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direttore Paolo Pagliaro

SEMPRE PIU’ GIOVANI ALL’ESTERO
ECCO L’UNICA ITALIA CHE CRESCE

SEMPRE PIU’ GIOVANI ALL’ESTERO <BR> ECCO L’UNICA ITALIA CHE CRESCE

Dal 2020 l’Italia conta circa 652 mila residenti in meno. Nello stesso periodo, invece, continua la crescita di chi ha deciso di risiedere fuori dei confini nazionali (+11,8% dal 2020). Oggi la comunità dei cittadini e delle cittadine residenti all’estero è composta da oltre 6 milioni 134 mila unità: da tempo, l’unica Italia a crescere continua ad essere soltanto quella che ha scelto l’estero per vivere. È quanto emerge dal Rapporto Italiani nel mondo 2024 della Fondazione Migrantes, presentato questa mattina a Roma. Dal 2006 al 2024 la popolazione AIRE è quasi raddoppiata (97,5%) passando da 3,1 a oltre 6,1 milioni. Le donne però, nello stesso arco di tempo, sono più che raddoppiate da oltre 1,4 milioni alle attuali 2.961.160 (+106,3%).

IL 54,2% DEGLI ISCRITTI AIRE SI TROVA IN EUROPA
Il 54,2% dei 6,1 milioni di iscritti all’AIRE si trova, nel 2024, in Europa (più di 3,3 milioni, di cui oltre 2,5 milioni nell’UE a 15) e il 40,6% in America (oltre 2,4 milioni, di cui 2 milioni in quella centro-meridionale). A seguire: oltre 167 mila in Oceania (2,7%), più di 78 mila in Asia (1,3%) e 70 mila in Africa (1,1%). L’Europa si conferma il continente in cui vive stabilmente la comunità italiana più dedita alla mobilità circolare all’interno dei Paesi dell’Unione: dal 2020, 332 mila connazionali si sono trasferiti nell’UE e a questi occorre aggiungere altri 11mila cittadini e cittadine italiani che hanno spostato la loro residenza in altri Paesi europei fuori dell’UE.

SONO 89.462 GLI ITALIANI ESPATRIATI NEL 2023 (+9,1% SU ANNO)
Da gennaio a dicembre 2023 si sono iscritti all’AIRE, per la sola motivazione “espatrio”, 89.462 italiani, il 54,8% dei quali maschi, il 66,9% celibi/nubili, il 26,9% coniugati/e a cui aggiungere lo 0,3% di unioni civili. È in atto un ulteriore cambiamento: i trasferimenti ufficiali all’estero, dopo la parentesi dell’emergenza sanitaria, sono ripresi. Non si è ancora arrivati ai livelli del prepandemia, con oltre 130 mila partenze per espatrio in un anno, ma da gennaio a dicembre del 2023 rispetto allo stesso arco di tempo dell’anno prima, si registra una variazione positiva del 9,1% che, in valore assoluto, è pari a 7.500 partenze. Rispetto alla composizione per età della comunità generale degli oltre 6,1 milioni di cittadini e cittadine italiane all’estero, chi parte nell’anno è sempre più giovane e dinamico.

ISCRIZIONE ALL’AIRE, LA NASCITA ALL’ESTERO PRECEDE L’ESPATRIO
Lungo il corso del 2023 le iscrizioni all’AIRE per tutte le motivazioni sono ritornate, in valore assoluto, ai livelli prepandemia. Restano comunque profonde differenze rispetto a quanto accadeva prima dell’emergenza sanitaria globale. Se prima, infatti, la metà delle iscrizioni avveniva per espatrio, oggi la presenza italiana all’estero cresce soprattutto grazie a chi all’estero già risiede, vive e lavora; per cui la nascita all’estero si riconferma ancora per quest’anno, e in modo più incisivo rispetto all’anno scorso, la motivazione principale (47,3%) di iscrizione nell’ultimo anno (121 mila in valore assoluto) seguita dall’espatrio (35%, oltre 89 mila), dalla reiscrizione per irreperibilità se residente all’estero (6,6%, quasi 17 mila) e dall’acquisizione di cittadinanza (4,6%, quasi 12 mila). A questi occorre aggiungere poco più di 900 iscrizioni per trasferimento dall’AIRE di un altro comune (0,4%).

