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ROVELLI: LA CATASTROFE
NUCLEARE E’ VICINA

“Detesto la politica del governo russo e di Putin. Penso sia una delle peggiori al mondo. È all'opposto dei miei valori politici. Non sono filorusso”. Così al Corriere della Sera il fisico Carlo Rovelli, che dal palco del concerto del Primo Maggio ha scatenato le polemiche per alcune frasi sulla guerra e il governo (“È ragionevole che in Italia il ministro della Difesa sia stato per anni legato a una delle più grandi fabbriche di armi del mondo, Leonardo? E sia stato presidente della Federazione dei costruttori di armi? Il ministero della Difesa serve per difenderci dalla guerra o per aiutare i piazzisti di strumenti di morte?”). Intervistato dal quotidiano di via Solferino, lo scienziato puntualizza però la sua ferma condanna alla Russia. “Invadere un Paese, bombardare città, uccidere soldati e civili, è un crimine orrendo. Penso che tutte le persone oneste dovrebbero condannare senza alcuna ambiguità. L'invasione ha creato un dolore inimmaginabile, questo è imperdonabile”. Allora perché dissente da chi critica l'invasione di un Paese da parte di una autocrazia? “Perché la guerra, i bombardamenti e i massacri sono un male indipendentemente dal sistema politico del Paese che scatena la guerra. Condannare l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia dicendo che il problema è che una autocrazia ha invaso una democrazia equivale a dire che invece se è uno Stato democratico a invadere, bombardare e uccidere, allora va tutto bene. E infatti molti che condannano l'invasione dell'Ucraina erano d'accordo con le invasioni dell'Afghanistan, dell'Iraq, e tutte le molte altre a cui abbiamo partecipato noi. Questa è l'ipocrisia che ho provato a denunciare: l'idea che noi ci riteniamo in diritto di uccidere e poi ci scandalizziamo se lo fa un sistema politico che non ci piace”. Perché lei dà sempre l'impressione di mettere sullo stesso piano la Russia e le democrazie occidentali? “Ovviamente non sono sullo stesso piano. Forse è perché reagisco all'estremo opposto: la santificazione dell'Occidente, e l'idea che l'intero resto del mondo sia da controllare sotto il dominio di un solo Paese”. Anche La Stampa dà spazio alle parole di Rovelli, secondo il quale “Stiamo andando verso una guerra che cresce e invece di cercare soluzioni i Paesi si sfidano, invadono, soffiano sul fuoco della guerra e la tensione internazionale non è mai stata così alta come adesso. Tutti dicono ‘pace’, ma poi molti aggiungono che prima bisogna vincere. Volere la pace, ma dopo la vittoria, significa volere la guerra, ovviamente. Ci sono decine di migliaia di bombe nucleari pronte a esplodere, puntate sulle teste di tutti, da una parte e dall'altra e non siamo mai stati così vicino ad una catastrofe nucleare come adesso. È una follia”. (3 MAG - deg)

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