Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Gruppo Controesodo: Le modifiche al regime impatriati? Incentivi di fatto abrogati

Gruppo Controesodo: Le modifiche al regime impatriati? Incentivi di fatto abrogati

La proposta di modifica al “regime degli impatriati” altro non è che una abrogazione di fatto degli incentivi messi sul piatto dall’Italia per chi rientra dall'estero. Ne è convinto Michele Valentini, che nel 2015 ha fondato insieme a Francesco Rossi il gruppo Controesodo, una community che riunisce chi è rientrato in Italia dall’estero – o ha intenzione di tornare – e gode delle agevolazioni fiscali. Un regime di incentivi che il governo ha intenzione di modificare ma che, secondo Valentini, escluderebbe la maggior parte della platea che potrebbe beneficiarne. “I nuovi requisiti del nuovo regime proposto sono talmente stringenti che sostanzialmente gli unici che riusciranno a beneficiarne saranno quelli che dall'estero sono obbligati a tornare in Italia per motivi di lavoro e che quindi si ritroveranno inevitabilmente a soddisfare i requisiti richiesti”, afferma Valentini a 9colonne. A essere stringenti, secondo il fondatore del Gruppo Controesodo, sono “i requisiti di elevata qualificazione. In seconda battuta, chi rientra godrebbe di un incentivo fiscale, secondo questa bozza preliminare, sensibilmente inferiore rispetto a quello attualmente esistente perché sono previsti 5 anni di sconto al 50%, quando invece nell'attuale regime sono previsti 5 anni al 70%, potenzialmente estendibili per ulteriori 5 al 50%. Quindi, viene dimezzato il periodo di agevolazione fiscale con la percentuale a ribasso”. 

Ma la vera spada di Damocle, sottolinea Valentini, è rappresentata da due aspetti importanti: “Prima di tutto sono vietati i trasferimenti infragruppo, che accadono molto frequentemente per tutti quelli che lavorano in un'azienda all'estero e che poi decidono di rientrare per la stessa azienda a lavorare in Italia. Non vedo per quale motivo questi contribuenti non debbano essere incentivati a farlo, visto che si tratta di persone che immagino l'Italia preferisca avere sul territorio piuttosto che all'estero. Il secondo aspetto è quello legato all'obbligo per il contribuente, una volta rientrato, di rimanere sul territorio italiano per 5 anni, pena la restituzione di tutta l'agevolazione goduta, più le sanzioni e gli interessi. Ebbene, nessuno sano di mente rientrerebbe mai dall'estero in Italia, sapendo che, se dovesse per qualsiasi motivo dover ritornare all'estero, deve restituire tutta l'agevolazione goduta fino a quel momento, più gli interessi, più le sanzioni. Si tratta di un requisito talmente stringente che renderà la fruibilità di questo potenziale nuovo regime sostanzialmente impossibile”. Il Gruppo Controesodo, quindi, “ha intrapreso tutta una serie di attività per cercare di negoziare con il governo - ci spiega Valentini -. Purtroppo, pur avendo chiesto ormai da sei mesi un dialogo aperto con il viceministro Leo e il ministro Giorgetti, questi confronti sono sempre stati piuttosto frammentati. Rigettiamo poi con forza le dichiarazioni fatte dal ministro Giorgetti al Question Time al Senato la settimana scorsa, dove ha detto che uno dei motivi per cui questa norma è stata modificata è perché i costi per le casse dello Stato si aggirano intorno a 1,3 miliardi di euro. Questa affermazione è totalmente scorretta perché tutte le relazioni tecniche a supporto per l'approvazione di queste norme, dicono chiaramente che i costi per lo Stato sono pari a zero”.

Il ragionamento, sottolinea Valentini, “è molto semplice: è molto meglio avere sul territorio italiano un contribuente che paga poche tasse piuttosto che non averlo; quelle poche tasse che paga per un periodo, tra l'altro temporaneo, sono considerate un surplus per l'erario e non certo un costo e non sto neppure considerando tutte le ricadute in termini di capitale umano, demografico e quant'altro”. Quello che il Gruppo chiede con forza è “fermare questo scempio: ovviamente noi vorremmo che rimanesse invariato l'attuale regime, che prevede degli aspetti molto importanti, tra cui quello del radicamento del contribuente, con una estensione dell'agevolazione legata all'acquisto di una unità immobiliare oppure alla presenza di figli, quindi, un radicamento legato alla natalità, tema molto caro all'agenda di governo, un aspetto che però sarebbe cancellato. Eliminata anche la norma che prevedeva una maggiore agevolazione per chi si trasferiva al sud. Come Gruppo non comprendiamo come non si debba incentivare i contribuenti a spostarsi nelle regioni più svantaggiate”. “Siamo molto amareggiati e combatteremo con tutte le nostre forze”, conclude Valentini sottolineando la priorità del Gruppo: “Rappresentare la Community sui tavoli della politica per fare in modo che le norme recepiscano correttamente le nostre esigenze”. (sip - 6 nov)

(© 9Colonne - citare la fonte)