Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

In Alto Adige
fine di un’epoca

di Paolo Pagliaro

Trent’anni fa in Alto Adige il Movimento Sociale aveva il 12% dei voti e 4 consiglieri provinciali. Ieri Fratelli d’Italia ha raccolto il 6% eleggendo due consiglieri e la cosa viene presentata come l’ennesimo successo di Giorgia Meloni.
Sono i rischi di un’informazione senza memoria.
La novità che viene da Bolzano non è dunque il radicamento della destra nazionalista tra l’elettorato italiano, ma riguarda semmai lo sgretolamento della Volkspartei, che cessa definitivamente di essere il partito  di raccolta dei  sudtirolesi. Lo è stata per tutto il dopoguerra, superando spesso il 60%. Ieri si è fermata al 34, dopo aver ceduto voti e consiglieri a ogni genere di concorrente: liste di ex Schuetzen, liste no vax, liste secessioniste, liste europeiste.  E’ una sorta di italianizzazione del panorama politico sudtirolese, che conclude ma non cancella una stagione di governo locale unica nel nostro continente.
Una stagione che verrà ricordata anche per le ottusità e le arroganze che un monopolio politico inevitabilmente genera. Ma soprattutto per lo sforzo di far prevalere le ragioni della convivenza rispetto a quelle del conflitto  etnico. Verrà inoltre ricordata per la grande cura dell’ambiente, un’attenzione intransigente  che fece dire a Pier Luigi Cervellati che quando si tratta di ridisegnare il territorio ogni urbanista degno di questo nome dovrebbe  prendere l’Alto Adige come modello.
Ora che il partito di raccolta non c’è più, anche a Bolzano squilibri, disuguaglianze, ingiustizie verranno riportate alla loro matrice economica e alla loro dimensione sociale, rinunciando alla scorciatoia della questione etnica. E questa  è una buona notizia.

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