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direttore Paolo Pagliaro

“Foundations”: l’arte di Allison Katz a Milano

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

“Foundations”: l’arte di Allison Katz a Milano

Gio’ Marconi è lieto di annunciare “Foundations”, una mostra di Allison Katz, a Milano dal 3 ottobre fino a novembre. Considerata una delle figure più rilevanti della pittura contemporanea, Katz propone in questa esposizione una visione della pittura come un atto fondato su storie di origine ambigue, gusti ereditati e incontri fortuiti. La mostra presenta un nuovo corpo di opere radicate nel patrimonio familiare, che sovrappongono una vasta gamma di fonti d’ispirazione, tra cui materiali fotografici originali, oggetti dal significato personale, giochi di parole, ricordi e riferimenti tratti dalla cultura visiva moderna. “Foundations” racconta il percorso artistico di Katz insieme a quello di altre persone che, nel tempo, sono diventate parte integrante della sua ricerca. In particolare, Katz invita la nonna paterna, l’artista novantenne Edna Katz Silver, a partecipare alla mostra con una serie di lavori a ricamo realizzati nell’ultimo decennio. Il gallerista di lunga data di Katz, Gio’ Marconi, è a sua volta presente nell’immaginario visivo della mostra attraverso immagini ispirate a foulard e cornici realizzate in passato dalla sua famiglia, una tradizione che dai laboratori di cornici e tessuti si è evoluta fino al mondo dell’arte. La riflessione di Katz attraversa liberamente barriere linguistiche e visive, smantella concetti consolidati e fonde ogni distinzione netta tra intimità e simbolismo. (gci)

L’UMBRIA RENDE OMAGGIO A MIMMO PALADINO

L’Umbria rende omaggio a Mimmo Paladino (Paduli, BN, 1948), una delle figure dell’arte contemporanea più conosciute e apprezzate a livello internazionale, e Paladino rende omaggio all’Umbria, alle sue tradizioni e ai suoi paesaggi straordinari, grazie a una serie di iniziative frutto della collaborazione tra i Musei Nazionali di Perugia-Direzione regionale Musei Nazionali Umbria, il Comune di Perugia e la Fondazione Perugia. Dal 31 ottobre al 18 gennaio 2026, due tra le più prestigiose sedi museali del circuito nazionale umbro, la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia e la Rocca Albornoz di Spoleto, ospiteranno un’ampia antologica di Mimmo Paladino, curata da Costantino D’Orazio, direttore dei Musei Nazionali di Perugia, e Aurora Roscini Vitali, storica dell’arte della Galleria Nazionale dell’Umbria, in collaborazione con l’artista stesso. La rassegna alla Galleria Nazionale dell’Umbria documenterà, attraverso un nucleo di oltre 40 opere provenienti da musei pubblici italiani e stranieri e da importanti collezioni private, l’intera attività dell’autore campano, a partire dalle sperimentazioni fotografiche degli anni Settanta, con il ritorno alla figurazione negli anni Ottanta del secolo scorso, raccontando tutti i principali temi affrontati nel corso di cinquant’anni di attività, con un’attenzione particolare ai lavori di grande formato e alla pittura che invade lo spazio. Il percorso espositivo sarà punteggiato da capisaldi della cifra espressiva, come Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro (1977), suo primo dipinto figurativo, oltre alle tele di più ampie dimensioni, che spesso dialogano con la scultura e con interventi che si interrogano sulle potenzialità “architettoniche” della pittura. La mostra sarà l’occasione per riflettere sul rapporto tra Paladino e l’Arte Povera, con un’incursione nelle relazioni tra l’artista e i maestri americani della Pop Art, come Robert Rauschenberg, sull’eterogeneo bagaglio di riferimento dell’artista e sull’originalità delle sue scelte espressive. Nell’ottica del rilancio e della promozione dei musei nazionali del territorio umbro, messa in atto dai Musei Nazionali di Perugia-Direzione regionale Musei Nazionali Umbria, la rassegna mette in rete le due principali sedi della regione, arricchendo il percorso espositivo con una sezione allestita presso i saloni della Rocca Albornoz di Spoleto, dedicata alla celebre installazione dei Dormienti (1998) e a un percorso che vedrà la scultura protagonista. A conferma del profondo legame stretto dai musei nazionali umbri con le comunità locali, la mostra dedicata a Mimmo Paladino diventa l’occasione per la realizzazione di alcuni interventi urbani inediti, realizzati dalla Galleria Nazionale dell’Umbria in collaborazione con il Comune di Perugia e la Fondazione Perugia. Dalla fine di giugno è già installata sulla facciata di Palazzo Baldeschi l’opera Concerto in piazza, ideata dal maestro per vestire il cantiere che interesserà l’edificio della Fondazione Perugia nei prossimi mesi: un omaggio alle tradizioni umbre rivisitate in chiave contemporanea che sta già riscuotendo grande attenzione e un diffuso apprezzamento tra i cittadini e i turisti che visitano la città. Il telo sarà il motivo ispiratore delle luminarie d’artista che per la prima volta “accenderanno” Corso Vannucci durante il periodo natalizio. I colori dei segni ideati da Paladino si alterneranno lungo la strada tra Piazza della Repubblica e Piazza IV Novembre, per comunicare l’attitudine festosa e al contempo fiera che caratterizza la comunità umbra attraverso lo sguardo di uno degli artisti italiani più apprezzati al mondo. (gci)

