di Paolo Pagliaro
Che cosa la disturba del costume pubblico? chiede Curzio Maltese a Paolo Conte. Risposta: “Scambiare la furbizia per intelligenza mentre in realtà l’una esclude l’altra.”. E quale sarebbe una qualità da rivalutare? chiede ancora l’intervistatore. Paolo Conte non ha dubbi: “andrebbe rivalutato il pudore”.
Curzio Maltese, giornalista di valore, è scomparso a 63 anni alcune settimane fa e nei suoi taccuini ora raccolti e pubblicati da Feltrinelli , c’è molta della nostra storia recente . Ci sono le confidenze dell’avvocato cantautore ma anche quelle di Renzo Piano, Luca Ronconi, Vincenzo Cerami. Ci sono i ricordi di una stagione che Curzio riassume così: “Ridevamo come pazzi e poi, con un pensoso senso di colpa, passavamo alle cose serie: la politica, il giornalismo, la cultura. Pensa che scemi. Un po’ come era capitato ai nostri nonni con Petrolini e Totò, abbiamo capito tardi che i buffoni - Dario Fo ed Enzo Jannacci, Sergio Saviane e Beppe Viola - erano le persone serie e gli altri dei pagliacci”.
Il libro si intitola “Azzurro” – come la colonna sonora dell’infanzia - e propone stralci di una vita vissuta con ironia e passione, ricca di affetti, perduti e alla fine ricomposti, seguendo un mestiere che avrebbe portato l’autore lungo i tornanti prima del Giro d’Italia e poi della politica, nei trent’anni che vanno da Mani Pulite a Mario Draghi. Curzio Maltese è stato anche parlamentare europeo, eletto nella lista di Alexis Tsipras. Un’esperienza politicamente fallimentare ma umanamente preziosa. “C’era una socialista tedesca – ricorda - che la mattina in ascensore diceva sempre a me e ai miei collaboratori: Oh, sì, parlate, vi prego. È bello sentire l’italiano alle 8 del mattino. Dà allegria alla giornata”.
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