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DE RAHO: COSI’ I MAFIOSI
NON SI PENTIRANNO PIU’

Repubblica intervista Federico Cafiero De Raho, l'ex procuratore nazionale antimafia oggi deputato del M55, nonché vice presidente della commissione Giustizia il quale riserva parole di fuoco contro il decreto Rave, soprattutto nel capitolo sulle nuove regole per l'ergastolo ostativo. “Questa legge – afferma De Raho - è un mezzo per far accedere i mafiosi ai benefici più di quanto non possano farlo i collaboratori di giustizia. Quindi il mafioso, che sa che può accedere comunque ai benefici, non collaborerà più”. Un regalo a Cosa nostra e soci? “Certo, perché l'immediata conseguenza è che non ci saranno più collaborazioni. Purtroppo già ora il sistema non regge, per i collaboratori non c'è un euro, e non s'investe sul sistema di protezione. Tutti i detenuti sono consapevoli che diventare collaboratore determina grandissime difficoltà, tant'è che molti di loro, se potessero farlo, tornerebbero indietro. Le modifiche chieste al Senato da M5S non miravano a bloccare il decreto, ma a integrarlo”. Cos'avete chiesto? “Il ragionamento è semplice. Se il mafioso rende dichiarazioni sappiamo che si è tirato fuori dal suo ambiente. La legge sui collaboratori chiedeva ‘il ravvedimento accertato’, e non la ‘revisione critica’, com'è scritto invece nel decreto”. (28 DIC - deg)

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