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Guerra in Ucraina, l’analisi dello storico Benjamin Abelow

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Guerra in Ucraina, l’analisi dello storico Benjamin Abelow

BENJAMIN ABELOW, E' IN LIBRERIA "COME L’OCCIDENTE HA PROVOCATO LA GUERRA IN UCRAINA"

Chi è il vero responsabile del ritorno della guerra in Europa? Secondo il mantra ossessivo della narrazione occidentale dominante, c’è un solo e unico colpevole: Vladimir Putin, novello Hitler, che avrebbe invaso l’Ucraina senza alcuna motivazione, se non quella di un violento e sfrenato espansionismo. Ma è lecito porsi dei dubbi. In realtà, secondo lo storico americano Benjamin Abelow, sono gli Stati Uniti e la nato a essere i principali responsabili della crisi ucraina. Attraverso una storia trentennale di decisioni politiche sbagliate e di provocazioni, iniziate durante la dissoluzione dell’Unione Sovietica, Washington e i suoi alleati europei hanno posto la Russia in una situazione considerata insostenibile da Putin e dal suo staff militare. Senza giustificare l’aggressione di Mosca o scagionare i leader russi, con il libro “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina”, pubblicato da Fazi,  Abelow dà voce ad autorevoli analisti politici, militari e funzionari governativi degli Stati Uniti - tra questi John J. Mearsheimer, Stephen F. Cohen, George F. Kennan, Douglas Macgregor  - per mostrare in modo chiaro e convincente come l’Occidente abbia innescato il conflitto ucraino, mettendo i propri cittadini e il resto del mondo di fronte al rischio reale di una guerra nucleare.  Il libro (traduzione di Valentina Niccoli / collana Le terre / pp. 108 ca. / euro 10,00, prefazione di Luciano Canfora) - bestseller negli Stati Uniti, in Germania e Svizzera, in uscita in Polonia, Slovenia e altri Paesi -  è un testo agile ed estremamente leggibile. Da due mesi tra i venti saggi più venduti in Italia, “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina” guarda con lucidità sotto la superficie degli eventi recenti, permettendo ai lettori di comprendere le ragioni più profonde, ma troppo spesso mistificate e taciute, della tragedia in corso, e fornisce nuove intuizioni su come il conflitto potrebbe essere risolto. “Il mio obiettivo non è difendere l’invasione, ma spiegare perché è avvenuta. La maggior parte dei cittadini occidentali ha sentito una spiegazione unilaterale e semplicistica di come è nata questa guerra. Ovvero che l’Occidente è tutto buono e la Russia è tutta malvagia. Cerco di pareggiare quel conto. La verità può essere dolorosa, ma è comunque essenziale, perché se non diagnostichi correttamente un problema, non sarai in grado di trovare una soluzione”.

L’AUTORE Benjamin Abelow ha lavorato a Washington D.C. scrivendo, tenendo conferenze e facendo pressione sul Congresso in merito alla politica sulle armi nucleari. Ha conseguito una laurea in Storia dell’Europa moderna presso la University of Pennsylvania e un dottorato di ricerca presso la Yale University School of Medicine. Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina è in corso di pubblicazione in Polonia, Slovenia e in altri paesi. (red)

 

