E’ sufficiente leggere, con la dovuta attenzione, le corpose relazioni redatte dalla DIA e presentate al Parlamento nell’ultimo ventennio e magari anche quelle, annuali, della DCSA, per rendersi conto di come sia andato avanti di molto quel processo di mondializzazione delle mafie, con prospettive molto preoccupanti ancor di più in tutti quei Paesi dove non c’è un livello soddisfacente di democrazia. Basti pensare ai paesi dell’Africa, dell’Asia, del Medio Oriente, dell’America Latina, con una instabilità endemica che ha favorito enormemente i giochi e gli interessi delle multinazionali del crimine. Se veramente si vuole contrastare questo dannosissimo processo,il terreno è quello della solidarietà, della cooperazione seria, della lotta agli squilibri nei livelli di sviluppo, di ricchezza tra gli Stati del mondo. E’ il tema globale,complesso e grandioso, dei rapporti di collaborazione a livello internazionale. E’ la sfida delle future generazioni, il loro compito storico. E’ la “madre di tutte le questioni” di grande portata storica dell’epoca che stiamo vivendo: lo sviluppo del terzo mondo, il rapporto nord-sud, le discriminazioni razziali ed economiche a livello di popoli, di nazioni, di continenti; il tema della pace e della guerra. Di fronte a questa visione non “entusiasmante” può sembrare improprio (perché inadeguato) qualsiasi sforzo, qualsiasi operare. Ma non è così.
Le menti criminali sono anch’esse umane e imperfette e il loro mondo è altrettanto diviso e conflittuale. Anche i piccoli successi quotidiani delle magistrature e delle Polizie nel mondo sono fatti importanti in un quadro di un processo reale di sviluppo delle politiche globali che vengono elaborate sui tavoli comunitari. E’ anche vero che si rileva ancora molto pessimismo in giro e negli ultimi anni la situazione non si è evoluta se non in senso negativo, ancor di più oggi in cui il contesto politico internazionale non lascia intravedere possibilità di cambiamento della tendenza.
Una tendenza che emerge chiaramente anche nelle pagine dell’ultimo rapporto di pochi giorni fa dell’Europol che in ambito UE identifica addirittura le attività di 821 reti criminali tra le più pericolose, con quelle italiane che operano in più di 45 paesi in attività che vanno dal traffico di stupefacenti,all’estorsione, al traffico di rifiuti, alle frodi sulle accise sul tabacco, al riciclaggio. Su tutte le mafie la ‘ndrangheta che “è la più tecnologicamente avanzata perché ha capito l’importanza di coniugare la realtà analogica e la virtualità digitale e dimostra una capacità di adattamento alle nuove tecnologie.” ( Antonio Nicaso nel suo intervento al Palazzo di Vetro dell’ONU dove nei giorni scorsi si è tenuta la conferenza sul tema “Le sfide imposte dalla c.o. nell’era dell’intelligenza artificiale e di internet”). Un complesso di attività illecite che ha fatto del crimine organizzato la prima industria mondiale con fatturati iperbolici che l’internazionalizzazione delle aziende criminali fa sempre più lievitare. Dobbiamo prendere coscienza di questo problema globale che è affare di tutti perché il potere criminale è ormai sempre più potere economico con i pericolosissimi condizionamenti della politica che è logico ipotizzare e che si riscontrano in inchieste giudiziarie anche in corso.
In uno dei suoi interessanti contributi informativi Gian Carlo Caselli, ex magistrato, ricordava come “le imprese criminali globali “..ingrassano” dovunque ci siano guerre e conflitti. E se non ci sono guerre e conflitti spesso li provocano per poter “ingrassare”, lasciandosi dietro miseria e disperazione. E’ il futuro di intere generazioni che viene rubato. L’economia e la politica, profondamente inquinate, sono costrette a piegarsi agli interessi dei gruppi criminali (..) e le imprese criminali globali finiscono per essere fra i peggiori nemici della giustizia e della pace”. Gli scenari criminali che si sono andati delineando nel mondo e l’interazione con il terrorismo costituiscono un quadro di grandissima pericolosità per la sicurezza di molti paesi.
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