Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

A Padova un'esposizione per celebrare Monet

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Padova un'esposizione per celebrare Monet

Claude Monet, il padre dell’Impressionismo e uno degli artisti più amati di sempre, sarà celebrato con una straordinaria mostra a Padova, a partire dal 9 marzo fino al 4 agosto, presso il Centro Culturale Altinate - San Gaetano, dal titolo “Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi”. Arthemisia, con il Comune di Padova e il Musée Marmottan Monet, darà vita a un racconto emozionante, attraverso l’esposizione di oltre 50 capolavori iconici – tra cui le Ninfee, gli Iris, i Paesaggi londinesi e molti altri ancora – arricchiti da sale spettacolari, tantissimi contenuti, video e testimonianze. La mostra, promossa dal Comune di Padova, è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi ed è curata da Sylvie Carlier, curatrice generale del Musée Marmottan Monet, con la co-curatela della storica dell'arte Marianne Mathieu e dell'assistente alla curatela del Musée Marmottan Monet Aurélie Gavoille. Una mostra imperdibile, tanto più che per diversi anni le opere di Monet non saranno più disponibili per un’esposizione in Italia. Le opere esposte nella mostra sono quelle conservate al Musée Marmottan Monet, donate dal figlio dell’artista, che custodisce la più grande e importante collezione di dipinti dell'artista francese, frutto della generosa donazione fatta dal figlio Michel nel 1966. Sono le opere a cui Monet teneva di più, le “sue” opere, quelle che l’artista ha conservato gelosamente nella sua casa di Giverny fino alla morte, da cui non ha mai voluto separarsi. La mostra è quindi anche un viaggio nel mondo intimo di Monet, nella sua casa e nella sua anima. A Padova saranno esposti capolavori quali Ritratto di Michel Monet con berretto a pompon (1880), Il treno nella neve. La locomotiva (1875), Londra. Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905), oltre a tutte le opere di grandi dimensioni come le eteree Ninfee (1917-1920) e gli evanescenti Glicini (1919-1920). (gci)

LA “RAGUSA SOTTOSOPRA” DI NANNI LICITRA

Un’occasione per scoprire l’arte fotografica di Nanni Licitra: inaugurata lo scorso 28 dicembre presso la Galleria d’Arte Contemporanea Susanna Occhipinti di Ragusa, la personale del fotografo “Ragusa sottosopra” mette in mostra i suoi affascinanti scatti. Nativo di Vittoria, classe 1988, il fotografo presenta, fino al 20 gennaio, 15 tra primi piani, istantanee, inquadrature diverse scattate in analogico per un “reportage di un universo che si sgretola dove l’umano, a colpi di definizioni, asserzioni, modelli culturali, schemi sociali e religiosi affronta l’esercito del Caos provando a piegarlo e a dargli un ordine”. “I volti come maschere, la società narrata attraverso dettagli, come tanti frame di una pellicola”, si legge nella presentazione. Il giovane artista siciliano inizia la sua ricerca fotografica nel 2008 attraverso un atteggiamento che lo porta a privilegiare un punto di vista distaccato, da spettatore. I suoi soggetti sono le periferie, i non luoghi e la società urbana e fragile che spesso li anima. Attratto dagli estremismi, le sue fotografie sembrano riflessioni emblematiche, soggetti e oggetti che si decontestualizzano dall’esperienza del quotidiano. Per la gallerista Susanna Occhipinti, curatrice della mostra, “Nanni Licitra è un giovane talento della fotografia italiana, appassionato sostenitore della fotografia analogica. In una società standardizzata che spesso per difendere vecchi principi non è capace di riconoscere le persone, Licitra affronta una realtà diversa e la affronta con tutte le sue contraddizioni, in modo non convenzionale, lontano dagli stereotipi e nei suoi paradigmi socioculturali”. (red)

