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NANNI MORETTI, DALLA CINEPRESA AL PULPITO

NANNI MORETTI, DALLA CINEPRESA AL PULPITO

1998 - La trama era quella di un regista che interpreta se stesso, intento a documentare la campagna elettorale, mentre stava aspettando un figlio. Era “Aprile” e passò alla storia per la scena in cui Nanni Moretti, intento a guardare “Porta a Porta”, ospiti Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema, incitava il leader del centrosinistra a dire qualcosa di sinistra, a reagire al fiume di parole di quello che anni dopo avrebbe battezzato come “Caimano”. Era tifo disperato: “D’Alema di’ qualcosa, D’Alema rispondi, non ti far mettere in mezzo proprio sulla giustizia, proprio da Berlusconi, D’Alema di’ una cosa di sinistra, di’ una cosa anche non di sinistra, di civiltà, D’Alema di’ una cosa, di’ qualcosa, reagisci!”. Non bisognava rispondere alle provocazioni della destra, allora era quella la linea. E Moretti non sembrava affatto allineato. 2013 – Roma, teatro Ambra Jovinelli, ultimo giorno di campagna elettorale: "C'è un tempo per criticare i propri amici, per quel che mi riguarda dura da sempre, da almeno 40 anni nella vita reale e nel film e c'è un tempo da qui a lunedì sera per criticare i propri avversari politici”. Il regista più “politico” di questi decenni è risceso in campo. Un gesto che aveva fatto già, partecipando nel 2002 ad un movimento circolare: “il girotondo”. Era la fase critica, della critica rivolta agli amici, una fase che per stessa ammissione morettiana, non è mai finita. Nel 2006 provò ad immaginare l’uscita di scena di Berlusconi nel finale, cupissimo, de “Il Caimano”. In quella congettura cinematografica, l’uscita di scena avveniva per via giudiziaria, nell’ultimo fotogramma, sulle scale del Palazzo di Giustizia, in presenza di una folla infuriata, che aspettava Silvio-Nanni condannato a sette anni di reclusione e all’interdizione a vita dai pubblici esercizi, lanciando persino bottiglie incendiarie. Non è andata così: la forza altrove quasi divinatoria dei suoi film, come nel caso di “Habemus Papam”, che ha anticipato l’inedita possibilità di una Chiesa che si trova senza Papa, ne “Il Caimano” fallì. Forse per questo l’autore di “Ecce Bombo” ha deciso di fare un’eccezione in vista delle politiche del 2013, una tregua nella incessante critica agli amici, “per criticare i propri avversari politici”, che poi per lui sono sempre gli stessi, probabilmente sempre lo stesso: "Come per Ingrid Betacourt, ogni tanto festeggiamo la liberazione di un ostaggio. Spero che lunedì festeggeremo la liberazione di 60 milioni di persone ostaggio dell'interesse di uno che per sua stessa ammissione e dei suoi collaboratori ha cominciato a fare politica per difendere i suoi interessi economici e i suoi problemi giudiziari". Al di là del colore politico di appartenenza, l’augurio dell’uscita dalla condizione di ostaggio, dovrebbe venir bene accetto da ognuno che si senta prigioniero, foss’anche dell’indecisione. (Valerio de Filippis)

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