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direttore Paolo Pagliaro

Se tutto diventa
spesa militare

Se tutto diventa <BR> spesa militare

di Paolo Pagliaro

Per far tornare i conti con la Nato ("Gli alleati si impegnano a investire il 5% del Pil annuo nelle esigenze fondamentali di difesa") si stanno riclassificando progetti che con la sicurezza nazionale hanno legami vaghi o pretestuosi. L’ultimo caso è quello del Ponte sullo Stretto di Messina, che all’inizio doveva rilanciare la mobilità, gli scambi commerciali e la qualità della vita nel Mezzogiorno e che oggi ha invece acquistato un rilievo militare fino a ieri insospettato.
La trasformazione è particolarmente stridente se si considera che fino a poco tempo fa ogni investimento pubblico veniva valutato attraverso la lente della transizione ecologica e digitale generosamente finanziata dal PNRR con i fondi europei. Ora, dalla banda larga alle infrastrutture portuali, dalla ricerca all'innovazione tecnologica, tutto può diventare "dual use" e quindi militarmente rilevante. È un'operazione di ingegneria semantica che snatura il concetto stesso di spesa per la difesa, trasformandola in una categoria contabile, diciamo così, elastica.
Il paradosso è che questo approccio rischia di compromettere la credibilità degli impegni presi con la Nato, mentre dimostra come la retorica del riarmo sia diventata il nuovo mantra per giustificare scelte di spesa che altrimenti dovrebbero essere argomentate nel merito. La militarizzazione del discorso pubblico sugli investimenti nasconde spesso l'assenza di una strategia coerente e trasparente sulle priorità nazionali.

(© 9Colonne - citare la fonte)