A FIRENZE L'ESPOSIZIONE NATALIZIA DELLA DIOCESI FIORENTINA

Un'occasione per ammirare tante opere d'arte a Firenze: a partire dallo scorso 22 dicembre, si è rinnovato l’appuntamento con l’esposizione natalizia di opere e manufatti di arte sacra provenienti dalle chiese e dai musei della diocesi fiorentina. La Sala delle Udienze di Palazzo Vecchio ospiterà fino al 28 gennaio, grazie a Museo Novecento di Firenze, la mostra “Divini bambini”, a cura di Sergio Risaliti. “Il mistero del Natale ci viene proposto quest’anno in Palazzo Vecchio nel suo significato più profondo, quello del farsi carne della Parola di Dio, L’Altissimo si fa vicinissimo - ha detto il cardinale Giuseppe Betori - L’Onnipotente si fa fragile bambino e chiede di essere riconosciuto in ogni fragilità e debolezza. Ma è proprio nella debolezza che si manifesta la signoria di Dio sul mondo, quella che fa uscire la storia delle sue contraddizioni e la indirizza verso un compimento di salvezza. Il Bambino è il Re”. “Un toccante viaggio nell'arte sacra - ha detto la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini - che offre uno sguardo profondo sulla purezza dell'infanzia attraverso sculture capaci di trasmettere un messaggio di grazia, sacralità e innocenza. Un’esposizione che invita a riflettere sul senso stesso della vita umana, in un periodo in cui la sofferenza di tantissimi bambini spalanca ferite profonde. Un’occasione per tutti noi per coltivare la connessione stessa con l'essenza del Natale”. "La poesia della Natività risplende a Palazzo Vecchio ed il percorso museale di Palazzo Vecchio si arricchisce anche quest'anno con questa esposizione di tre preziosi Bambinelli - ha detto l’assessora Maria Federica Giuliani - Il Bambin Gesù nel presepe è il senso profondo di speranza e grande attesa dell'uomo. Proprio il Presepe come voluto da San Francesco in questo particolare anniversario dell'ottocentenario del Presepe di Greccio, rappresenta insieme allo stesso San Francesco, un'icona trasversalmente familiare, anche laica, nel cuore di ognuno di noi". "Il Natale è anche tempo di riflessione sulle immagini più familiari del nostro patrimonio artistico e religioso, come quelle della nascita di Gesù e della manifestazione del divino a Betlemme, secondo il racconto tramandato nei Vangeli - ha affermato Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze - Fuori da ogni avversità o divergenza ideologica, il Natale, come il presepe, accomuna adulti e bambini in sentimenti ed emozioni di gioia e benevolenza, di attesa e speranza. Quest’anno abbiamo scelto le sculture di tre Divini Bambini per ricordare, soprattutto agli adulti, che l’infanzia deve essere protetta per la sua indifesa innocenza e sapienza. In questi giorni però il dolore e le sofferenze di tanti bambini ci ricordano che la strage degli innocenti continua ancora". Lo scorso anno nella Sala delle Udienze di Palazzo Vecchio veniva esposto un bellissimo presepe di Benedetto Buglioni, quest’anno saranno presentate tre sculture realizzate tra il XV e il XVIII secolo, provenienti dal Complesso di Santa Maria Novella, dal Museo d'arte sacra e religiosa Beato Angelico di Vicchio e dalla Chiesa Cattolica Parrocchiale S. Maria a Settignano. Un’occasione speciale per riflettere sulla disarmata purezza dell’infanzia, travolta, oggi come ieri, dalla sciagurata e disumana violenza degli uomini che preferiscono la guerra e le tenebre alla luce e alla pace, l’odio all’amicizia, il pessimismo alla speranza. I tre Divini Bambini - uno benedicente in gesso dipinto, l’altro in posa di piccolo Re del Mondo in legno dipinto e dorato, il terzo disteso supino in terracotta policroma - vengono qui presentati assieme sul piano del grande bancone ligneo conservato nella Sala delle Udienze. Il primo in piedi ha già il sembiante del Salvatore che vuole proteggere con la sua Grazia l’umanità intera. Il secondo è infante regale, raggiante come un astro. Il terzo è umile, indifeso, ricolmo di bontà e innocenza, come immaginato da San Francesco, a cui si deve il primo presepe a Greccio di cui ricorre quest’anno l’ottavo centenario. Tre bambini divini ricordano a tutti la sacralità della vita umana custode fin dalla nascita della sua origine divina, il progetto a cura di Sergio Risaliti si è avvalso della collaborazione con l’Arcidiocesi fiorentina e dell’organizzazione MUS.E. (gci)

