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Un'indagine per capire la crisi dell'italiano nel mondo

Un'indagine per capire la crisi dell'italiano nel mondo

Presso l'Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires è stata presentata ieri l'indagine “Le rose che non colsi. Italiano 2020”, intorno alla diffusione della lingua italiana nel mondo e alle strategie per il suo apprendimento. Presenti alla giornata di riflessioni gli autori della ricerca, i professori Massimo Vedovelli e Monica Barni dell'Università per Stranieri di Siena. “L’indagine nasce su stimolo di Tullio De Mauro, il grande linguista, filosofo, intellettuale italiano, che alla fine del 2016 raccolse una proposta dell’Istituto di Studi Politici San Pio V di Roma: rifare una grande indagine sull’italiano nel mondo, che riprendesse i presupposti della precedente, sempre guidata da De Mauro, Italiano2000”, ci spiega il professor Vedovelli. L'indagine si è sviluppata attraverso la realizzazione di interviste a più di 150 operatori e specialisti nell'insegnamento dell'italiano nel mondo. “Insegnanti, innanzitutto; ma anche imprenditori, funzionari, intellettuali, insomma tutte le figure che direttamente o indirettamente sono coinvolte nel processo”, chiarisce Vedovelli. Quali risultati hanno riscontrato i ricercatori? “L’italiano ancora non riesce a uscire dalla crisi che negli anni 2008-9 ha colpito il mercato globale delle lingue: la crisi finanziaria ridusse le risorse a disposizione delle persone per i consumi formativi e culturali, cosicché le poche risorse disponibili furono concentrate sulle lingue che apparivano dotate di alta spendibilità soprattutto nel mercato del lavoro, innanzitutto l’inglese. L’italiano perse posizioni, vide chiudere corsi e diminuire la sua richiesta. Ora il mercato globale delle lingue ha ripreso dinamicità, ma l’italiano è ancora in sofferenza. Sono troppo poche le risorse che si investono nella sua diffusione, e questo limite condiziona fortemente l’entusiasmo, la preparazione professionale, l’impegno di quanto operano nell’insegnamento”.
Un panorama che si ripete in tutte le zone del mondo censite. In occasione della presentazione dell'indagine in Argentina, abbiamo chiesto a Vedovelli qual è la situazione dell'apprendimento dell'Italiano in America Latina: “In America Latina e in Argentina la situazione non è diversa. L’italiano vede crescere i suoi corsi e studenti solo in Africa (ma i numeri sono limitatissimi) e in Estremo Oriente (Giappone, Cina, Corea del Sud, Vietnam). Nel resto del mondo la crisi morde ancora. Nonostante i numeri in diminuzione, mancano docenti; le nuove tecnologie verso le quali sono orientati soprattutto i giovani stentano a diffondersi; soprattutto, però, manca la capacità, la forza e la volontà di ‘fare sistema’, di coordinarsi fra le varie istituzioni e agenzie formative e culturali per superare la crisi”. I risultati della ricerca presentano una serie di considerazioni intorno all'attualità della diffusione dell'italiano nel mondo. A partire dal considerarlo uno spazio linguistico complesso, che include anche diverse varietà della lingua legata ai dialetti e idiomi di origine degli emigrati, e che oggi si sviluppa su dimensioni variegate: legato alla distribuzione globale del Made in Italy e delle identità ibride delle collettività migranti. I ricercatori hanno scelto come titolo del loro lavoro un verso del poeta torinese Guido Gozzano, Le rose che non colsi, spesso interpretato in termini polemici visti i risultati presentati. “Lo abbiamo scelto non per polemica, ma per sottolineare la ricchezza del patrimonio di valori culturali, di senso che la nostra lingua porta con sé e può offrire agli altri”, tiene a chiarire Vedovelli. “Nel mondo globale ‘di plastica’ la lingua-cultura italiana offre agli stranieri un mondo di valori: un modo di vivere insieme, il rapporto con la natura, i valori della bellezza, del gusto e del buon gusto. Non è poco: per questo è necessario insistere affinché questo nostro patrimonio possa essere condiviso. Questo è il destino della nostra lingua: dare agli altri valori di senso. E ancora, può anche essere utile per lavorare con il nostro sistema imprenditoriale diffuso nel mondo: studiare l’italiano per conquistare valori di senso, studiare l’italiano per lavorarci”.(fel - 2 dic)

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