La Politica non è bordeggiare tra porticcioli, con la paura del vento e del mare. La Politica è una grande traversata, dove bisogna capire il meteo complessivo e le grandi correnti, e magari prendere rotte che portano più lontano per arrivare sicuri alla meta. Una meta che non è mai l’Oggi ma è sempre il Domani e dove non bisogna mai pensare al quotidiano ma agli anni successivi.
In Italia, in questi giorni, siamo di fronte ad una situazione inedita dove, per la prima volta le principali coalizioni sono guidate da donne, il che rappresenta già uno stacco rispetto alla tradizione che ammantava il Paese di un’aria decadente e provinciale (nel senso negativo del termine, la provincia ha anche tanti valori positivi).
Sia Giorgia Meloni ed Elly Schlein stanno tentando di fare Politica e sono impegnate in sfide belle e difficili.
Giorgia Meloni sta tentando di costruire un movimento conservatore nel solco della grande tradizione occidentale. Il percorso è accidentato soprattutto perché Meloni si trascina il fardello di un partito con nostalgie fasciste. Ora, bisogna cancellare tutte le semplificazioni della politica politicante e sloganeggiante di questa epoca ignorante e considerare che il fascismo è stato un movimento complesso, fondato dal leader più capace della sinistra italiana di quel tempo che poi si è tramutato in un nazional socialismo che è stata la cifra più significativa degli anni ’30 che hanno rappresentato l’apoteosi delle masse in politica. A studiare bene l’epoca chi si accorgerà che, da un punto di vista liberale, erano più le similitudini tra le piccole e gradi potenze dell’epoca che le differenze. Solo per fare un esempio: il new Deal di Roosvelt e la politica economica corporativista di Mussolini hanno tanti punti di contatto che sono stati analizzati nei particolari. E potremmo parlare per ore delle similitudini tra il nazional socialismo nazista e quello sovietico.
Il problema è uno solo: il fascismo si è rivelato un tragico fallimento al contrario del conservatorismo democratico che è l’esperienza di maggior successo politico dell’Occidente.
Se Giorgia Meloni riuscirà a completare questo percorso avrà compiuto una grande traversata, personale e di ‘equipaggio’ e avrà portato a termine un passaggio necessario per il Paese, non riuscito a Silvio Berlusconi per motivi contingenti e biografici.
La sfida di Elly Schlein è parallela e contraria. Anche Schlein non può attingere alla storia essendo stato il comunismo, alla pari del fascismo, un tragico fallimento; il socialismo democratico non ha retto alle sfide della globalizzazione e la segretaria del Pd non può neppure attingere al cattolicesimo di sinistra visto che il cattolicesimo sta lentamente scomparendo dalla nostra società e la sua parte ancora “viva” non è certo di sinistra. Schlein ha un compito arduo perché deve cercare di fare diventare “comunità” le tribù “moderniste” che rappresentano tante nicchie della nostra società in evoluzione.
Si potrebbe anche dire che i voti di Schlein arrivano da tante “ong” di sotto culture che devono diventare non una federazione, ma una “nazione”. Il tentativo di Schlein e di altri leader delle varie sinistre mondiali ha anche un aspetto profetico. Sulla base delle tabelle politiche “sincroniche” del Tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler infatti la cultura occidentale sparirà definitivamente nel periodo verso il 2200 e il filosofo scrisse un inciso lapidario che può apparire criptico ma che più passa il tempo diventa di una lucidità disarmante: “Settimio Severo come capotribù”.
Due donne quindi sono impegnate in traversate politiche importanti e impegnative, ma nell’epoca ignorante già lunedì il loro destino personale potrebbe cambiare. Non quello della Politica autentica che per necessità andrà nella direzione che le due, alla pari di altri politici nel mondo occidentale, hanno intuito. Se ci riusciranno, dopo potremmo vedere finalmente belle e autentiche battaglie, non il gossip da sottosviluppati culturali che dobbiamo sorbirci adesso.