di Paolo Pagliaro
In una pasticceria di Oderzo (Treviso) si pagano 10 centesimi in più quando si chiede che la brioche sia tagliata a metà. Secondo il proprietario il sovrapprezzo è giustificato dal fatto che il taglio della brioche richiede l'uso di piattini e tovaglioli in più e la necessità di farcire ugualmente entrambi i lati.
La vicenda – di cui pare si stia molto discutendo on line - rappresenta perfettamente il meccanismo perverso che alimenta l'inflazione dal basso. Dietro la giustificazione tecnica del piattino extra e del tovagliolo aggiuntivo si nasconde quella mentalità speculativa che trasforma ogni minimo servizio in un'opportunità di profitto. Si monetizza anche il gesto più elementare, sapendo che il consumatore, di fronte a cifre apparentemente irrisorie, difficilmente protesterà.
Questo atteggiamento predatorio si moltiplica a cascata in tutta l'economia. Ogni anello della catena produttiva e distributiva cerca di scaricare sui prezzi finali non solo i costi reali, ma anche margini aggiuntivi mascherati da necessità operative. L'inflazione diventa così uno strumento di redistribuzione della ricchezza dal basso verso l'alto. Ogni crisi, ogni emergenza, ogni cambiamento nelle condizioni di mercato diventa pretesto per ritocchi che poi non vengono mai più corretti. Succederà anche con i nuovi dazi imposti da Trump. I loro costi verranno scaricati sui consumatori, spesso maggiorati per assorbire anche "l'incertezza" e i "rischi" di mercato. A ben vedere, c’è un filo sottile ma robusto che lega la brioche di Oderzo alla Casa Bianca: è la logica del profitto che non conosce limiti geografici né dimensionali.