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direttore Paolo Pagliaro

UNA MINACCIA AL GIORNO
CONTRO AMMINISTRATORI

UNA MINACCIA AL GIORNO <BR> CONTRO AMMINISTRATORI

Un’intimidazione al giorno, ogni giorno, per quindici anni. È il drammatico dato che emerge dal 15mo Rapporto “Amministratori sotto tiro” di Avviso Pubblico. Dal 2010 al 2024, sono stati censiti 5.716 atti intimidatori, di minaccia o violenza contro sindaci, assessori, consiglieri comunali o municipali, dipendenti e funzionari degli enti locali. Una media impressionante: 381 intimidazioni l’anno, 32 al mese, una al giorno. Dietro ogni numero c’è un volto, una storia, una comunità intera. E la fotografia del 2024 conferma quanto il fenomeno sia tutt’altro che in remissione: 328 gli episodi censiti nell’anno, in aumento del 4% rispetto al 2023. Un dato che interrompe il calo registrato negli ultimi cinque anni. Il bersaglio preferito? I Sindaci, colpiti nel 61% dei casi. Ma non solo. Sono stati vittime anche assessori, consiglieri, funzionari e perfino candidati alle elezioni amministrative, la cui esposizione alle intimidazioni è più che raddoppiata rispetto all’anno precedente. È nei piccoli comuni che la minaccia si fa più feroce: ben il 52% degli episodi del 2024 si è verificato in enti sotto i 20mila abitanti. Sono territori dove chi amministra vive a stretto contatto con i cittadini, dove un atto intimidatorio non colpisce soltanto una persona, ma rischia di tradursi in cessione di pezzi di democrazia e diritti di tutti i cittadini. Perché un sindaco minacciato è un sindaco più solo, più timoroso, più vulnerabile, e questo può influire sulle decisioni che riguardano intere comunità. Sono le regioni storicamente segnate dalla presenza mafiosa – Sicilia in testa con 51 casi, poi Calabria (43), Campania e Puglia (41 ciascuna) – a concentrare oltre la metà degli atti censiti in questi 15 anni. Ma la minaccia si estende anche al Centro-Nord, con il Veneto in testa (23 casi), seguito dal Lazio (21) e dalla Lombardia (19).

 

Non solo mafia. Un dato inquietante è che un’intimidazione su quattro proviene da cittadini comuni: a volte esasperati da decisioni amministrative, altre volte mossi da disagio sociale o da derive estremiste, capaci di trasformare il malcontento in violenza. Un dato che interroga sulla sfiducia delle persone nei confronti del sistema democratico, che si esprime nella ricerca di una giustizia privata quando le istituzioni pubbliche appaiono fragili nella loro capacità di dare risposte efficaci e tempestive ai bisogni. Il rapporto si arricchisce quest’anno di due importanti sezioni: una dedicata all’analisi delle violenze politiche in Europa, realizzata in collaborazione con ACLED (Armed Conflict Location and Event Data), e una raccolta di 10 storie di amministratrici e amministratori locali vittime di intimidazioni – dai casi più recenti a quelli più lontani nel tempo, in testo e in video – per dare un volto umano a questa piaga che lacera la vita democratica del Paese. Donne e uomini verso cui si esercitano pressioni indebite, troppo spesso isolati nell’esercizio del loro mandato. Ognuno di questi atti intimidatori è un colpo inferto non solo a una persona, ma al cuore delle nostre istituzioni democratiche, perché la minaccia a chi amministra si traduce in un silenzioso furto di diritti per tutti i cittadini. (9 lug – red)

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