Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

ANAC, APPALTI DIRETTI
FUORI CONTROLLO

ANAC, APPALTI DIRETTI <br> FUORI CONTROLLO

Troppi affidamenti diretti, poca concorrenza e qualità a rischio. È questo l’allarme lanciato dal presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Giuseppe Busia, nel corso della presentazione della relazione annuale dell’Anac in Parlamento. “Occorre ancora una volta ribadire che nei contratti pubblici non basta fare in fretta, ma occorre anche fare bene – ha detto Busia –. Solo così si attua davvero il principio del risultato, quello che risponde ai bisogni dei cittadini evitando sprechi e ottenendo veri risparmi di tempo”. Nel 2024, il 98% delle acquisizioni di servizi e forniture è avvenuto tramite affidamento diretto. “Un dato allarmante – ha sottolineato il presidente – che si aggrava se si guarda al crescente addensamento di affidamenti non concorrenziali tra i 135.000 e i 140.000 euro, a ridosso della soglia di legge”. Più che triplicato rispetto al 2021, questo fenomeno evidenzia “numerosi casi di frazionamenti artificiosi” degli appalti, finalizzati a eludere sia le soglie normative sia l’obbligo di qualificazione delle stazioni appaltanti. La relazione tocca anche il nodo della spesa del Pnrr, ancora sotto il 30% in alcuni settori, nonostante la scadenza ravvicinata e l’accelerazione recente. Busia ha espresso preoccupazione per la contrazione dell’avvio di nuove procedure e per la riduzione complessiva del mercato dei contratti pubblici nel 2024, soprattutto nei lavori, in calo del 38,9% rispetto all’anno precedente.

Nel cuore dell’azione anticorruzione, Anac richiama il valore della prevenzione, ribadendo l’urgenza di una pubblica amministrazione efficiente, trasparente e organizzata. “Guarire dalla corruzione – ha ricordato Busia citando Papa Francesco – significa rifiutare la cultura che la alimenta. E per farlo serve lavorare prima che il danno si compia, puntando a una prevenzione che non rallenti ma migliori l’efficienza dell’azione pubblica”. Tuttavia, i segnali non sono incoraggianti. L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, mai compensata da adeguati strumenti amministrativi, ha lasciato vuoti normativi che espongono le istituzioni a nuovi rischi. “Troppi i conflitti di interesse irrisolti, troppi i segnali di arretramento”, ha detto Busia, denunciando anche le criticità introdotte dal recente decreto PA in tema di incompatibilità: “Il ridimensionamento del periodo di ‘raffreddamento’ a un solo anno rischia di minare la fiducia stessa nelle istituzioni e confonde i confini tra controllori e controllati”. A tutto ciò si aggiunge l’assenza di una disciplina organica sulle lobby, che diventa “ancora più grave” dopo la limitazione del reato di traffico di influenze illecite. “Serve trasparenza e tracciabilità – ha affermato Busia – non demonizzazione: un sistema aperto anche ai portatori di interessi meno strutturati è nell’interesse di tutti”. Infine, il presidente dell’Anac ha rimarcato la necessità di tutelare i whistleblower, definendoli “una forma alta e nobile di partecipazione democratica”. Nel 2024 le segnalazioni ricevute da Anac sono state 1.213, di cui 285 procedibili.

Lo scenario, già complesso, si intreccia con un contesto internazionale sempre più delicato. Busia ha ricordato l’impegno dell’Autorità nella ricostruzione di Palestina e Ucraina, su mandato europeo, e ha auspicato un rilancio della leadership dell’UE anche in materia di trasparenza e integrità. “La direttiva europea anticorruzione – ha detto – è uno strumento essenziale per la tutela della democrazia e per attrarre investimenti sostenibili, soprattutto di fronte a preoccupanti passi indietro a livello globale”. Secondo Busia, “la corruzione ha assunto oggi forme sistemiche, fino a determinare casi estremi di cattura dello Stato. Non possiamo permettere che gli interessi privati si sostituiscano al bene pubblico”.

 

(© 9Colonne - citare la fonte)