“L'operazione israeliana contro l'Iran non terminerà finché le forze armate non avranno eliminato la minaccia rappresentata dal programma nucleare e dai missili balistici iraniani”. Così l'esercito dello Stato ebraico, che però si rifiuta di fornire una tempistica sull’ipotetica durata del conflitto. “Continuiamo a colpire obiettivi nucleari per consolidare i risultati, secondo un piano e nei tempi che ci sono più comodi”, ha affermato il capo della Direzione delle operazioni dell'IDF, il generale di divisione Oded Basiuk. Viene però sottolineato che l’operazione militare è “nel mezzo” e non certo alla sua conclusione. L'obiettivo finale, viene ribadito con forza, è quello di eliminare la “minaccia esistenziale” del programma nucleare di Teheran e del suo sistema missilistico. “Stiamo colpendo il regime terroristico, non il popolo, che merita un futuro migliore. Chi ci mette in pericolo è la leadership di Teheran, non la gente che cammina per le strade di Shiraz”, ha detto Basiuk.
Dunque, Israele continuerà a prendere di mira impianti nucleari e obiettivi correlati, compresi gli scienziati nucleari al servizio della Repubblica islamica, nonché missili balistici, difese aeree, centri di comando militare e altri obiettivi considerati “essenziali” per il regime iraniano. Secondo l'esercito, finora sono stati distrutti o neutralizzati oltre 200 lanciamissili balistici durante gli attacchi israeliani, una quota considerevole dell'arsenale iraniano. Gli attacchi ai lanciatori hanno ostacolato i tentativi dell'Iran di lanciare altri missili contro Israele, ma le IDF ritengono che l'Iran abbia ancora la capacità di lanciare attacchi e causare danni devastanti in Israele. “Restiamo preparati alla difesa. Ritengo che gli iraniani continueranno a cercare di danneggiare Israele”, afferma Basiuk promettendo che le IDF “non permetteranno che un Iran nucleare trasformi il Medio Oriente in un cimitero”.
Intanto, parlando con i giornalisti a bordo dell’Air Forze One che l’ha riportato a Washington dal Canada, dove ha partecipato al G7, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di non puntare a un cessate il fuoco in Iran, ma di cercare invece una “vera fine” alla questione nucleare iraniana. “Non ho detto che stavo cercando un cessate il fuoco”, ha dichiarato Trump, secondo CBS News. Per il tycoon, una “vera fine” del conflitto vorrebbe dire che la Repubblica Islamica “abbia rinunciato completamente” alle armi nucleari. Trump non ha escluso l’invio di un rappresentante diplomatico per parlamentare con l'Iran, ammonendo Teheran a non prendere di mira le truppe statunitensi. In questo caso, ha aggiunto, la risposta sarebbe “molto dura”. Per quanto riguarda il suo appello alla fuga da Teheran, il tycoon ha spiegato che è stato dettato solo dal desiderio di garantire la sicurezza delle persone”.
A parlare questa mattina è stato anche il ministro della Difesa dello Stato ebraico, Israel Katz, il quale ha messo in guardia la Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, dall’incorrere in “un destino simile a quello di Saddam Hussein”. “Metto in guardia il dittatore iraniano dal continuare a commettere crimini di guerra e a lanciare missili contro i civili israeliani. Farebbe bene a ricordare il destino del dittatore del vicino Iran che ha scelto la stessa strada contro lo Stato di Israele”, afferma Katz, riferendosi a Saddam Hussein, rovesciato nel 2003 durante l'invasione statunitense dell'Iraq e successivamente trovato nascosto in una buca nel deserto e impiccato. “Continueremo anche oggi ad agire contro obiettivi militari e del regime a Teheran, proprio come abbiamo fatto ieri contro l'autorità di trasmissione di propaganda e incitamento”, ha aggiunto. (17 GIU - deg)
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