Il ministro Carlo Nordio – sottolinea La Stampa, che lo intervista - è stato un protagonista dell'ultimo Consiglio dei ministri. Suo il decreto legge che estende l'area delle intercettazioni e innalza le pene ai piromani. Non proprio quel che ci si attendeva da un giurista che voleva ridurre i reati. Ma assicura di non sentirsi a disagio: “Non esistono i panni del garantista o del giustizialista - dice - ma la complessità della realtà”. Questo è solo l'ultimo esempio di legiferazione sull'onda di allarmi dell'ultim'ora: i rave, dopo un raduno; il reato universale per gli scafisti, dopo la strage di Cutro. Ora i piromani. Non è a disagio in un automatismo tipico della concezione giustizialista? “I piromani – risponde Nordio – attentano alla vita di intere comunità e al nostro paesaggio, bene costituzionalmente tutelato. Non sono affatto a disagio per l'inasprimento delle pene contro dei criminali: rappresenta l'attenzione dello Stato per la repressione di gravissimi fenomeni e la tutela di chi li subisce”. Quando il gip di Roma ha chiesto l'imputazione coatta di Delmastro lei ha parlato di anomalia del nostro processo. Eppure, nel suo ddl non c'è nulla. Questa non è la dimostrazione che giudici e pm sono già autonomi, senza aver bisogno della separazione delle carriere? “Il mio ddl è solo un primo passo verso la piena attuazione del codice liberale di stampo anglosassone, fortemente voluto dal ministro Vassalli, eroe delle Resistenza pluridecorato e convinto socialista. Un codice snaturato negli anni. La commissione da me istituita lavorerà perché ritorni, migliorato, al suo spirito originale e si superi la contraddizione di un processo quando la stessa pubblica accusa non vuole celebrare. Quanto alla separazione delle carriere, è nel programma ma richiede un intervento costituzionale e quindi tempi più lunghi. Ora, le priorità sono l'efficienza agli uffici giudiziari e gli impegni con l'Europa”. Pensa sempre che si dovrebbe cancellare anche l'obbligatorietà dell'azione penale? Affidiamo le chiavi della giustizia alla politica? “Sull'obbligatorietà dell'azione penale, faccio notare che non esiste nei Paesi dove è nata la democrazia, dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti, dove tra l'altro il pm non è sottoposto al potere esecutivo ma è eletto dai cittadini. Al di là di quanto ho scritto per anni da magistrato e opinionista, ora da Ministro auspico che tutti i temi possano essere affrontati con razionalità, non a colpi di slogan. Poiché mi chiede di capitoli non ancora aperti, posso solo dire che non ci sarà mai alcun controllo politico. La magistratura, però, non deve essere indipendente solo dalla politica, ma anche dalle degenerazioni correntizie, come dimostrato da scandali ben noti. In questo senso si esprime il programma di governo”. (9 AGO - deg)
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