A seguito dell’approvazione della legge 10/2020, conosciuta anche come “Legge Sileri”, e del successivo decreto attuativo che ha dettagliato requisiti e procedure per la donazione post mortem del corpo e dei tessuti, sono oltre 50 i corpi pervenuti ai 10 Centri di riferimento, presenti in 7 regioni. Segno che il percorso è ormai avviato ma restano ancora tabù, dubbi e reticenze da superare, spesso legati a una scarsa consapevolezza sul tema. Per affrontare questi timori, è fondamentale spiegare con chiarezza ai cittadini le modalità per donare, le garanzie che la legge oggi offre e le opportunità che ne derivano per il progresso scientifico, il perfezionamento delle tecniche chirurgiche e la salute della collettività. Non solo; affinché l’attuale normativa possa essere applicata in modo più omogeneo in tutto il Paese, occorre anche superare gli ostacoli organizzativi ancora presenti, formare il personale sanitario e rafforzare il coordinamento tra i Centri e le Aziende sanitarie locali, che hanno il compito di ricevere e registrare le disposizioni di volontà. Prima della legge 10/2020, la formazione medica che prevedeva la dissezione anatomica e l’applicazione di sofisticate tecniche chirurgiche su cadavere era impossibile o limitata a poche realtà sul territorio; molti specialisti erano spesso costretti a recarsi all’estero, per seguire corsi formativi, o ad acquistare salme. Sono alcuni dei messaggi emersi nel corso del convegno “Donazione di corpo post-mortem: quando la generosità si fa scienza”, organizzato a Sesto San Giovanni dall’IRCCS MultiMedica. L’evento ha visto per la prima volta riuniti tutti i 10 Centri italiani attualmente riconosciuti per la conservazione e l’impiego etico dei corpi dei defunti a fini di studio, formazione e ricerca scientifica, pochi giorni dopo l’avvio della campagna di sensibilizzazione nazionale “Da parte mia”, finanziata dal ministero della Salute e affidata alla Regione Emilia Romagna, in collaborazione con l’Università di Bologna. La campagna informativa nasce proprio con l’obiettivo di creare una vera cultura in materia, come in passato è avvenuto per la donazione del sangue e degli organi. “Abbiamo fortemente voluto questo convegno, come momento fondamentale di dialogo e condivisione su un tema che riguarda tutti noi da vicino: addetti ai lavori, Istituzioni e società civile”, ha affermato Giorgio Pajardi, direttore scientifico del Centro di riferimento per la conservazione e l’utilizzo dei corpi dei defunti dell’IRCCS MultiMedica e Ordinario di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso l’Università degli Studi di Milano. “Donare il corpo alla scienza è un atto di grande altruismo, con un profondo valore etico, scientifico e umano, che adesso può concretizzarsi grazie a una Legge in grado di segnare un punto di svolta nel nostro Paese. Ora è cruciale mettere in campo un impegno condiviso e multidisciplinare, per promuovere la conoscenza e l'applicazione della normativa. Dal numero di richieste che riceviamo da parte dei cittadini – continua Pajardi –, notiamo che la sensibilità riguardo al tema sta aumentando. In MultiMedica, ad esempio, siamo passati da 6 manifestazioni di interesse pervenute nel periodo 2020-2024, a 13 nel 2024 e a 16 già nei primi 6 mesi del 2025. Confidiamo che la campagna di comunicazione ministeriale possa imprimere una significativa accelerata, grazie anche al lavoro congiunto di tutti gli attori coinvolti”.
“A distanza di 5 anni dalla nascita della Legge 10/2020 – ha spiegato Pierpaolo Sileri, prorettore alla didattica e ordinario di chirurgia generale presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, già vice ministro della Salute e padre della normativa –, cresce sempre di più l’interesse verso i Centri universitari che prevedono l’utilizzo dei cadaveri nella formazione sanitaria. La strada intrapresa è senz’altro quella corretta; certo, saranno necessari ulteriori fondi per sostenerla, perché la donazione del proprio corpo contribuisce concretamente al progresso della medicina, permettendo ai giovani medici un percorso formativo completo ed efficace, tanto più in quegli ambiti nei quali la formazione si avvale anche di innovative tecniche di simulazione. La vita non finisce con la morte, se diventa uno strumento di apprendimento e cura per chi verrà dopo di noi”. La manifestazione del consenso avviene tramite una dichiarazione scritta, che può essere un atto notarile o una scrittura privata semplice, da autenticare presso il Comune dove si risiede e da consegnare, poi, all’Azienda sanitaria di appartenenza. Occorre indicare un fiduciario, il cui compito sarà tutelare la scelta del donatore dopo il decesso. Una volta impiegate per scopi scientifici o didattici, le spoglie verranno restituite dal Centro alla famiglia in condizioni dignitose, entro 12 mesi. I Centri di riferimento oggi riconosciuti dal Ministero della Salute sono una decina, tra università, aziende ospedaliere di alta specializzazione e Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. Si trovano in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Molise, Sardegna e sono i seguenti: Cadaver Lab - IRCCS MultiMedica, Cadaver Lab - IRCCS Ospedale San Raffaele Gruppo San Donato, Settorato Anatomico dell’Università degli Studi di Brescia, Istituto di Anatomia Umana dell’Università degli Studi di Padova, Centro di Anatomia dell’Università di Bologna, Azienda USL Toscana Nord Ovest – struttura UOC Medicina Legale di Lucca, Tanatocentrum dell’Università degli Studi di Firenze, UOS Coordinamento delle attività di settorato della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Cadaver Lab - IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed, Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari.
NELLA FOTO: Enrique Simonet "L'autopsia" (1890) (14 giu – red)
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