A ROVIGO LE OPERE DI HENRI DE TOULOUSE-LAUTREC

Sarà Henri de Toulouse-Lautrec il protagonista dell’appuntamento annuale della primavera di Palazzo Roverella a Rovigo con l’arte internazionale. La grande mostra del 2024 è riservata all’artista francese, tra i più rappresentativi di Parigi, e si potrà ammirare dal 23 febbraio al 30 giugno. A promuoverla è la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo. La mostra, prodotta da Dario Cimorelli Editore, è a cura di Jean-David Jumeau-Lafond, Francesco Parisi e Fanny Girard (direttrice del Museo Toulouse-Lautrec di Albi), con la collaborazione di Nicholas Zmelty (sezione Manifesti e Incisioni). Superando l’approccio che tanto spesso riduce Toulouse-Lautrec a un universo privo di sfaccettature e talvolta persino relegandolo alla sola attività di creatore di manifesti, questa mostra si sofferma sulla sua attività di pittore, con dipinti e pastelli provenienti da importanti musei americani ed europei, oltre che francesi, in rapporto all’ambiente parigino in cui operava mettendo l’artista a confronto con realisti, impressionisti, simbolisti con cui condivideva esperienze e momenti di vita quotidiana. L’esposizione non trascura ovviamente l’attività di Toulouse-Lautrec nel campo del manifesto. Oltre alle celebri Affiches, vengono esposti dipinti e disegni preparatori dell’artista, affiancandoli in un rapporto dialettico ai lavori dei numerosi artisti attivi contemporaneamente negli stessi ambienti, che spesso affrontano le medesime tematiche. Questa attenta ricostruzione dell’intera attività di Toulouse-Lautrec, attraverso le sue opere (60 opere dell’artista su più di 200 opere complessive esposte) intende evocare in maniera più vasta e organica la vivacità della scena artistica parigina, superando il riduttivo concetto di Belle Époque. L’esposizione è arricchita da numerosi focus per meglio descrivere l’ambiente artistico parigino in cui operava l’artista: “Parigi 1885-1900”, “Le Chat Noir”, “Toulouse-Lautrec e gli amici artisti”, “Il rinnovamento della grafica” e soprattutto una sezione inedita dedicata al movimento artistico francese “Les Arts Incohérents” (a cura di Johan Naldi), anticipatore di molte delle tecniche adottate dalle avanguardie del Novecento come il Dadaismo. Tutte le opere del gruppo date per disperse da oltre un secolo sono state ritrovate nel 2018 e alcune di queste recano, al verso, l’etichetta di una delle loro esposizioni corredata dal catalogo pubblicato dalle edizioni del celebre locale Chat Noir. La mostra di Rovigo è la prima occasione per poterle nuovamente ammirare. Oltre ai saggi dei curatori il catalogo è arricchito dagli studi di Nicholas Zmelty sulla Grafica, di Johan Naldi su Les Arts Incohérents, di Mario Finazzi sugli artisti spagnoli a Parigi tra Ottocento e Novecento e di Bertrand du Vignaud – pronipote di Toulouse-Lautrec – sul rapporto tra Marcel Proust e l’artista. (gci)