PARTONO SEMPRE PIU’ GIOVANI, 45,5% ESPATRIATI NEL 2023 HA TRA 18 E 34 ANNI
Il 45,5% del totale iscritti all’AIRE per solo espatrio da gennaio a dicembre 2023 ha tra i 18 e i 34 anni e un 23,3% appartiene, invece, alla classe di età immediatamente successiva (35-49 anni). La componente dei giovani e dei giovani adulti, quindi, nell’insieme (68,8%) è sicuramente interprete indiscussa dell’attuale esperienza migratoria italiana accompagnata dal 14,7% di minori (oltre 13 mila) e dal 5,5% di over 65 anni (5 mila circa). Il restante 11,1% ha tra i 50 e i 64 anni. Si tratta, cioè, di quasi 10 mila adulti maturi, qualificati o no, con titoli di studio eterogenei, respinti dal sistema occupazionale italiano e che si ritrovano a dover “giocare la carta dell’estero”, o genitori di figli in mobilità che tentano e riescono – trovando una idonea occupazione ex novo o una modalità di lavoro alternativa attraverso forme di spostamento in sedi dislocate ad esempio – un trasferimento per ricongiungimento familiare al contrario di quello solitamente concepito. In questo caso è, infatti, la famiglia di origine che si sposta nel luogo estero ricongiungendosi ai figli, e agli eventuali nipoti, precedentemente trasferiti. L’Europa ha accolto il 71,4% di chi si è spostato all’estero da gennaio a dicembre 2023 (quasi 64 mila connazionali). Gli italiani sono partiti da tutte le province di Italia e sono andati in 187 paesi del mondo, che rappresentano tutti i continenti.

NON SOLO DAL SUD, PARTENZE INTERESSANO TUTTA ITALIA
La Sicilia si conferma nel 2024 la regione con la comunità di iscritti AIRE più numerosa (+826 mila), seguita dalla Lombardia (+641 mila) e dal Veneto (+563 mila). Il 45,8% degli iscritti all’AIRE è di origine meridionale (oltre 2,8 milioni, di cui 956 mila isolani). Oltre 2,3 milioni sono, invece, del Settentrione (il 19,0% sia per il Nord-Est che per il Nord-Ovest con una leggera differenza in positivo per quest’ultimo di circa 23 mila iscritti). Oltre 966 mila sono, invece, gli iscritti del Centro Italia (15,7%). Nel 2024 si registra ancora più marcatamente il cambiamento che sta interessando l’intera comunità dei cittadini italiani residenti fuori dei confini nazionali la cui origine regionale, in passato spiccatamente meridionale, si sta modificando a favore di partenze che interessano l’intero territorio nazionale e, di conseguenza, di cittadini che disegnano appartenenze territoriali complesse perché figli di processi migratori plurimi (dal Sud al Centro-Nord Italia e dal Centro-Nord a oltreconfine) e per i motivi più variegati: dalle famiglie che si spostano, alla mobilità per studio, dagli spostamenti per lavoro ai trasferimenti per ricongiungimento familiare.

RIMPATRI PRINCIPALMENTE VERSO LOMBARDIA E LAZIO
I rimpatri, nel 2022, avvengono principalmente verso la Lombardia (circa 13 mila, pari al 18% del totale delle iscrizioni), il Lazio (quasi 8 mila, pari al 10,6%), la Sicilia (circa 7 mila, pari al 9,5%) e il Veneto (oltre 5 mila, pari al 7%). Le regioni per le quali è più elevata la percentuale di donne, rispetto agli uomini, che effettuano iscrizioni anagrafiche dall’estero, è il Trentino-Alto Adige (49%); la percentuale più bassa si registra, invece, in Puglia e Sardegna (40%). A livello provinciale, i rimpatri avvengono principalmente verso Milano, Roma, Torino, Napoli e Palermo (per un totale del 26%).

IN ARGENTINA LA COMUNITA’ ITALIANA PIU’ NUMEROSA, SEGUE GERMANIA
L’Argentina si conferma essere il Paese con la comunità italiana più numerosa (oltre 952 mila) seguita, a distanza, da Germania (oltre 832 mila) e Svizzera (quasi 640 mila). Tuttavia, lo Stato in cui dal 2023 si sono iscritti più connazionali è, però, proprio il Brasile (quasi 54 mila, una variazione del 9,6% che diventa 28,0% dal 2020) seguito dall’Argentina (31 mila, variazione 3,4% dal 2023 e 9,6% dal 2020) e dalla Spagna (22 mila, 9,4% dal 2023 che diventa 33,2% dal 2020).