LUSAKA: DIEGO CASSINELLI RACCONTA IL SUO ZAMBIA

Diego “Mwanza” Cassinelli è un uomo la cui storia ne fa nascere altre: pasticciere, educatore sociale, sognatore pragmatico di Moncucco di Vernate, in provincia di Milano, lascia tutto 12 anni fa per trasferirsi nello Zambia, a Lusaka. Per la precisione, a Bauleni, un agglomerato di vicoli, baracche in lamiera, stradine sterrate e povertà: la versione zambiana delle favelas sudamericane. A Bauleni, Diego Cassinelli, trova il progetto della vita: fonda In&Out of the ghetto, un’organizzazione zambiana no profit che sostiene programmi educativi rivolti ai giovani, per permettere loro di uscire dal ghetto attraverso lavoro, istruzione, speranza e bellezza: nascono così un centro di aggregazione e formazione sociale, il Biko Center, una scuola, una pasticceria, una foresteria per ospitare i volontari, una scuola di calcio, luoghi dove fare musica… e molto altro. Per raccontare il suo mondo, la città e lo Zambia, Diego Cassinelli ha scritto un libro, Lusaka, quarto volume della collana Le città visibili del progetto editoriale OGzero curato, per la parte africana, dal giornalista Angelo Ferrari. Dal primo Diego Cassinelli è “on the road” e racconterà Lusaka, Bauleni e il suo Zambia in un viaggio che toccherà, ogni giorno, una città diversa. Il tour si concluderà il 27 maggio. Con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia in Zambia, “Lusaka in tour” attraverserà 15 regioni italiane per 27 eventi: reading, musica, dibattiti, incontri con l’autore attraverso la penisola, da nord a sud e ritorno. Un tour senza soste, quasi un’impresa epica per raccontare un mondo e un modo diverso di intendere il futuro, l’Africa, la solidarietà. Un circolo che si apre e si chiude a Moncucco di Vernate, il paese d’origine di Diego Cassinelli. Lusaka è un resoconto della città zambiana tra fiaba, leggenda e storia, immerso nella musica kalindula colorata dei fiori di Jacaranda. Un reportage documentaristico nella capitale dello Zambia in compagnia di una sorta di griot, cantautore e bardo che funge da guida e autista al contempo.

L’AUTOREDiego “Mwanza” Cassinelli è nato nel 1973 e cresciuto a Moncucco di Vernate, in provincia di Milano. Pasticciere di professione, si è laureato in Scienze dell’educazione, come Educatore Sociale a Padova. Si è dedicato a esperienze di volontariato in vari ambiti. In India, presso le suore di Madre Teresa, a Milano con ragazze nigeriane vittime di tratta e senza fissa dimora. Ha prestato servizio per 3 anni al carcere circondariale di Padova e alle cucine popolari. Ha portato avanti progetti di reinserimento sociale di ex bambini-soldato a Gulu, nord Uganda e altre esperienze in zone “socialmente difficili” come Andria e Castelvolturno. Vive da 12 anni in Zambia, dove ha fondato l’associazione locale in&out of the ghetto, che si occupa di dare possibilità ai giovani del ghetto e portare avanti progetti di sviluppo di comunità. Dal 2012 vive con la sua famiglia dentro allo slum di Bauleni, alla periferia di Lusaka, capitale dello Zambia. Ha collaborato con varie riviste, tra le quali “Nigrizia” e ha pubblicato il suo primo libro Sulla Strada con…. con Infinito Edizioni. (red -5 mag)

