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direttore Paolo Pagliaro

Tra nuovi linguaggi e Street Art a Caorle (VE)

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Tra nuovi linguaggi e Street Art a Caorle (VE)

Una mostra evento dedicata ai tanti aspetti dell’arte negli ultimi decenni: l'Amministrazione Comunale di Caorle (VE), in collaborazione con l'agenzia MV Arte di Vicenza, ha presentato la mostra “Basquiat, Haring, Banksy: the international and mysterious world of Street Art”, che sarà ospitata presso il Centro Culturale A. Bafile dallo scorso 10 maggio fino al 1° settembre. La mostra, curata da Matteo Vanzan, racconta l'evoluzione di un linguaggio che, come un fiume carsico, appare e scompare lasciando tracce inequivocabili del suo passaggio sui muri di tutto il mondo. Protagonisti del percorso espositivo saranno coloro che, dagli Anni '70 ad oggi, sono considerati tra i principali portavoce di un'espressione internazionale che ha unito intere generazioni: Banksy, Jean-Michel Basquiat, Delta 2 e Arte di Frontiera, D*Face, Dolk, Stelios Faitakis, John Fekner, KayOne, Keith Haring, Logan Hicks, JR, Mike Giant, Mr. Brainwash, Nasty, Obey, Seen, Slog 175, Sten e Lex, Swoon, Taki 183, Vhils, Mr. Wany e molti altri ancora. Più di 70 le opere presentate, provenienti da Italia, Spagna, Francia, Inghilterra e Stati Uniti, in un'alternanza di lavori su tela, legno, carta, serigrafie firmate, poster, memorabilia oltre ad una selezione di disegni preparatori forniti direttamente dagli artisti selezionati dopo oltre due anni di ricerca e concessi in via esclusiva al Comune di Caorle con l'obiettivo di indagare la Street Art dalla sua nascita fino ai giorni nostri. “Caorle si conferma meta turistica a forte vocazione culturale - commenta il sindaco di Caorle, Marco Sarto - Anche nel 2024, la Città si è dedicata con particolare impegno a valorizzare la propria già ricca proposta culturale con manifestazioni ed eventi di assoluta rilevanza”. E continua parlando della mostra: “Fino all'inizio di settembre, renderà il nostro centro culturale ‘Bafile’ un punto di riferimento per gli amanti dell'arte contemporanea. Caorle è cultura e si è dimostrata ancora una volta capace di coniugare il suo passato millenario con ciò che di più interessante offre la modernità”. “È un vero onore per Caorle poter ospitare le opere di artisti così prestigiosi. Basquiat e Haring sono i capostipiti della Street art, i primi ad aver portato questo movimento dalle strade ai musei. Banksy è il più celebre artista contemporaneo, celebrato in tutto il mondo - continua il vicesindaco di Caorle e assessore alla Cultura, Luca Antelmo - Quest'anno la Street Art è il filo conduttore della proposta culturale della Città di Caorle, una proposta ricca, accattivante e assolutamente trasversale. Una proposta che valorizza Caorle e che la rende un'eccellenza nel panorama della località balneari italiane. Voglio ringraziare MV Arte per aver curato l'organizzazione di una mostra così prestigiosa, la Consigliera Comunale delegata alla cultura Elisa Canta e gli Uffici Comunali per il prezioso lavoro svolto dietro le quinte”. “La mostra - spiega Matteo Vanzan, direttore artistico di MV Arte e curatore dell'esposizione - è strutturata per essere un'indagine scientifica, oltre che artistica, sul fenomeno generazionale della Street Art, partendo dalla nascita del graffitismo nella New York di fine anni Sessanta per arrivare fino ai nuovi protagonisti contemporanei. Vogliamo porre al visitatore una serie di interrogativi che parlano di una sottocultura indomabile, affascinante, misteriosa e per molti versi ancora avvolta nel mistero che, all'improvviso, emerse dall'underground per riversarsi nei canali mainstream grazie ad alcuni protagonisti: Basquiat, Haring e Banksy. Questi artisti rappresentano solamente la punta di un iceberg ben più profondo: un mondo fatto di attitudine, regole non scritte e codici interni svolti in non luoghi come le metropolitane o i muri del mondo per un'arte senza confini che si estende in ogni angolo del pianeta e che raccoglie le voci di un'umanità in continua urgenza espressiva”. “Credo che la Street Art - conclude Vanzan - abbia rinunciato al suo status di entità alternativa contro il mainstream nel momento stesso in cui Taki 183, il writer che diede inizio a tutto, venne ‘promosso’ con l’articolo TAKI 183 Spawns Pen Pals, apparso sul New York Times nel 1971. Grazie a quell’articolo venne considerato il padre dei graffiti contemporanei e la sua leggenda si è estesa a dismisura. Tutto questo interessamento mediatico verso un fenomeno sovversivo e di istanza polemico-sociale fu solamente la miccia che fece esplodere l’attenzione verso quello che viene ancor oggi considerato un luogo della notte dell’invisibilità. Questo luogo si manifesta in altrettanti non-luoghi: le metropolitane, i sottopassi, i cavalcavia, ma soprattutto su muri bianchi che diventano il campo per una battaglia disputata a suon di marker, colori acrilici e bombolette spray. Quello rappresentato in questa esposizione è dunque questo luogo del mistero, consapevoli che non c'è più tempo per definizioni o accademismi, ma che la Street Art è oggi linguaggio universale della nostra società”. (gci)

