di Paolo Pagliaro
L’informazione libera e plurale come presupposto della democrazia è un tema che a Sergio Mattarella sta particolarmente a cuore. Se ne occupa spesso, l’ultima volta questa mattina in occasione del tradizionale incontro con i componenti dell’Associazione Stampa Parlamentare. “Vorrei ribadire - ha detto - che è compito dei giornalisti essere certificatori di fronte alla pubblica opinione della corrispondenza tra i fatti e la loro rappresentazione, concorrendo così all’esercizio di democrazia costituito dall’informazione. L’autenticità dell’informazione è affidata, dalle leggi, alla professionalità e alla deontologia di ciascun giornalista”. Mattarella ha aggiunto che “sarebbe fuorviante - e contraddittorio con le stesse disposizioni costituzionali - immaginare che organismi terzi possano ricevere incarico di certificatori della liceità dei flussi informativi”.
Ma nelle stesse ore in cui il presidente pronunciava queste parole, da Palazzo Chigi usciva il testo del decreto che riordina il settore delle agenzie di stampa e contiene disposizioni decisamente incompatibili con la riflessione e gli auspici del capo dello Stato. Il decreto prevede, tra le molte opinabili novità, che le agenzie debbano dotarsi della figura di un Garante esterno incaricato di assicurare la qualità delle informazioni e impedire la diffusione di fake news. Contro l’obbligo di questa “supervisione” esterna è stata annunciata un’iniziativa dei direttori delle agenzie, che, come tutti i loro colleghi che dirigono una testata giornalistica, sono responsabili per legge di ciò che viene pubblicato. Sono loro i garanti del lettore, e in un paese dove il potere tende a sgomitare, è bene che tali restino, senza alter ego nominati per decreto.