A LIVORNO ESPOSTI I DISEGNI AUTOGRAFI DI LEONARDO DA VINCI

Un'imperdibile occasione per ammirare i disegni autografi di Leonardo da Vinci: dallo scorso 21 dicembre fino al 1° aprile, al Museo della Città di Livorno sarà ospitata la mostra "Leonardo da Vinci. Bellezza e invenzione”. Promossa e organizzata dal Comune di Livorno, insieme a MetaMorfosi Eventi, curata da Sara Taglialagamba, catalogo di Sillabe, vedrà in esposizione 15 disegni autografi relativi al Leonardo da Vinci del Codice Atlantico, dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, e del Codice sul Volo degli Uccelli, dalla Biblioteca Reale di Torino. Vi saranno anche disegni e dipinti leonardeschi che testimoniano la ricezione e la diffusione dei temi di Leonardo. In tutto oltre 70 opere che descrivono il connubio strettissimo tra bellezza e invenzione proprio del suo genio universale. Il sindaco di Livorno Luca Salvetti ha affermato: “Siamo entusiasti di presentare questa straordinaria mostra dedicata a Leonardo da Vinci, alla bellezza e all’unicità della sua inventiva e della sua creatività, un progetto che ha richiesto due anni di instancabile impegno e dedizione. Portare nella nostra amata Livorno ben 15 disegni autografi del maestro e il celebre Codice del Volo degli Uccelli costituisce un traguardo che ci riempie di orgoglio e trasforma questa esposizione e gli eventi ad essa correlati in un capitolo indimenticabile della nostra storia culturale. I disegni esposti sono i pilastri fondamentali del percorso creativo e proto-scientifico di Leonardo, essenziali come le radici ad un albero maestoso. Senza di essi, le sue opere maggiori non sarebbero mai nate, ma soprattutto senza la comprensione della sua prassi creativa non si può essere in grado di avvicinarsi al fenomeno storico che il maestro rappresentò lungo il cammino della sua esistenza: 'l’uomo universale'. Grazie ai lunghi e dettagliati studi di Sara Taglialagamba, la curatrice, e dei suoi colleghi, la mostra si propone di immergere il visitatore nell'essenza stessa della genialità di Leonardo, aprendo una finestra sulla sua mente visionaria e sulla sua vasta e diversificata creatività”. L’assessore alla Cultura del Comune di Livorno, Simone Lenzi, che ha fortemente voluto l’esposizione, ha dichiarato: “Molti si chiedono quale sia il legame tra Leonardo da Vinci e Livorno. Le risposte sono molteplici e profonde e sono radicate nella storia stessa della nostra città. Leonardo è l'emblema del Rinascimento, ispiratore della prima modernità, rappresenta lo spirito autentico di un futuro che attinge alle sue radici: e la città rinata dalla volontà granducale è figlia stessa di quel pensiero, la sua concezione culturale e il suo impianto urbanistico incarnano profondamente il suo spirito. Una seconda risposta è la presenza in più occasioni dell’artista, a servizio di Cesare Borgia e Iacopo Appiani nel nostro territorio e le attenzioni che riservò alla città di allora, alla sua marina e all’entroterra, concentrandosi particolarmente su possibili imprese idrauliche dedicate all’Arno. L’ultima ragione è stata la presenza di un importante disegno di Leonardo da Vinci in una prestigiosa collezione livornese e l’interessante, quanto inaspettata, vicenda collezionistica che permise all’opera di entrare nel patrimonio dello Stato italiano. La verità è che però questa mostra non vuole essere una celebrazione di Leonardo a Livorno. L’articolazione delle sue invenzioni, la portata delle sue speculazione, la qualità delle sue imprese artistiche, insomma il suo influsso culturale sono pilastri della Storia italiana, europea e mondiale; La sua grandezza abbraccia ogni sfaccettatura della vita e della conoscenza, anche attraverso le arti, e questa mostra è un invito a esplorare le profondità della sua mente straordinaria, offrendo a Livorno, ma non solo, l'opportunità di apprezzare e imparare da uno dei protagonisti della nostra Storia”. Pietro Folena, presidente MetaMorfosi Eventi ha dichiarato: “MetaMorfosi è l'impresa culturale italiana più impegnata nelle esposizioni attorno alla figura di Leonardo. Siamo orgogliosi di questo cammino che ha permesso approfondimenti scientifici e restauri significativi, e che ora ci porta ai Bottini dell’Olio, grazie alla sapiente e attenta curatela di Sara Taglialagamba, a quest’originale 'Bellezza e invenzione'. Il cuore della mostra, coi disegni originali del Codice Atlantico dell’Ambrosiana di Milano e col Codice sul Volo degli Uccelli, indaga la relazione tra la ricerca del bello -culminata nei grandi capolavori pittorici di Leonardo- e l’interesse per la natura e per la scienza. Arte e scienza, quindi, in uno straordinario binomio”. Così Paolo Cova, direttore scientifico Museo della Città di Livorno: “Mi permetto di rubare le parole di Leonardo: 'O studianti, studiate le matematiche, e non edificate sanza fondamenti', con questa mostra e la riapertura del Museo della Città, con le sue collezioni permanenti, stiamo ri-edificando con eccellenti fondamenta uno spazio che sia pienamente dedicato allo splendido patrimonio artistico di Livorno. Perciò, vi aspettiamo per scoprire l'opera dell'uomo di Vinci, i tanti e piccoli capolavori delle collezioni del Comune e il modo nuovo con cui le raccontiamo”. Secondo Sara Taglialagamba, curatrice della mostra: “La mostra si articola in quattro sezioni: Leonardo e il suo rapporto con il territorio; bellezza e invenzione secondo Leonardo; la diffusione e la ricezione di Leonardo tra il Cinquecento e il Settecento; e, infine, l’omaggio allo studioso Carlo Pedretti. Nella prima sezione è indagata la presenza dell’artista a Livorno e nei territori limitrofi, con particolare attenzione ai due soggiorni a Piombino, nel 1502 per volere di Cesare Borgia e nel 1504 sotto Iacopo IV Appiani. La seconda sezione rappresenta il cuore pulsante della mostra: un itinerario cronologico conduce alla scoperta delle opere autografe appartenenti al Codice Atlantico della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano e del Codice sul volo degli uccelli dei Musei Reali – Biblioteca Reale di Torino. La terza parte affronta la diffusione e la ricezione di Leonardo tra i suoi allievi e seguaci, per scoprire che, ad eccezione di pochi casi isolati, almeno fino alle soglie del Settecento, egli fosse conosciuto come pittore. Tuttavia, la presenza di un raro documento come il disegno tecnologico 4085 A del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi di Firenze, attesta che, già a metà del Cinquecento, si registra l’effettiva circolazione e fortuna di alcuni disegni tecnologici autografi, alcuni rintracciabili tra le carte di Leonardo, altri andati in parte perduti. La quarta e ultima parte della mostra, alla quale si accede lasciando l’edificio dei Bottini dell’Olio ed entrando negli spazi dell’ex Chiesa del Luogo Pio, sede della Sezione Arte Contemporanea del Museo della Città, è dedicata allo studioso Carlo Pedretti con l’obiettivo di valorizzare sia il ruolo fondamentale all’interno degli studi leonardiani, sia il dialogo ininterrotto tra Leonardo e l’arte del Novecento, da lui sempre incoraggiato”. (gci)

NELLA FOTO. Claude Monet (1840-1926), Ninfee, 1916-1919 circa. Olio su tela, 130×152 cm.
Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966. Inv. 5098
© Musée Marmottan Monet, Paris

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