SPECIALE CITTADINANZA: “SERVE DIBATTITO SENZA IDEOLOGIE”
La Fondazione Migrantes ha dedicato lo Speciale del Rapporto Italiani nel mondo 2024 al tema della cittadinanza. Attraverso 24 saggi che abbracciano i cinque Continenti, gli autori e le autrici hanno raccontato il significato di essere o non essere cittadini italiani, di perdere la cittadinanza italiana, di acquisire o meno la cittadinanza del paese estero in cui si risiede, e magari dove si è nati e dove risiede la propria famiglia da più generazioni. In particolare, sono stati presi in considerazione 25 paesi: Albania, Argentina, Australia, Austria, Bangladesh, Belgio, Brasile, Canada, Cina, Etiopia, Francia, Germania, Libia, Marocco, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Senegal, Spagna, Stati Uniti, Sudafrica, Svizzera, Tunisia, Uruguay e Venezuela. Il passato emigratorio, il presente migrante e il futuro dell’Italia e degli italiani e delle italiane in mobilità sono stati analizzati da diverse prospettive – tra cui sociologica, storica, linguistica, statistica – sotto la lente della cittadinanza, con l’obiettivo di fornire una panoramica quanto più globale, stratificata e multidisciplinare possibile. Sul tema “è necessario un dibattito scevro da posizioni ideologiche che rispetti la storia e il presente di un Paese, l’Italia, caratterizzato da migrazioni plurime e molteplici partenze, arrivi, ritorni e ripartenze – si legge nel Rapporto -. Più volte, nelle varie edizioni di questo Rapporto della Fondazione Migrantes dedicato agli italiani in mobilità, si è detto che la retorica della trasformazione dell’Italia da paese di emigrazione a paese di immigrazione non funziona: l’Italia è un territorio profondamente diversificato al suo interno in cui però è possibile individuare un elemento che accomuna ogni singola realtà territoriale, dal Meridione al Settentrione, che è la migrazione, in entrata e in uscita, a seconda delle fasi storiche, sociali ed economiche vissute. Una storia migratoria così imponente, nei numeri e nella varietà delle destinazioni, ha portato a una presenza altrettanto smisurata di italiane e italiani in tutti i luoghi del mondo, che si è tradotta in inclusione nei territori con acquisizione dei diritti e dei doveri, nonché nella partecipazione a quelle realtà sociali dove i vari e diversificati progetti migratori li avevano condotti”.

GUARIRE LA “FERITA MIGRATORIA”, PARTIRE È POSSIBILITA’ DI CRESCITA
“L’Italia continua ad essere dinamica e generativa trasferendosi all’estero. Resta ripiegata su se stessa, invece, all’interno dei confini nazionali e la stessa mobilità viene letta come un abbandono dei territori, come una fuga dalle responsabilità. Occorre lavorare per un cambiamento di mentalità, per una crescita culturale soprattutto nelle nuove generazioni, immerse nel tempo della mobilità e della libertà di spostamento. Occorre trasformare il senso di colpa in senso di responsabilità. Parto perché sono privilegiato vivendo nell’Europa unita, libera e democratica e possedendo uno dei passaporti più forti al mondo”. E’ quanto si legge nel Rapporto Italiani nel mondo 2024 della Fondazione Migrantes, presentato questa mattina a Roma. “Questo privilegio alla partenza – si legge ancora nel Rapporto - deve essere anche lo scopo per il ritorno, dimostrare cioè che quel privilegio ha fatto maturare una persona diversa con competenze più articolate, assolutamente indispensabile per un Paese in difficoltà qual è al momento l’Italia. Occorre arrivare a normalizzare il processo migratorio trattandolo come ordinarietà. Il Belpaese è chiamato a lavorare per riattirare chi parte cercando di valorizzarlo nella sua storia migratoria e concedendogli di esprimersi rispetto a quanto imparato nel confronto, personale e professionale, con culture altre. Solo guarendo la ferita migratoria, considerando, cioè, la partenza non un abbandono ma una possibilità di crescita per un ritorno più utile, sarà possibile finalmente per l’Italia capire il senso vero del partire e il valore del ritorno valorizzando, allo stesso tempo, chi ha scelto l’Italia come meta di destinazione per ricominciare una vita più dignitosa, facendo nascere figli che oggi si sentono pienamente italiani pur non essendolo di diritto”. (sip – 5 nov)

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