ROMA, PROROGATA AL 14 SETTEMBRE “FRANCO FONTANA. RETROSPECTIVE”

Viene prorogata fino al 14 settembre la mostra “Franco Fontana. Retrospective” che celebra, in una festa di linee geometriche e in un’esplosione di colori, l'intera carriera di Franco Fontana, uno dei più grandi fotografi italiani del XX secolo, che ha rivoluzionato il linguaggio della fotografia a colori. L’esposizione, ospitata dal 13 dicembre 2024 al Museo dell’Ara Pacis e curata da Jean-Luc Monterosso, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Civita Mostre e Musei, Zètema Progetto Cultura e Franco Fontana Studio. Catalogo Contrasto. Mobility Partner Atac, Partner Berné, Radio Partner Dimensione Suono Soft. Media Partner Rai Cultura e Rai Pubblica Utilità, Fashion Partner Rinascente, Travel partner Trainline. Curatore di fama mondiale, storico fondatore e direttore della Maison Européenne de la Photographie di Parigi, Monterosso guida il visitatore alla scoperta dell'universo creativo del fotografo modenese, svelandone aspetti inediti, ripercorrendone l'evoluzione artistica e la sua capacità di trasformare la realtà in pura poesia visiva. Attraverso una selezione di oltre 200 fotografie e muovendosi in spazi immersivi, tra particolari installazioni e video, il visitatore scopre infinite possibilità ottiche: in un’alternanza di inquadrature ardite, profondità di campo ridotta e inquadrature dall’alto potrà ammirare immagini astratte e minimaliste caratterizzate da una giustapposizione di colori brillanti e da forti contrasti, elementi che hanno reso Fontana un precursore in un mondo fotografico bianco e nero. I temi ricorrenti sono evidenti: i paesaggi, l’architettura urbana, le automobili, le ombre. Verso gli anni ’80 sperimenta la tecnica dell’assemblaggio sfidando le leggi della prospettiva e riorganizzando la realtà di diverse città europee e americane. Gradualmente, attraverso lo studio delle ombre, introduce nelle sue opere la figura umana. Celebre è il reportage dall’atmosfera metafisica realizzato nel 1979 al Palazzo della Civiltà Italiana dell’EUR a Roma. La mostra illustra, inoltre, i famosi specchi d’acqua da cui emergono frammenti di corpi su uno sfondo blu intenso; per Franco Fontana la piscina è un’occasione per esaltare le curve femminili, ma questa discreta sensualità, raggiungerà la sua massima espressione in una serie di rare Polaroid. Durante i suoi viaggi, ama fotografare in movimento, senza guardare attraverso l’obiettivo, rendendo così l’asfalto e la strada una parte importante della sua produzione: la Route 66 statunitense, El Camino verso Compostela e infine la via Appia, a rafforzare il suo legame con la città di Roma. E seppure temi come gli skyline, i paesaggi e l'architettura urbana, continuino a ricorrere rendendo vano qualsiasi tentativo di cronologia, Franco Fontana rinnova costantemente il suo lavoro. Dalla diapositiva alla polaroid al digitale, seguirà gli sviluppi tecnici della fotografia continuando sempre a sperimentare. (gci)

