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direttore Paolo Pagliaro

CARESTIA A GAZA
IL MONDO INSORGE

CARESTIA A GAZA <Br> IL MONDO INSORGE

“Un progetto intollerabile”, così ieri il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha definito i piani dell’offensiva israeliana per conquistare Gaza City mentre il ministero della Difesa di Tel Aviv approvava l’estensione delle operazioni militari contro le roccaforti di Hamas nella Striscia. L’autorizzazione include la mobilitazione di circa 60.000 riservisti, alimentando timori che la campagna possa aggravare una crisi umanitaria già definita “catastrofica” dalle Nazioni Unite. All’interno di Israele, i familiari degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza hanno sollecitato il governo di Benjamin Netanyahu ad accettare una proposta di cessate il fuoco, avvertendo che un rifiuto equivale a “una condanna a morte per gli ostaggi vivi e a una sentenza di sparizione per quelli deceduti”. A Gaza City, intensi bombardamenti hanno colpito i quartieri di Sabra e Tuffah, spingendo migliaia di palestinesi a lasciare le proprie case. Alcune famiglie si sono rifugiate lungo la costa, altre nelle zone centrali e meridionali dell’enclave. Secondo l’UNRWA, il numero di bambini affetti da malnutrizione nella città è aumentato di sei volte rispetto a marzo. “Se non saranno messi in campo interventi immediati durante l’operazione militare, i bambini malnutriti rischiano di morire”, ha avvertito il commissario generale Philippe Lazzarini.  L’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), organismo internazionale sostenuto dalle Nazioni Unite, ha annunciato che nella Striscia di Gaza si è superata la soglia di Fase 5 – Carestia, il livello più grave della sua scala. Secondo i dati, 514.000 persone – quasi un quarto della popolazione di Gaza – stanno vivendo in condizioni di carestia, un numero destinato a salire a 641.000 entro fine settembre. Solo nella zona settentrionale, che comprende il Governatorato di Gaza e quindi Gaza City, circa 280.000 persone sono già colpite. Perché una regione venga classificata in carestia, almeno il 20% della popolazione deve affrontare carenze alimentari estreme, un bambino su tre deve risultare gravemente malnutrito e almeno due persone su 10.000 devono morire ogni giorno per fame o malattie legate alla malnutrizione. Il Famine Review Committee ha avvertito: “Poiché questa carestia è interamente di origine umana, può essere fermata e invertita. Il tempo per dibattiti ed esitazioni è finito: la fame è presente e si diffonde rapidamente. Ulteriori ritardi – anche di pochi giorni – porteranno a un’escalation inaccettabile della mortalità legata alla carestia”. L’allarme ha provocato un’ondata di reazioni internazionali. Helen Stawski, responsabile policy di Oxfam, ha denunciato: “Nonostante gli avvertimenti di luglio che la carestia era imminente, Israele ha continuato a privare i palestinesi di cibo, negando quasi tutte le richieste delle agenzie umanitarie. Oxfam da sola ha oltre 2,5 milioni di dollari di aiuti salvavita, compresi pacchi alimentari ad alta energia, bloccati in magazzini fuori Gaza. Le autorità israeliane li hanno respinti tutti, proprio quando sarebbero più necessari”. Moazzam Malik, CEO di Save the Children UK, ha parlato di “assedio e strumentalizzazione degli aiuti”, chiedendo la sospensione delle forniture militari britanniche a Israele. “Le forniture essenziali devono fluire senza ostacoli su basi politiche. Il Regno Unito deve agire contro i responsabili di queste atrocità”. Samah Wadi, esperta nutrizionale di CARE International UK a Deir al-Balah, ha raccontato la disperazione quotidiana: “Vediamo persone che credono che gli integratori possano sostituire il cibo. Bisogna spiegare che non è così: cercano qualsiasi cosa per sopravvivere, anche solo per resistere qualche ora in più”. Tjada D’Oyen McKenna, direttrice di Mercy Corps, ha definito la situazione “una catastrofe interamente provocata dall’uomo”. L’ONG afferma di avere scorte per 160.000 persone ferme da mesi in attesa di autorizzazione e di aver già perso 2.700 kit alimentari per deterioramento. Secondo un rapporto congiunto di Forensic Architecture e World Peace Foundation, Israele dal 18 marzo avrebbe smantellato il modello civile di distribuzione degli aiuti, riconosciuto a livello internazionale, sostituendolo con un “modello militare” che avrebbe favorito il controllo politico e militare sulla popolazione, contribuendo alla fame diffusa. “Gli aiuti possono diventare letali se usati in modo manipolativo”, ha spiegato Eyal Weizman, direttore di Forensic Architecture. Alex de Waal, della World Peace Foundation, ha aggiunto: “La disumanizzazione dei palestinesi e lo smantellamento del tessuto comunitario non sono effetti collaterali, ma il risultato intenzionale della militarizzazione del sistema degli aiuti”. La carestia confermata a Gaza rappresenta un punto di svolta drammatico. L’IPC sottolinea che, oltre a Gaza City, nelle prossime settimane anche Deir al-Balah e Khan Younis supereranno le soglie critiche della Fase 5. L’ONU e le ONG parlano di una vera e propria “corsa contro il tempo” per impedire che la fame si radichi ulteriormente e causi un’impennata esponenziale delle vittime. Come ha ricordato Taahra Ghazi, co-direttrice di ActionAid UK: “Ogni ora conta e non c’è tempo da perdere”. (22 ago – sem)

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