“LE DIABLE AU CORPS”: ARTE E DESIDERIO EROTICO A CANNETO SULL’OGLIO (MN)

Con una mostra dedicata al desiderio erotico e all’irrequietudine del corpo riprende l’attività espositiva di BonelliLAB a Canneto sull’Oglio (MN), spazio di dimensioni museali storicamente dedicato all’arte contemporanea. E di carattere museale è la grande collettiva che ne riapre le porte, dal titolo “Le diable au corps”, a cura di Daniele Capra e Massimo Mattioli. Dal 26 maggio al 28 luglio, oltre cinquanta opere su tela e su carta di dodici dei più significativi artisti della scena italiana nati negli anni Ottanta e Novanta indagano il desiderio, a partire dalla percezione della pulsione erotica quale fondamentale elemento di scoperta dell’identità, ma anche di destabilizzazione e messa in discussione dello status quo. “Le diable au corps” riunisce i lavori di Sabrina Annaloro, Romina Bassu, Nicolò Bruno, Chiara Calore, Giulio Catelli, Nebojsa Despotovic, Olga Lepri, Paolo Pretolani, Adelisa Selimbasic, Davide Serpetti, Flaminia Veronesi e Maria Giovanna Zanella, nella quasi totalità realizzati appositamente per la mostra. A conclusione del percorso espositivo, nella penombra di una dark room, una selezione di lavori su carta dal carattere più libero rimarca gli aspetti più intimi della relazione amorosa. Il progetto prende ispirazione dall’omonimo romanzo di Raymond Radiguet che narra di una relazione proibita nel corso della Prima guerra mondiale fra due giovanissimi amanti, uno svogliato studente liceale e una donna sposata, moglie di un soldato in guerra. Con una prosa nervosa e carica di immagini vivide, Radiguet racconta questo amore all’epoca scandaloso, evocando magistralmente le atmosfere, le ansie e i paesaggi emotivi dei personaggi. La mostra è corredata da una pubblicazione, contenente le immagini delle opere, le viste dell’installazione e i testi dei curatori. (gci)

ALLA SCOPERTA DEL PITTORE LORENZO PERETTI A DOMODOSSOLA (VB)

“Lorenzo Peretti (Buttogno 1871 - Toceno 1953). Natura e mistero” è la nuova mostra organizzata da Collezione Poscio nello spazio espositivo di Casa De Rodis, a Domodossola (VB), dal 26 maggio al 26 ottobre. L’esposizione, curata da Elena Pontiggia, indaga per la prima volta organicamente la figura di Peretti, il più misterioso e sconosciuto dei pittori vigezzini, inquadrandolo nel contesto del suo tempo. La mostra comprende circa ottanta opere e ripercorre tutta la breve vicenda di questo singolare artista (“carattere misantropo e artista nel vero senso” diceva di lui il suo maestro Enrico Cavalli), che ha dipinto solo per una dozzina d’anni, non ha mai esposto in vita sua e nel suo studio non faceva entrare nessuno, tanto che la sua figura di colto intellettuale, pervaso di tensione religiosa, è stata spesso scambiata per quella di un alchimista in odore di stregoneria. L’esposizione presenta tutti i suoi principali lavori, tra cui il visionario Bosco dei druidi (1898 circa), i suoi più importanti paesaggi divisionisti della Val Vigezzo e i precoci, anticipatori quadri non-finiti di inizio Novecento. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da SAGEP con un testo analitico di Elena Pontiggia e uno scritto di Davide Brullo. Lorenzo Peretti jr nasce da una famiglia di artisti. Il nonno Lorenzo (1774-1851) era chiamato “il Raffaello della Val Vigezzo”. Il padre, Bernardino, era anche lui pittore, ma contrasta la vocazione artistica del figlio. Solo nel 1889, quando muore lasciandogli una cospicua eredità, il giovane Lorenzo può dedicarsi alla pittura. Nel 1890-92 studia con Carlo Giuseppe Cavalli e soprattutto con Enrico Cavalli alla scuola Rossetti Valentini di S. Maria Maggiore, dove ha per compagno Carlo Fornara, con cui stringe amicizia. Nel 1892 vede la mostra di Fontanesi a Torino, da cui è inizialmente influenzato. Forse già nel 1893, e sicuramente nel 1894, compie un viaggio con Fornara ed Enrico Cavalli a Lione, dove studia la pittura materica di Monticelli e la pittura francese da Delacroix e Courbet agli impressionisti, Seurat e Cézanne. Alla fine del 1894 si appassiona al divisionismo, ma nel 1896 rifiuta la proposta di Morbelli e Pellizza da Volpedo di esporre coi divisionisti l’anno successivo. Crea in questo periodo, con Adolfo Papetti, una biblioteca esoterica e teosofica, oggi purtroppo dispersa. Nel 1897 compie un viaggio a Monaco di Baviera. Si avvicina intanto al simbolismo e dipinge una natura abitata da visioni (Gli spiriti del male; Il bosco dei druidi). Agli inizi del nuovo secolo smette probabilmente di dipingere. Nel 1902 pubblica su “L’Indipendente” l’articolo su Fornara Dell’Arte nella società. Nel 1903 compie un viaggio a Parigi, dove torna ancora nel 1906-1908, dividendosi fra la capitale e la vicina Montrouge. Nel 1910 diventa redattore del “Popolo dell’Ossola”. Negli anni Venti redige il suo testamento spirituale “In suprema identità. Invocazione metafisica”, in cui concilia la religione cristiana con la teosofia di Schuré e di Guénon. Da questo momento non si sa più nulla dell’artista, che scompare a Toceno nel 1953. (gci)

