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direttore Paolo Pagliaro

Immigrazione
cosa (non) cambia

Immigrazione <br> cosa (non) cambia

di Paolo Pagliaro

Nonostante l’enfasi con cui è stato accolto, il voto del Parlamento europeo sulle nuove politiche migratorie cambia poco o nulla rispetto al passato. L’onere dell’accoglienza e della gestione delle richieste di asilo spetterà ancora al paese di primo ingresso. Non sarà obbligatorio il ricollocamento dei migranti fra tutti i paesi dell’Unione. I governi che non accettano il principio della solidarietàsi faranno perdonare finanziando le operazioni di controllo alle frontiere esterne.
E’ da notare che a due mesi dal voto europeo, sul fondamentale tema dell’immigrazione la nostra coalizione di governo esprime quella che nel totocalcio si chiamerebbe una tripla - 1 x 2 - per usare l’immagine suggerita da Francesco Cundari sul giornale l’Inkiesta: Lega contraria, Forza Italia favorevole, Fratelli d’Italia dipende (ma più sì che no, avendo votato a favore di sette articoli su nove). Non meno significativo è il dissenso del Pd dagli altri partiti del gruppo socialista a riprova che sull’immigrazione non è possibile tracciare linee di demarcazione coerenti, né tra destra e sinistra, né a livello nazionale.
In tanto smarrimento si segnala la concretezza dell’accordo firmato oggi a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio con tre ministeri per consentire - al di fuori del decreto flussi - l’ingresso di un primo contingente di migranti per motivi di lavoro . Si è deciso di applicare a chi desidera emigrare per trovare un impiego il modello dei corridoi umanitari - che hanno permesso finora l’ingresso regolare in Europa di 7 mila rifugiati. Questi si chiameranno corridoi lavorativi, e ce ne vorrebbero non uno ma mille per rispondere alle richieste sempre più pressanti delle imprese che rischiano di chiudere per mancanza di manodopera.

(© 9Colonne - citare la fonte)
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