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Morte Lombardo, Amnesty e A Buon Diritto: si’ a ulteriori indagini

Roma, 19 giu - Il 23 giugno la Cassazione si esprimerà nel merito sulla richiesta di opposizione all’archiviazione presentata dalla famiglia Galeani per l’inchiesta sulla morte di Enrico Lombardo, avvenuta lo scorso 27 ottobre 2019 a Spadafora, in provincia di Messina, durante un fermo dei Carabinieri. Dopo due richieste di archiviazione delle indagini, la ex moglie e l’avvocato Pietro Pollicino, insieme ad Amnesty International, A Buon Diritto e alla senatrice Ilaria Cucchi hanno portato il caso nella sala stampa del Senato. “Abbiamo accolto la chiamata da parte della ex moglia Alessandra, della sua famiglia che sono alla ricerca di verità e giustizia per la morte di Enrico. Amnesty International continua a dare voce a casi di persone che muoiono nelle mani dello Stato, laddove purtroppo non c'è possibilità di avere chiarezza e le indagini spesso vengono insabbiate. Continuiamo a chiedere accountability, ovvero trasparenza e assunzione di responsabilità per i reati che vengono compiuti dalle forze di polizia” spiega Laura Renzi, campaig manager di Amnesty International.  “Anche in questo caso chiediamo chiaramente la riapertura delle indagini e il e appunto, di riuscire a trovare chiaramente chi sono i responsabili per assicurarli alla giustizia”. Secondo Amnesty “un altro tema importante che emerge da questa storia è che ancora una volta viene utilizzata la tecnica di immobilizzazione da parte delle forze di polizia: solo che le conseguenze di questa tecnica, purtroppo, come abbiamo visto già in passato, sono poi mortali. Quindi un'altra richiesta di Amnesty International è quella di una disclosure delle informazioni piena su queste tecniche di immobilizzazione che vengono ancora portate avanti oggi dalle forze di polizia” . Il 23 giugno ci sarà un presidio sotto la sede della Cassazione, organizzato dalle associazioni che sostengono la famiglia Galeani, perché “vorremmo che la Cassazione decidesse per proseguire le indagini, che comunque per volere della famiglia andranno avanti, perché ci sono ancora molti punti oscuri che non possono rimanere tale: vogliamo che venga finalmente fatta verità e giustizia” spiega Camilla Siliotti, responsabile comunicazione di A Buon Diritto. Nella sua relazione al Parlamento della scorsa settimana, il garante dei detenuti Mauro Palma ha affermato che parlare di “mele marce” all’interno delle forze dell’ordine non dà l’idea del problema: secondo Siliotti  “si tratta di un fenomeno molto più complesso e strutturato: c’è sicuramente un problema di formazione e culturale di cui vogliamo cominciare a parlare, perché è sempre difficile fare emergere delle vicende.  Ci sono molti silenzi, come nel caso della Questura di Verona dove è impossibile che nessuno sapesse però nessuno ha parlato”.

(PO / Sis)

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