“LA BELVA NELLA GIUNGLA”: A FIRENZE L’OPERA VIDEO DI FEDERICO TIEZZI

Il Museo Novecento di Firenze ospiterà dallo scorso 17 maggio fino al 7 luglio l'opera video di Federico Tiezzi “La belva nella giungla”, tratta dall'omonima novella di Henry James pubblicata nel 1903, curata per l'occasione nella traduzione e nella drammaturgia da Sandro Lombardi. Con questo nuovo progetto il regista, drammaturgo e artista visivo Tiezzi continua la sua decennale esplorazione del linguaggio e delle possibilità artistiche del video. L'installazione video vede gli interpreti Anna Della Rosa e Graziano Piazza nei ruoli dei protagonisti della storia May e John. Si avvale dei costumi di Giovanna Buzzi, le luci di Gianni Pollini e interventi pittorici di Jacopo Stoppa. La fotografia e il montaggio sono invece del regista cinematografico Nicola Bellucci. L'opera è una produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi, Vulpis Productions. Il progetto è realizzato con il contributo di Fondazione CR Firenze e con il sostegno di Regione Toscana e MiC. “Siamo onorati di accogliere un'opera video di Federico Tiezzi, tra i maggiori protagonisti della ricerca e sperimentazione teatrale in Italia dagli anni '80 in poi - ha detto Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento - Un patrimonio prezioso di sensibilità e intelligenza visiva, di poesia e architettura scenica per Firenze, per l'Italia, celebrato in tutto il mondo. Con Federico Tiezzi la suddivisione di genere e di categorie tra arte e teatro, tra pittura e nuove tecnologie, suono e parola tende non tanto a cadere quanto a dissolversi in una trama ricchissima e sofisticata di connessioni e sviluppi. Con ‘La belva nella giungla’, tratto dall'omonima novella di Henry James, Federico Tiezzi propone di ribaltare la prospettiva con la quale guardiamo usualmente alla presenza terrestre nell'universo. Infatti, ci si trova a dover invertire la logica con cui concepiamo lo svolgersi del destino. Se per gli antichi l'esistenza umana è interconnessa tra il luogo in cui abitiamo, città o pianeta, e il cosmo, in questo caso la relazione è inversa: invece che dal piccolo al grande, ci spostiamo dall'infinito verso il minimo degli eventi che condizionano, nel bene e nel male, la storia della nostra vita. Un incontro tra due persone è assai più intenso vissuto à rebours che nel momento in cui avviene è guardando a distanza che tutto ci appare più poetico e misterioso”. “La belva nella giungla” è il primo capitolo del progetto “The pale blue dot”, titolo di una celebre fotografia del pianeta Terra scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1, a sei miliardi di chilometri di distanza, oltre l'orbita di Nettuno. “Ho immaginato di narrare il racconto di Henry James - spiega Tiezzi - come una delle ‘tante storie umane’ che si svolgono dentro quel pallido punto blu perso nello spazio: il bagliore di una struttura umana che prima s'intercetta e poi si polverizza, come un segnale che s'aggancia e si perde nello spazio”. Le opere video di Federico Tiezzi esplorano il modo in cui tecnologia, corpo attoriale, fotografia, luce, immagine cinetica e parola recitata convergono in una alleanza trans-specie. Negli Anni '80 del Novecento Federico Tiezzi si dedica alla riscrittura visiva di alcuni suoi importanti spettacoli come “Crollo Nervoso” per il Theater der Welt di Colonia del 1983. Del 1986 è la mostra, per Villa Medici e l'Accademia di Francia, dei “Ritratti di fine Millennio” in cui presenta ritratti video di amici pittori (Alighiero Boetti, Mario Schifano, Nicola de Maria, Gianni Dessì, Luigi Ontani, Bruno Ceccobelli). A questa si aggiungono successivamente le ricerche di riscrittura cinematografica di suoi spettacoli teatrali e lirici. Torna alla videoarte nel 2021 realizzando Mater strangosciàs alla Pietà Rondanini dal testo di Giovanni Testori, per il Louvre e il Castello Sforzesco in occasione della mostra “Il Corpo e l'anima, da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento”. E, infine, dopo la serie di ritratti di pittori "nati sotto Saturno" delle Vite di Giorgio Vasari (Pontormo, Rosso fiorentino, Buffalmacco, Paolo Uccello, Sodoma, Piero di Cosimo e Giorgio Vasari) esposti al Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni a Pistoia nella mostra “Revox” (progetto vincitore del PAC2021- Piano per l'Arte Contemporanea del Ministero della Cultura), dedica questa sua ultima opera a un famoso racconto di Henry James, tradotto e drammatizzato da Sandro Lombardi. Nella sala adiacente a quella dell'installazione sarà allestita una piccola esposizione di reference da cui Tiezzi ha tratto ispirazione per la sua opera: un breve video che raccoglie le principali fonti videografiche realizzato da Nicola Bellucci e le tavole originali degli interventi pittorici di Jacopo Stoppa. (gci)

