. “Il nervo scoperto del Pnrr è l’assenza di un chiaro disegno di politica industriale” denuncia il direttore generale dello Svimez, che invita a contrastare l’esodo dal sud dei giovani: “Negli ultimi vent’anni circa 1,2 milioni di giovani ha lasciato il Mezzogiorno: 1 su 4 è laureato. Nel solo 2020 67mila giovani sono andati via e la quota di laureati è salita al 40%. Nel periodo 2002-2020, la perdita netta di giovani è stata di 770mila unità, quella di laureati di circa 250 mila unità.  Per il solo 2020, il saldo netto complessivo è di circa 45 mila ragazzi. Di cui 20mila laureati”.

MUSUMECI. “Il Mezzogiorno cresce con l’export, siamo convinti che un’agricoltura di qualità e un turismo meglio organizzato possano dare una spallata in positivo al Pil delle 8 regioni meridionali, se cresce il Mezzogiorno cresce anche il Nord e il Sistema Italia” sottolinea a margine della presentazione del rapporto il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci. Che poi si esprime così in merito al Ponte sullo Stretto: “C’è tutta la volontà da parte del governo di mettere su un’opera che non è un capriccio da cartolina: il collegamento stabile tra le due sponde serve a dare una visione futura al Mezzogiorno, che cresce in un Mediterraneo che cambia. Il nostro mare non è più un mare di frontiera ma di cerniera, ed è assurdo non cogliere le straordinarie opportunità che arrivano dal Canale di Suez”.

 

FITTO. Raffaele Fitto, ministro con le deleghe agli Affari europei, al Sud, alle politiche di coesione e al Pnrr, ha invece sottolineato sul tema dell’autonomia differenziata: “Si tratta di una bozza non ancora approvata e quindi non rappresenta un rischio: i rischi sono invece quelli legati alla situazione attuale, nel senso noi abbiamo già un’Italia a due velocità, come dice chiaramente il rapporto. Per la riforma - assicura - noi ci muoveremo nell’ambito della Costituzione, soprattutto rispetto all’articolo 119 della Costituzione, in cui si parla in modo molto chiaro di riequilibrio territoriale, compensazione e coesione”. A rappresentare l’Anci è invece intervenuta il sindaco di Andria, Giovanna Bruno: “Invito il governo ad ascoltare i sindaci, che sono a contatto con il territorio. Noi rappresentiamo un Sud che non si piange addosso, che non vuole dare illusioni ma speranze”. (PO / Roc – 28 nov)  

 

 

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