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Violenza donne, Ascani: possesso non e’ mai amore, patriarcato e’ vivo

Roma, 25 nov - “La storia di Martina che coraggiosamente sua madre porta in giro per le scuole, in giro per le aziende, in giro per i luoghi di socialità, raccontando che il possesso non è amore mai, e che quindi quando c'è un segnale di un uomo che vuole possederti, toglierti la libertà, le amiche, i tuoi spazi, ecco che c'è un segnale di pericolo. E bisogna allontanarsi subito, prima che sia troppo tardi”. Così Anna Ascani, vicepresidente della Camera, a margine della rappresentazione teatrale "Credi davvero che sia sincero", tratta dal romanzo di Roberto Ottonelli, liberamente ispirato al femminicidio di Monica Ravizza, che nello spettacolo diventa ‘Martina’, che si è tenuta questo pomeriggio alla Camera in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. “Chiaramente le istituzioni devono esserci – sottolinea Ascani - perché l’uomo rifiutato, l'abbiamo visto tante volte, è capace di uccidere. Purtroppo questo è successo anche a Martina, non deve succedere più. Anche in questo 25 novembre purtroppo ricordiamo troppe donne uccise da chi diceva di amarle. Lo Stato deve impegnarsi di più perché il 25 novembre non sia più una ricorrenza in cui fare il bilancio dei morti, ma magari un giorno nel quale ricordare che abbiamo vinto questa battaglia insieme”.

Roma, 25 nov - Presentando l’iniziativa, Ascani ha utilizzato parole molto chiare sul concetto di patriarcato, dicendosi niente affatto d'accordo che sia morto e sepolto, e “questa storia ce la dimostra: le storie delle tante donne che continuano a morire per mano di persone che vogliono possederle sono storie di patriarcato – dice la deputata dem - Magari nella forma delle leggi sì, il patriarcato è superato, ma nella sostanza della vita no. E quindi bisogna avere il coraggio di riconoscerlo e di riconoscerne i danni. di combattere assieme, a partire dalla scuola”. Perché la scuola, sottolinea Ascani, “in questo ha un ruolo importantissimo, visto gli occhi delle ragazze e dei ragazzi che erano in sala riempirsi di lacrime di fronte alla storia di una donna che voleva solo essere libera e che invece è stata privata della vita. Ecco, se noi siamo in grado di raccontare loro che esiste un modo sano a vivere le relazioni, l'amore, la parità tra i sessi, allora avremo anche la possibilità, di trasformare questo 25 novembre, che è un giorno di lutto a un giorno diverso. Però dipende da noi e negare il patriarcato non è certo la strada per arrivarci”.
(PO / Sis)

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