ESPOSTI A PISTOIA I “MIRAGGI” DI PASQUALE CELONA

Tra paesaggi e vele, in mostra a Pistoia le opere di Pasquale Celona: dal 25 maggio al 16 giugno si svolgerà nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia l’esposizione “Miraggi”, che mette in mostra l’arte di Pasquale Celona. Ideata e curata da Jacopo Celona e da Melanie Zefferino - quest’ultima anche responsabile del catalogo - con la compartecipazione del Comune di Pistoia, nelle quattro sale affrescate del Municipio l’esposizione antologica temporanea propone oltre trenta dipinti realizzati in più di 40 anni di carriera artistica, che spaziano tra nature morte, figure, paesaggi e marine, le amatissime vele. A questi soggetti si affiancano due opere molto conosciute, la Primavera (1985) e l’Annunciazione (1992). Classe 1943, calabrese di nascita ma toscano d’adozione, Pasquale Celona nel 1995 insieme al fratello Piero ideò e tenne a battesimo la "Florence Biennale", mostra Internazionale di Arte Contemporanea e Design (di cui oggi è presidente) che in 14 edizioni ha raggiunto risultati importanti e che l’anno prossimo si prepara a vivere un altro momento straordinario con la XV edizione e oltre trent’anni di attività. Tuttavia, in tutto questo tempo, Celona non ha mai dimenticato di essere prima di tutto un artista, estremamente attento a tutto ciò che lo circonda: come ha notato Melanie Zefferino, sulle tele Celona ha trasposto “le sue visioni di paesaggi, ma anche di figure e cose sospese in una atmosfera tra il reale e l’immaginario. Vagando fra nuvole dai toni pastello, alberi fatati e vele cangianti, attraverso la sua narrazione visiva dai toni onirici, Celona racconta pure che, sulle sponde dello Ionio, i ‘discendenti della Magna Grecia’ ancor oggi ergono capanne - effimere quanto suggestive nei dipinti dell’artista, poiché ci riportano con la mente a sere d’estate trascorse in giovinezza e impresse nella memoria, dove però il ricordo ha assunto i contorni sfumati del mito. L’Artista raccoglie e reinterpreta l’eredità culturale dell’occidente - prosegue la co-curatrice della mostra - ma anche gli spunti del Novecento e della contemporaneità infondendo alle sue pitture, attraverso il particolare uso della luce che gli è proprio, i colori e le suggestioni della Calabria che gli ha dato i natali, ma anche della Toscana, sua terra d’adozione. E lo fa osservando, e al tempo stesso reinventando per immagini, il mondo che lo circonda. Le rappresentazioni che derivano da questo suo fare artistico sono tanto immaginifiche quanto inafferrabili nella loro valenza estetica, imperniata su una continua ricerca di armonia e bellezza. Sono dunque mirabili ‘miraggi’ queste pitture, olii su tela in cui la luce si fa corporeità di un universo fantastico dai mille colori”. (gci)

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