Il presidente Erdogan rieletto a maggio scorso per il terzo mandato consecutivo, importante alleato dell’Occidente e mediatore di nuovo in questi ultimissimi giorni tra la Russia e l’Ucraina sulla questione del grano, dovrà ancora affrontare il problema del traffico di stupefacenti, in particolare dell’eroina, che in Turchia è considerato un crimine contro l’umanità e che interessa il Paese in relazione alla sua posizione strategica tra i luoghi di produzione e quelli di consumo.
Gran parte della morfina e dell’eroina (7 ton intercettate nel 2022, rispetto alle 23 ton del 2021 e già oltre 3 ton. nei primi cinque mesi del 2023) che vi transita, infatti, proviene dall’Afghanistan (dove la filiera dell’oppio illecito rappresenterebbe circa il 14% del Pil secondo la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale) e dall’Iran. La Turchia è interessata anche dal traffico di cocaina occultata su navi portacontainer che giungono dal Sudamerica nei porti di Istanbul e di Mersin, di metamfetamina (14.000 kg nel 2022 quasi il triplo rispetto ai 5.000kg dell’anno prima), di ecstasy ( 2 milioni di pillole) e di captagon, di provenienza libanese, conosciuta come la “droga dei combattenti” (23,5 milioni di pasticche a fronte dei 15 milioni del 2021).
I più consistenti sequestri di metamfetamina sono avvenuti nelle zone vicine ad Istanbul o nelle province confinanti con l’Iran, con la droga trasportata a bordo di veicoli ed occultata nei serbatoi di carburante o in appositi contenitori all’interno degli stessi. Ad Istanbul, poi, sono stati scoperti alcuni laboratori clandestini, con il coinvolgimento prevalente di iraniani, per la conversione della metamfetamina liquida in cristalli. Interessante anche il Sistema di analisi e intelligenza artificiale (Artificial Intelligence Analysis System Narcotics) che consente, grazie ad una piattaforma di analisi e visualizzazioni di dati, di rilevare le attività illegali delle varie organizzazioni criminali di narcotrafficanti che operano utilizzando anche sistemi di comunicazione criptati.
Le organizzazioni criminali turche sono ben collegate con la criminalità dei paesi in cui operano ( anche con sodalizi di matrice ‘ndranghetista come ha sottolineato la DCSA nella relazione annuale del 2022) e, tuttavia,a causa della loro conformazione polverizzata sono più difficilmente controllabili trattandosi di una miriade di gruppi relativamente ridotti e autonomi con la caratteristica abbastanza frequente dell’appartenenza dei componenti ad una unica struttura familiare. Le forze di polizia turche hanno evidenziato il consueto impegno nel contrasto al narcotraffico anche nel 2022 con oltre 217mila operazioni antidroga arrestando, nel periodo 2017/2022, 5.400 componenti di circa 600 organizzazioni coinvolte nel commercio degli stupefacenti, attività nella quale – secondo il governo di Ankara - hanno un ruolo notevole quelle organizzazioni che in Turchia vengono indicate come terroristiche; in primis PKK, DAESH, quindi quelle di matrice di ispirazione marxista-leninista come il DHKP/C e il TKP/ML e di matrice fondamentalista come la FETO/PDY alla quale viene attribuito il tentativo di colpo di Stato del luglio 2016.. Non mancano gruppi criminali dell’area balcanica e del continente africano con significative presenze anche di iraniani, ucraini, georgiani, sloveni e serbi-montenegrini.