 “POST”, IL NUOVO LIBRO DI FEDERICO BONATI

E’ uscito nelle librerie e nei digital store “Post”, il nuovo libro di Federico Bonati, edito da Alise Editore. Una raccolta di racconti in cui dodici storie, tutte apparentemente diverse e scollegate l’una dall’altra, si trovano ad essere accomunate da una frase: “Nulla è stato più come prima”. L’autore, giornalista e storyteller, ha scelto di raccogliere dodici vite con le quali, nel corso degli anni, è entrato in contatto. Nomi, luoghi e sfumature sono frutto di immaginazione, ma la base delle storie è assolutamente autentica: sono le storie di persone comuni e del preciso istante in cui le loro vite sono cambiate per sempre. Dal concerto della vita per un uomo che nell’arco di 24 ore dovrà iniziare la chemioterapia all’attore che sceglie di farla finita dopo essere caduto nell’oblio, dalla coppia che durante il lockdown prova a ricomporre i cocci del loro matrimonio in frantumi al calciatore che entra in un sonno profondo poche ore prima del provino con una squadra di Serie A, passando per un uomo realizzato che si lascia distruggere dal suo “demone”, il gioco d’azzardo, fino all’aspirante scrittrice che scende da un treno nel bel mezzo del nulla per inseguire il suo sogno. “Post” è questo, e molto altro.   È la narrazione di vite che da ordinarie diventano, a loro modo, straordinarie, il racconto di persone benedette e maledette dal destino, è la suggestione del dubbio su come sarebbero andate le cose se si fosse fatta una scelta diversa, è la certezza che tutto cambia per un motivo ben preciso, anche se spesso si fa fatica a comprenderlo. I protagonisti del libro sono dei very normal people che, in qualche modo, rappresentano la risposta a una delle domande esistenziali dell’opera di Paolo Sorrentino “È stata la mano di Dio”: “A tien na cosa a raccuntà?” (“Ce l’hai qualcosa da raccontare?”). E, la risposta, è sì. “Ovunque ci giriamo, troviamo storie di persone vincenti, di eroi. È la narrazione dei nostri tempi, del successo a ogni costo, della perfezione. Ma se osserviamo più a fondo, ogni giorno ci imbattiamo senza saperlo in persone comuni che hanno delle storie straordinarie, che hanno delle vite incredibili, nel bene o nel male e alle quali nessuno rivolge lo sguardo. Basta avere una certa curiosità e fare domande, scegliere di scoprire, scegliere di meravigliarsi. Forse non saranno storie epiche, ma sono storie vere. Sono storie in cui vinti e vincitori spesso sono sinonimi e non contrari, dove ci si può rispecchiare, dove si può comprendere che davvero basta un istante affinché cambi una vita intera” commenta l’autore, alla sua seconda pubblicazione (a dicembre era uscito “Pelle” per Augh Edizioni).

“C’ERA UNA VOLTA UNA CAROVANA…”, STORIA E LEGGENDA DELLA MADONNA DEL POLLINO

Un luogo mistico dove la fede incontra la natura e si connota di una forte valenza culturale. È quello descritto in “C’era una volta una carovana…” di Giuseppe Valicenti, edito da NeP edizioni: il Santuario della Madonna del Pollino, alle pendici dell’omonimo monte, nel territorio di San Severino Lucano, in provincia di Potenza. Secondo la tradizione popolare, il sito è stato costruito dove apparve la Vergine ad un pastore. Da oltre due secoli, il primo giovedì, venerdì e sabato del mese di luglio di ogni anno, il Santuario è meta di pellegrinaggio di migliaia di persone, per lo più calabresi e lucani. Carovane di pellegrini che, sfidando i disagi della montagna, si accampano nei pressi del santuario con tende oppure costruendo delle capanne con rami e frasche. Fino a quarant’anni fa i paesi erano attraversati da transumanze di uomini e donne che sfoggiavano coperte colorate sugli asini e sui muli, ornati di campanelle e di frasche di abete, di strisce di seta colorate, di cesti di vimini pieni di prodotti tipici. Giuseppe Valicenti rivive quei percorsi, seguendo gli originali sentieri che percorrevano i pellegrini del tempo, attraversando paesaggi mozzafiato, lasciando spazio a riferimenti storici ed antropologici legati all’appartenenza votiva dell’area. Partendo dalla leggenda, passa in rassegna il territorio, il turismo religioso, il cammino pedestre, il percorso a cavallo, ciclistico, stradale automobilistico, con tanto di metodologia di rilevamento. Un’occasione per l’autore per ritrovare sé stesso, facendo ritorno nei luoghi dell’infanzia e girovagando in lungo e in largo tutta la dorsale del Pollino. Oggi il riconoscimento della Via antica della fede Madonna del Pollino quale itinerario culturale e religioso rappresenterebbe un’importante occasione per rafforzare il potenziale turistico sia della Calabria che della Basilicata. Un itinerario di grande significato spirituale. Uno specchio per rivisitare il passato, leggere il tempo presente, elaborare quello futuro.

 

L’AUTORE. Giuseppe Valicenti nasce a Terranova di Pollino (PZ) e, dopo la laurea all’Università “La Sapienza” di Roma, si trasferisce ad Albano Laziale. Si dedica all’insegnamento e ricopre il ruolo di Direttore in vari Istituti di Formazione Professionale della provincia di Roma e di Assistent manager in progetti Leonardo, Grundtvig e POSDRU finanziati dall’Unione Europea. Dal 2002 al 2012 è Presidente del Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani e ha l’opportunità di vivere direttamente sul campo la progettazione e realizzazione del tratto della Via Francigena del Sud.

