“Ho sempre pensato che un’escalation commerciale tra Usa e UE avrebbe avuto conseguenze imprevedibili e potenzialmente devastanti”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a margine del Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari, ad Addis Abeba, ha commentato l’accordo raggiunto ieri tra Usa e Unione europea sui dazi. La base del 15% secondo Meloni è “sostenibile”, ma “bisogna andare nei dettagli”, specie per settori “particolarmente sensibili, come la farmaceutica e le auto”. Inoltre, “bisogna verificare le possibili esenzioni, particolarmente su alcuni prodotti agricoli”. “Non sono in grado di valutarlo finché non ho i dati chiari”, ha detto invece la premier rispetto agli accordi sugli investimenti, ad esempio sull’acquisto di gas statunitense. In ogni caso, per Meloni, quello sottoscritto ieri “è un accordo di massima” e bisogna “lavorare per definire tutti i dettagli”, mentre a livello nazionale ed europeo l’impegno deve essere aiutare “quei settori che dovessero essere particolarmente coinvolti: è il lavoro che faremo nelle prossime ore”. Meno ottimiste, in Italia, le opposizioni: per Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, quella di ieri "non è una vittoria”. L’ “imposizione”, per la deputata dem, “costerà carissimo al nostro Paese e ciò dimostra la poca efficacia nonostante i rapporti cosiddetti privilegiati tra il nostro Governo e quello americano”. Inoltre, secondo Gribaudo “questa è stata solo la prima puntata” e “l'unica certezza è che farà male al nostro Paese”. Anche per la senatrice M5S Sabrina Licheri, capogruppo in commissione Industria e attività produttive, l’intesa è “una sconfitta su tutta la linea” e “i dazi al 15%, praticamente triplicati rispetto al 4.8 attuale porteranno perdite secche per l'industria italiana e il rischio di perdita si aggirerebbe tra i 100 e i 200mila posti di lavoro”. Caute le associazioni di categoria. Per Confcommercio, l’intesa costituisce “un fattore di 'certezza in tempi incerti'”, ed è positivo l’ “avere scongiurato la prospettiva di guerre commerciali tra le due sponde dell'Atlantico”. Ma l’accordo “andrà valutato con attenzione”, e in ogni caso il suo “costo” è “comunque, rilevante”. "L'accordo raggiunto tra Unione Europea e Stati Uniti mette fine ad una fase di incertezza dopo mesi di instabilità. Tuttavia, non possiamo nascondere le nostre preoccupazioni: i dazi al 15%, seppur più contenuti rispetto alle minacce iniziali del 50% e successivamente del 30%, oltre alla svalutazione del dollaro costituiscono comunque un fardello significativo per il tessuto produttivo europeo", dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative. Per Andrea Tiso, presidente di Confeuro, invece, “siamo di fronte alla amara vittoria del neo-protezionismo di marca Trumpiana” e “il rischio più concreto adesso è che a farne le spese siano, come sempre più spesso accade, i cittadini europei e in particolare il mondo delle piccole e medie imprese del comparto agroalimentare, cuore pulsante del Made in Italy". (28 lug-mol)
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