JIMÉNEZ DEREDIA A PIETRASANTA (LU): LA SCULTURA COME RITO UNIVERSALE

Si è aperta il 7 agosto, presso la galleria The Project Space di Annalisa Bugliani a Pietrasanta (LU), in via Garibaldi 46, la mostra dell’artista Jiménez Deredia (Heredia, Costa Rica 1954), dal titolo “Encuentro. Materia y Luz”. L’artista costaricano, profondamente legato al territorio di Pietrasanta - dove da anni lavora a stretto contatto con gli artigiani locali e ha donato due opere monumentali alla città - ha ideato un’esposizione pensata appositamente per gli spazi della galleria. La mostra rappresenta sia una sintesi dei temi e degli elementi formali che caratterizzano oltre quarant’anni della sua carriera, sia una celebrazione della scultura come forma d’arte totale. Cinque opere, di cui due monumentali, realizzate in bronzo nero proprio a Pietrasanta, testimoniano una visione della scultura come strumento di riflessione, capace di affrancarsi dalla fruizione passiva imposta dai media e dal digitale. Per Deredia, la scultura è la più antropologica delle arti, profondamente legata alla natura umana, e per questo capace di interrogare le grandi questioni dell’esistenza. La materia, nel suo lavoro, diventa veicolo di pensiero, filosofia resa tangibile: attraverso la resistenza e il silenzio del bronzo, l’artista ci parla dello spirito. Il cerchio e la sfera, simboli universali di continuità e perfezione, informano gran parte del suo lavoro. L’artista li trasforma e li modifica attraverso le sue sculture. Quando i simboli si adattano a un nuovo momento storico, si genera una trasmutazione degli stessi. Elementi archetipici, presenti tanto nella cultura precolombiana - in particolare negli indios Boruca del suo Paese natale - quanto in molte altre civiltà. “Una simbologia che connota le sue sculture”, spiega Alessandro Romanini, autore del testo critico della mostra, “superfici lisce, senza rilievi né discontinuità, che l’artista sa caricare di valore interculturale e universale, evocando pensieri che vanno dalla filosofia greca al buddhismo zen, fino alla cosmogonia di molte culture africane. In questa dimensione spazio-temporale, la memoria gioca un ruolo centrale: una memoria personale e biografica, ma anche una memoria ancestrale, collettiva, che trova nella sfera un codice di comunicazione universale”. Altro tema ricorrente nella poetica di Deredia è la figura femminile, soggetto privilegiato e simbolo della potenza creatrice. Un archetipo che, nelle sue opere, diventa motore primo delle trasformazioni umane e cosmiche. “Deredia vede nella scultura la più antropologica delle arti - aggiunge Romanini - la disciplina espressiva più adatta a far riflettere l’individuo sulle principali questioni esistenziali e a connetterlo con il resto dell’esistente in una visione panica naturalistica, come illustra nel suo concetto di ‘cosmoscultura’”. Jiménez Deredia ha perfezionato la sua formazione in Italia, dove è arrivato nel 1976. Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Carrara e gli studi in architettura a Firenze, è rimasto profondamente influenzato dalle opere del Rinascimento, che continuano a ispirarlo. Dopo un ciclo di mostre in spazi pubblici, musei e città come Miami, Città del Messico, Shanghai, Valencia, Houston e Firenze, l’artista torna a esporre nella città in cui - come lui stesso afferma - “l’arte si produce e si respira ogni attimo”. Questa esposizione rappresenta anche un’anticipazione della grande mostra pubblica che sarà ospitata nei principali spazi della città di Pietrasanta nel 2028. (gci)

