Roma, 24 lug - “Diritto del lavoro tra Italia ed estero”, il tema della conferenza stampa promossa oggi a Montecitorio dal deputato della Lega eletto in Europa, Simone Billi. Un’iniziativa che ha beneficiato del contributo di due avvocati esperti del tema, Matteo Pollaroli e Chiara Favaloro. “Lo smartworking è uno strumento importante, che dovrà essere sviluppato e agevolato – spiega il primo – per renderlo meglio accessibile. Sicuramente è il futuro, ma deve essere anche controbilanciato da strumenti di welfare, miglioramenti in infrastrutture e in asili per poter lavorare e gestire la famiglia”. “Da un punto di vista previdenziale e fiscale – sottolinea invece Favaloro - anche lo smartworking ha generato un grande interesse da parte del legislatore in prima battuta. Le metodologie di lavoro sviluppatesi negli ultimi anni hanno aperto un grande dibattito sugli aspetti fiscali e contributivi nell’interesse dei lavoratori italiani all’estero, che si sono ritrovati per un lungo tempo al di fuori del paese di residenza fiscale, così come dei lavoratori stranieri in Italia nelle medesime condizioni. Il punto di raccordo è che sussistono degli accordi bilaterali che hanno fatto chiarezza sull’imposizione fiscale e contributiva. Lo smartworking può essere tranquillamente replicabile anche nel caso di situazioni lavorative di italiani all’estero o stranieri in Italia”. “Tra le questioni ‘bollenti’ del diritto del lavoro per gli italiani all’estero ci sono quelle legate allo smartworking, oppure le questioni legate alla previdenza, sulla possibilità di far unificare i contributi in vari paesi europei” sottolinea Billi, per poi aggiungere: “Abbiamo chiarito che è possibile farlo, in funzione della legislazione vigente nel paese dove si risiede e si lavora, e in funzione del caso specifico. Un’altra questione su cui abbiamo avuto delle delucidazioni è il discorso sull’obbligatorietà dell’Aire. Per la non iscrizione – puntualizza il parlamentare eletto in Europa - non sono previste sanzioni specifiche, ma io metto sempre in guardia chi non si iscrive: il rischio è che si debba pagare la doppia imposizione fiscale, sia nel paese dove si lavora che in Italia”. (PO / Roc) ////
(© 9Colonne - citare la fonte)
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