 

MICHELE FERRERO, STORIA DEL “PAPA’” DELLA NUTELLA  

Le intuizioni geniali, la visione internazionale, la capacità di ascoltare gli altri. L’attenzione certosina alla qualità dei prodotti, alle esigenze dei consumatori, al benessere dei dipendenti. L’invenzione di sistemi di produzione innovativi. L’amore per la famiglia e per la sua terra. La grande riservatezza e l’umiltà. La cura verso i valori umani, la responsabilità sociale. Michele Ferrero – il papà della Nutella e di decine di altre delizie amate in ogni angolo del pianeta – è stato non soltanto uno dei più grandi imprenditori italiani. È stato l’artefice di un modo di fare impresa che ha messo al centro la persona, secondo il motto ‘lavorare, creare, donare’. A raccontarne la figura il libro di Salvatore Giannella “Michele Ferrero. Condividere valori per creare valore” (Salani editore). Ha imparato le basi artigiane dal padre Pietro, l’importanza dell’organizzazione commerciale dallo zio Giovanni, il senso dell’azienda dalla madre Piera, che negli anni Quaranta riuscirono a trasformare una pasticceria di Alba in una fabbrica. Subentrato al padre, scomparso prematuramente nel 1949, ha guidato l’azienda – con il sostegno costante della moglie Maria Franca – verso una crescita esponenziale. La Ferrero ha varcato i confini nazionali fino a diventare, anno dopo anno, una delle aziende più importanti e più apprezzate a livello globale. Un vero mito.  Come si racconta la vita di un uomo che si è tenuto sempre lontano dai riflettori, lasciando parlare unicamente il proprio lavoro? Giannella ci è riuscito intervistando decine di persone che hanno vissuto fianco a fianco con ‘il signor Michele’. Ne è uscito un ritratto entusiasmante, che ricostruisce i traguardi storici di un’avventura inimitabile.

 

IL PROTAGONISTA. Michele Ferrero nasce a Dogliani (Cuneo) nel 1925. Figlio di due pasticceri, fin da giovanissimo lavora nell’azienda di famiglia, fondata ad Alba nel 1946. Alla morte del padre, nel 1949, affianca la madre e lo zio nella gestione della Ferrero, per poi prenderne la guida a soli trentadue anni. Sotto la sua direzione la Ferrero si espande fino a diventare una delle principali industrie dolciarie al mondo, che oggi conta oltre 40.000 collaboratori, 20 stabilimenti e 9 aziende agricole. È lui a inventare i più famosi prodotti della Ferrero: il Mon Chéri (1956), la Nutella (1964), il Kinder Cioccolato (1968), le Tic Tac (1969), i Kinder Sorpresa (1974) e il Ferrero Rocher (1982). Per suo volere, nel 1983 nasce la Fondazione Ferrero, che oltre a occuparsi degli ex dipendenti promuove importanti iniziative culturali e artistiche. Nel 1961 ha sposato Maria Franca Fissolo, con la quale ha avuto due figli, Pietro, prematuramente scomparso nel 2011, e Giovanni, attualmente amministratore delegato dell’azienda. Nel 2005, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli ha conferito il titolo di Cavaliere di Gran Croce. Muore a Montecarlo nel 2015 all’età di ottantanove anni.

L’AUTORE. Salvatore Giannella (Trinitapoli, 1949) ha una lunga carriera giornalistica, iniziata negli anni Settanta con il settimanale Oggi. È stato direttore dell’Europeo tra il 1985 e il 1986, di Airone dal 1986 al 1994. Tra i riconoscimenti ricevuti, il premio Zanotti Bianco, consegnatogli nel 1978 da Sandro Pertini, e nel 2007 la medaglia d’oro del comitato scientifico internazionale del centro Pio Manzù presieduto da Mikhail Gorbaciov. Paulo Coelho lo ha definito ‘cronista della luce’.

(© 9Colonne - citare la fonte)