Ci fu un’epoca non lontana in cui la Fiat dava lavoro a 190mila persone - 400 mila con l’indotto - produceva in 190 stabilimenti ed esportava made in Italy in una cinquantina di paesi. Una potenza produttiva frutto, oltre che di imprenditorialità, anche del generoso sostegno statale: ha calcolato Federcocontribuenti che dal 1975 a oggi la Fiat ha incassato dallo Stato 220 miliardi di euro, tra casse integrazioni, prepensionamenti, rottamazioni, nuovi stabilimenti in gran parte finanziati con risorse pubbliche e contributi concessi a vario titolo.
L’esito – per il sistema paese - è stato infausto: di quella potente industria oggi rimane poco. L'Italia da Paese produttore ed esportatore di auto è diventato Paese di consumo di auto fabbricate altrove.
Come segnala stamane il quotidiano Italia Oggi, lo stesso disastro sta ora per ripetersi nel comparto dei bus e delle autocorriere . Un tempo due marchi, BredaMenarini e Iveco, giocavano un ruolo da protagonisti sui mercati. Oggi Iveco è controllata da Exor, la finanziaria degli Agnelli con sede in Olanda, si occupa soprattutto di veicoli commerciali e i bus elettrici li costruisce in Francia e Repubblica ceca. Mentre BredaMenarini, controllata da Invitalia e Leonardo, sta cercando un acquirente che non trova. L’azienda adesso si chiama Industria Italiana Autobus e ha i suoi stabilimenti a Bologna e in Irpinia: per errori gestionali e finanziari è in agonia da alcuni anni nonostante le commesse legate alla transizione ecologica. Se chiude, 600 persone perdono il lavoro e l’Italia dopo aver smesso di costruire automobili smette anche di costruire autobus.
(© 9Colonne - citare la fonte)