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Luigi Turinese, il suo “Passaggi” e il live del 21 gennaio a Roma

Luigi Turinese, il suo “Passaggi” e il live del 21 gennaio a Roma

Luigi Turinese è un uomo dalle mille sorprese: medico, psicologo analista, scrittore ma anche un bravo cantautore. Il 21 gennaio presenterà al Teatro Garbatella, in Piazza Giovanni da Triora 15, il suo secondo lavoro discografico intitolato “Passaggi. Il Volo di Mangialardi”.

L’album è composto da 12 canzoni intrise di metafore evocative e visionarie che ben esprimono gli stati d’animo che viviamo quotidianamente: paure, ansie, angosce, ma anche leggerezza e felicità. Come è nato l’album Passaggi”?

Dopo la pubblicazione di “Ballate di un’altra estate” (2016), che raccoglieva canzoni scritte in gioventù, dando loro una visibilità pubblica, è come se avessi ritrovato un filo perduto. Ho ripreso a scrivere, da principio senza avere un’idea della direzione di questa nuova vena creativa. A un certo punto mi sono reso conto che c’era una trama nascosta, un ordine invisibile che teneva insieme i brani. Lei sa che sono anche psicoanalista, dunque so bene che una dimensione inconscia dirige le nostre azioni ben oltre le pretese della coscienza.  

Chi è il ragazzo raffigurato in copertina che si lancia nel vuoto?

Non si lancia nel vuoto, vola… non dimentichiamo che sottotitolo dell’album è “Il volo di Mangialardi”! Mi piace molto quella fotografia, perché rappresenta in forma estetica il fuoco vitale che spinge il protagonista a staccarsi da terra per librarsi nell’aria – lo scatto fissa questa emozionante sospensione –, assaporando fiducioso l’approdo nell’acqua del lago sottostante. A ben vedere, sono presenti i quattro elementi (fuoco, terra, aria, acqua), protagonisti peraltro di un pezzo che non esito a definire mistico, ovvero “L’Universo e l’io”.  

Come descriverebbe il genere e le sonorità di questo lavoro?

Sono canzoni d’autore, perché scritte non su commissione ma su ispirazione. Possiamo tenerci sulle generali e dire che il disco ha sonorità sono pop-rock. Tuttavia ogni brano ha sfumature timbriche peculiari, grazie ai brillanti arrangiamenti di Simone Turinese. Ad esempio, mostrando di aver compreso profondamente lo spirito del brano, Simone impreziosisce “L’Universo e l’io” con suoni di violoncello e di sitar; mentre ne “La notte in cui morì mio padre” la ritmica sottolinea efficacemente la tragicità del testo.  

Dove e come è stato registrato?

Come il precedente album, è stato registrato a Tenerife con musicisti locali, sotto la direzione artistica di Simone Turinese, che suona la chitarra elettrica, la chitarra synth. e l’organo Hammond. La registrazione ha preso molto tempo, anche perché non vivo lì. Il fatto di andarci un paio di volte l’anno mi ha tuttavia consentito di ricantare alcune parti vocali che alla prima registrazione non mi convincevano.

Quali sono i dischi che ha amato di più?

Ce ne sono molti. In ordine sparso: “Yessongs” degli Yes, “Blonde on blonde” di Dylan, “Hosianna mantra” dei Popol Vuh, “Made in Japan” dei Deep Purple, diversi dischi di Frank Zappa; per non parlare di J. S. Bach, in particolare la “Passione secondo Matteo”: tutta la musica di Bach avvicina a Dio. Tra gli italiani “Ho visto anche degli zingari felici” di Claudio Lolli, un cantautore che a mio avviso non ha avuto l’attenzione che meritava. Poi tutto Guccini, tutto De Gregori e alcune perle di Mimmo Locasciulli: tre miei modelli dichiarati.

ll dialogo, la capacità di ascolto, l’integrazione, in generale l’aspirazione alla libertà sembrano essere alla base di un modo di intendere la vita, che si manifesta in musica. Ritiene che la musica possa essere un veicolo efficace per l’espressione di questi valori?

L’arte in genere ci avvicina alla bellezza. La musica, tra le arti, è quella che è maggiormente in grado di trasportarci in una dimensione spirituale. La canzone d’autore implica anche la presenza di una cifra poetica.

Un disco può rappresentare una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per lei cosa rappresenta?

Tutte e tre le cose che ha menzionato. Quando si arriva si riparte sempre, come insegna Odisseo.

Con chi le piacerebbe collaborare in futuro?

In generale con i cantautori italiani indipendenti, tra i quali ci sono artisti trascurati dai mezzi di comunicazione di massa ma che sanno come si scrive una canzone. Un nome tra tutti: Luigi Mariano.

Che concerto sarà quello del 21 gennaio al Teatro Garbatella?

Sarà una festa: eseguiremo interamente “Passaggi” nell’ordine in cui nel disco si trovano i brani. Nella seconda parte, con numerosi ospiti, ripercorrerò i momenti più significativi dell’album precedente, “Ballate di un’altra estate”.

Chi sono i musicisti che saliranno con lei sul palco del Teatro Garbatella il 21 gennaio?

Nella seconda parte, come ho detto, chiederò ad alcuni musicisti che hanno suonato con me in questi anni di salire sul palco per accompagnarmi nella rivisitazione di “Ballate di un’altra estate”. I nomi non li faccio, sarà una sorpresa… Nel presentare “Passaggi” avrò al mio fianco Simone Turinese (che è anche arrangiatore e produttore dell’album) alla chitarra elettrica e alla chitarra synth., Adriano Piccioni alla chitarra elettrica e acustica, Fabrizio Sellan alle tastiere, Francesco Cognetti al basso, Piero Tozzi alla batteria e Ines Melpa ai cori.

Un suo sogno nel cassetto…

Visto che sognare non costa nulla, se Francesco De Gregori mi chiamasse ad aprire un suo concerto non direi di no…

 

(© 9Colonne - citare la fonte)