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direttore Paolo Pagliaro

''Grano nero
di Paolo Migliacci

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

''Grano nero <br> di Paolo Migliacci

 "GRANO NERO", IL ROMANZO DI PAOLA MIGLIACCI

 

L’autrice romana Paola Migliacci ha esordito sul panorama editoriale con “Grano Nero” pubblicato con Another Coffee Stories, un doloroso e intrigante romanzo che amalgama sapientemente la storia con la s minuscola a quella con la S maiuscola proiettando il lettore nella provincia trevigiana agli inizi del secolo scorso in un clima di miseria, ignoranza, arretratezza e superstizione.  

A soli dieci anni, Alice, una bambina perfettamente sana, viene abbandonata dalla madre nel manicomio Sant'Artemio di Treviso. Katrin, una psichiatra piena di ferma disciplina e dalla bellezza algida, desidera diventare madre. Quando le viene confermato che è sterile e per questo viene lasciata dal marito - un fanatico gerarca fascista - scende a patti con la stessa follia dei pazienti elaborando un piano diabolico pur di non perdere il suo uomo e la sua posizione. All'arrivo del nuovo direttore, Ottavio Mastrelli, Alice avrà modo di provare a liberarsi dalla reclusione forzata che rischia di condurla realmente alla follia. La follia, tuttavia, non è solo all'interno del manicomio: fuori imperversa la guerra e Treviso viene bombardata. Alice, come molti uomini e molte donne che hanno vissuto la stessa devastante esperienza, non subisce passivamente la Storia, ma combatte per non abbandonarsi al desiderio di vendetta dimostrando che è possibile per ognuno di noi mantenere incolume la propria umanità, anche quando tutti intorno l'hanno inesorabilmente perduta.  

“Scrivendo Grano Nero – ha dichiarato l’autrice - sono partita da un interrogativo: ‘Chi di noi non si è sentito reduce della mancanza di qualcuno?’. Nel mio romanzo ogni personaggio femminile ha un sogno e lotta per realizzarlo, attraverso le logiche del potere e del controllo. Sono queste le forze che muovono la storia, in quanto il potere genera le manovre e le tattiche, volontarie o involontarie, che le protagoniste mettono in atto per ottenere un controllo sulla propria vita e su quella degli altri. Solo Alice, la protagonista, oppone il suo diniego silenzioso a queste dinamiche: è l’unico personaggio nella storia a credere che non ci sia alcun bisogno di avere ‘potere su’. Ma esiste l’umanità in un contesto manicomiale? Cosa rimane di una persona quando viene spogliata del suo quotidiano, e poi di ogni aspetto della sua personalità? Mi interessava ambientare la narrazione proprio in un momento storico in cui la politica si appropriava del quotidiano dei cittadini, pervadendolo in mille modi, e li spogliava della loro unicità per conformarli il più possibile alle esigenze della dittatura fascista. Volevo esplorare il mondo narrativo di un’istituzione totale durante il governo di un regime totalitario”. “Definirei Grano Nero un libro d’etica della complessità, poiché le donne, al centro di quest’opera, mostrano un ampio vissuto fatto di lotte e sogni, in cui impossibile è non identificarsi – ha commentato l’editrice. La riflessione su personaggi come Alice può non solo contribuire in modo rilevante alla decostruzione del primato della cultura patriarcale, ma significare la vera forza della protagonista: l’autentica celebrazione della forza morale. Un messaggio d’auspicio e un reportage di una realtà prorompente fatta di donne che non si arrendono”. La verosimiglianza dei personaggi e delle vicende, insieme alla giostra di sentimenti ed emozioni, ne scandisce il narrato e completa un titolo di certo non scelto a caso: il grano è simbolo sacro di vita e fecondità, ma in questa storia è nero perché rappresenta l’aggressione e la sopraffazione, ovvero la realtà quotidiana vissuta all’interno del manicomio, e quella che andava in scena fuori dalle mura, con l’avvento dei fascismi in Europa.

 

LIVIO ZERBINI RACCONTA CALIGOLA

 

Il giovane Gaio Giulio Cesare Germanico, meglio conosciuto come Caligola, ha avuto un breve regno come imperatore di Roma, poco meno di quattro anni, ma è passato alla Storia come un tiranno pazzo e crudele. La figura

di Caligola è una di quelle tra gli imperatori romani che maggiormente sopravvivono ancor oggi, anche perché il suo principato fu da sempre percepito come una vera e propria parabola dell’abuso di potere e della tirannia senza