“CUORE COSMICO”: A MAGLIANO IN TOSCANA (GR) LA PERSONALE DI VALERIA MARIOTTI

Con “Cuore cosmico”, personale dell’artista Valeria Mariotti, si apre il terzo e ultimo capitolo espositivo della prima edizione di Magliano Contemporanea, la rassegna dedicata al dialogo tra arte contemporanea e territorio ideata e curata da Maria Grazia Londrino. La mostra, allestita nel centro storico di Magliano in Toscana (GR) dal 10 al 24 agosto, propone undici tele come tappe di un percorso immersivo tra spirito, materia e luce, in un paesaggio pittorico che fonde gesto informale, natura cosmica e vibrazione interiore. “Con la mostra ‘Cuore cosmico’ - dichiara Maria Grazia Londrino - Valeria Mariotti restituisce allo spettatore un viaggio nel profondo dell’anima e nello spazio infinito della creazione. La sua pittura, silenziosa e necessaria, è una mappa spirituale e una vibrazione cosmica. In un tempo frenetico, lei ci invita a sostare, a contemplare, a respirare”. “È con grande piacere che il Comune di Magliano in Toscana accoglie questo terzo appuntamento della rassegna Magliano Contemporanea - continua Alessia Rossi, delegata alla cultura del Comune di Magliano in Toscana - un’iniziativa ormai diventata un punto di riferimento per il dialogo tra arte contemporanea e territorio, nata con l’intento di valorizzare la nostra identità attraverso il linguaggio universale dell’arte, e che trova anche in questa nuova esposizione un’eco profonda e sincera”. La pittura di Valeria Mariotti è un invito alla contemplazione, un’esplorazione visiva e spirituale che scopre nel paesaggio maremmano un luogo naturale d’accoglienza. L’opera madre della mostra, da cui il progetto prende il titolo, “Cuore cosmico”, incarna la poetica dell’artista: un cuore non solo umano, ma universale, centro di energia e pulsazione originaria, in risonanza con il cosmo. In ogni tela, la forma è evocata più che descritta; il colore non è decorazione, ma sostanza viva e vibrante. La materia pittorica si trasforma in campo energetico, attraversato da tensioni e silenzi. Mariotti non racconta, ma rivela. Le sue opere sono soglie tra visibile e invisibile, apparizioni che interrogano l’essere e la sua connessione con il mistero della creazione. La sua biografia artistica parla di una coerenza visionaria e poetica rara. Nata a Cortona, con radici a Tivoli, Valeria Mariotti ha esposto in prestigiose sedi in Italia e nel mondo: Roma, Berlino, Pechino, Montecarlo, Miami, solo per citarne alcune. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Telematico alla Prima Biennale Romana, ed è stata selezionata più volte da Vittorio Sgarbi. I suoi lavori sono stati accolti da critici autorevoli come Francesco Gallo Mazzeo, Paolo Levi, Carlo Franza, e il suo nome figura in importanti pubblicazioni come il CAM 50 e il Catalogo Data. La sua opera è radicata in un astrattismo lirico che esplora la dimensione spirituale del colore e della materia. La sua è una pittura di ascolto e silenzio, una pratica meditativa in cui l’arte diventa atto d’amore e presenza viva, capace di mettere in connessione anima e universo. La mostra “Cuore cosmico” rappresenta anche un momento di riflessione sul futuro della rassegna Magliano Contemporanea, che si concluderà il 6 settembre con la prima edizione del Premio Tavano-Amodeo, un riconoscimento nato per omaggiare due figure chiave dell’arte italiana, Savina Tavano e Manlio Amodeo, che scelsero Magliano come luogo di vita e di creazione per oltre quarant’anni. Il Premio, ideato da Maria Grazia Londrino e promosso da “Dialogues, raccontare l’arte”, sarà assegnato a un artista contemporaneo selezionato attraverso un contest nazionale. La serata finale, che si svolgerà a Magliano, vedrà la consegna del premio al vincitore da parte della pittrice Savina Tavano, alla presenza dei vertici istituzionali del Comune, del giurato di eccezione professor Claudio Strinati e di Luca Verdone, regista e intellettuale di spicco del panorama culturale italiano. “Cuore cosmico” invita dunque a un’esperienza profonda e poetica, che unisce arte e territorio, pittura e spiritualità. Un nuovo tassello di un progetto che guarda al futuro con radici forti, consapevole che è proprio nella relazione tra creatività e luogo che l’arte può ritrovare senso, valore e risonanza. (gci)

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