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VOTO ESTERO, PRODI (CGIE): TEMA SERIO, VA MESSO IN SICUREZZA

Roma, 19 giu - “Penso che per una vera qualità della vita democratica sia necessario mettere gli occhi e il cuore dentro ciascuna situazione, per evitare che gli italiani all'estero finiscano per essere in maniera generalizzata considerati come un pericolo.  Quando in realtà sono se ci sono dei brogli, se ci sono dei problemi, loro sono parte civile. Io ho fatto quando ero giovane, nel 2012, una campagna sulla legalità del voto all'estero per Libera, perché ho creato la prima antenna di Libera all'estero e da allora mi sono sempre battuta perché ci potesse essere un momento come quello di oggi” Così Maria Chiara Prodi, segretaria generale del Cgie, al termine della mattinata dell’assemblea plenaria dedicata al dibattito sulla messa in sicurezza del voto all’estero dal rischio di brogli. Una mattinata in cui il Consiglio generale degli italiani all’estero ha potuto ascoltare la relazioni di due esperti, il professor Saverio D’Auria e il  dottor Stefano Quintarelli, su criticità e proposte di modifica delle modalità di voto all’estero. D’Auria in particolare, spiega Prodi, “ha fatto tutto lo storico dei brogli, arrivando a dimostrare che in realtà i brogli ci sono soltanto in alcuni casi e in alcuni seggi ed è possibile, tramite analisi della curva statistica delle preferenze, controllare ex post quali sono i seggi da verificare. Questo già è un suggerimento banale ma efficace”. Altri accorgimenti fondamentali, secondo la segretaria generale, sono “dire a tutti i cittadini di controllare il proprio indirizzo, di essere cittadini consapevoli del proprio esercizio del diritto di voto. E poi bisogna anche lavorare sui seggi perché i presidenti di seggio sappiano cosa devono fare: c'è una grande dispersività nel voto all'estero, tante schede che sono annullate, tante schede che tornano perché non arrivano al destinatario... Ecco, su tutte queste cose del voto per corrispondenza, che è la nostra legge attuale, abbiamo dato in ogni punto dei suggerimenti”. Oltre a questo “siamo anche qui per dire che siamo aperti alla riflessione sul futuro.  La nostra analisi ci ha fatto arrivare alla conclusione che il voto elettronico non è un'opzione. E ci può essere uno studio sul metodo misto seggi-corrispondenza, che però deve essere fatto sulla base delle possibilità della Farnesina e sui dati attuali della geolocalizzazione dei nostri connazionali”. In ogni caso, “su tutto quello che è futuribile, cioè non quello previsto con l’attuale metodo di voto, è necessario che il Cgie sia ascoltato, sia dentro ai tavoli di lavoro e possa partecipare step by step, ricevendo il materiale informativo che ci permette di essere più efficaci nella nostra azione di rappresentanza”. Maria Chiara Prodi ricorda che "il tema del voto all'estero, ce lo ha ricordato anche il Presidente della Repubblica l'altro giorno, è un tema di partecipazione alla vita civile del paese: gli italiani all'estero sono il 10% della popolazione, non esiste in natura che si evochino dei fantomatici problemi che sono risolvibili per andare a intaccare un diritto. Questo noi non lo accettiamo, non lo prendiamo neanche in considerazione perché bisogna partire da presupposti seri. E quindi penso che all'opinione pubblica vada detto che gli italiani all'estero ci sono, esistono. E che non sono neanche tanto scemi”. 

(PO / Sis)

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