freni e limiti. Sulla scia della storiografia degli ultimi anni, che mette in discussione il ritratto parossisticamente negativo del personaggio trasmesso dagli autori antichi, Il giovane Gaio Giulio Cesare Germanico, meglio conosciuto come Caligola, ha avuto un breve regno come imperatore di Roma, poco meno di quattro anni, ma è passato alla Storia come un tiranno pazzo e crudele. La figura di Caligola è una di quelle tra gli imperatori romani che maggiormente sopravvivono ancor oggi, anche perché il suo principato fu da sempre percepito come una vera e propria parabola dell’abuso di potere e della tirannia senza freni e limiti. Sulla scia della storiografia degli ultimi anni, che mette in discussione il ritratto parossisticamente negativo del personaggio trasmesso dagli autori antichi, “Caligola” di Livio Zerbini (Salerno editrice) delinea la sua complessa personalità, affrancando – almeno in parte – l’immagine di un principe ritenuto folle, cercando di individuare un disegno politico coerente nei quasi quattro anni del suo principato. Caligola, pur non essendo pazzo, stando al racconto delle fonti, presenta il profilo di uno psicopatico nel senso clinico del termine: egli era a tal punto preso dal senso della propria preminenza da non sentire alcuna responsabilità morale e nessun freno. Questa cieca furia era probabilmente il risultato delle tragiche esperienze vissute nella prima giovinezza e del brusco passaggio da un anonimato trascorso in una sorta di carcere dorato alla corte di Tiberio a quello di princeps dell’Impero romano, con un potere pressoché illimitato, che nel breve volgere di pochi mesi lo portò a una visione del mondo totalmente egocentrica. Il principato di Caligola rappresentò la palese dimostrazione che l’assetto istituzionale creato da Augusto rischiava di degenerare in potere assolutistico dinnanzi ad un princeps dalle tendenze dispotiche.

 

LIVIO ZERBINI. Livio Zerbini insegna Storia romana all’Università di Ferrara, dove dirige il Laboratorio sulle Antiche province Danubiane (LAD), Centro di riferimento a livello internazionale sull’orizzonte danubiano nell’Antichità. Tra le sue ultime pubblicazioni, Le guerre daciche, Bologna 2015.

GIORNO MEMORIA, DAL 16 AL 31/ LIBRO DI LODOVICO POLLAK IN  BIBLIOTECA  MIM

 

È “Bronzi italiani (Trecento-Settecento)”, di Lodovico Pollak, il libro con cui sarà aperta, lunedì 16 gennaio, l’iniziativa “Il libro del mese”, promossa dalla Biblioteca “Luigi De Gregori” del Ministero dell’Istruzione e del Merito e inserita fra le attività di valorizzazione del patrimonio librario del Mim. Ogni mese, per guidare i visitatori e i dipendenti alla scoperta delle sue opere più significative, la Biblioteca esporrà un libro collegato a una ricorrenza nazionale o internazionale. A gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, che si celebra il 27 del mese, come previsto dalla legge n. 211 del 20 luglio 2000, il volume scelto è quello di Lodovico Pollak, archeologo e mercante d’arte deportato ad Auschwitz nel 1943 e deceduto nel campo di sterminio. La famiglia Pollak fu catturata a Roma durante il rastrellamento del 16 ottobre 1943.  Il libro sarà esposto nella Sala della Legislazione Scolastica, sita al piano terra del Palazzo dell’Istruzione in Viale di Trastevere 76/A, fino al 31 gennaio. Nello stesso contesto saranno visionabili anche alcune opere riferite al periodo storico dell’autore, che, nella sua attività di archeologo, fu scopritore di un frammento del “Laocoonte”, una delle più importanti sculture di epoca ellenistica, esposto presso i Musei Vaticani.  La copia del volume “Bronzi italiani (Trecento-Settecento)” conservata presso la Biblioteca del MIM è firmata in originale dall’autore, con prefazione di Guglielmo Bode, ed è editata dall’antiquario romano Alfredo Barsanti. Si tratta di una rara edizione in folio pubblicata nel 1922 in soli 150 esemplari. Il volume è ben conservato, in una preziosa veste legata in marocchino, con fregio in oro, ed è illustrato da 50 tavole, opera del fotografo Cesare Faraglia. Il libro sarà ‘sfogliabile’ anche in una versione digitalizzata. Distinguendosi per qualità, dimensioni e caratteristiche specifiche, il testo è stato inserito nel progetto di digitalizzazione “Biblioteca accessibile”, avviato per migliorare l’accessibilità e tutelare la conservazione dei volumi storici di maggior rilievo della Biblioteca e dell’Emeroteca del Ministero dell’Istruzione e del Merito. L’esposizione del libro di Pollak si inserisce nell’ambito delle attività del Ministero per le celebrazioni del Giorno della Memoria.
Il personale del Ministero potrà accedere alla Sala dove sarà presente il volume dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e il pomeriggio dalle 14.00 alle 15.00. Per i dipendenti non occorre prenotazione. I visitatori esterni potranno prenotarsi tramite la mail biblioteca@istruzione.it. Nel mese di ottobre l’iniziativa sarà ripetuta, in occasione dell’ottantesimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. (Red – Roc)

 

 

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