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direttore Paolo Pagliaro

SACCO E VANZETTI,
INIZIATIVE IN RICORDO

 SACCO E VANZETTI, <BR> INIZIATIVE IN RICORDO

Sono trascorsi 98 anni da quel 23 agosto 1927, ma il loro rimane scolpito  nella memoria dei giusti del mondo e bandiera della rivolta contro i soprusi del potere. Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, emigranti italiani di fede anarchica, morirono per un crimine mai commesso sulla sedia elettrica nel carcere di Charlestown, a Boston. Ed ormai dal 2000, oggi, come ogni 23 agosto, nella città americana la Sacco and Vanzetti Commemoration Society organizza una sfilata e la Community Church propone un dibattito, in rete, tra autorevoli studiosi. Iniziative sono previste anche nei paesi natali dei due anarchici, dove sono custodite le loro ceneri: Vanzetti era nato l'11 giugno 1888, a Villafalletto, nel cuneese e Sacco il 22 aprile 1891, a Torremaggiore, nel foggiano. A Villafalletto l'appuntamento è per domani, nel vialetto che accompagna alla tomba di famiglia dove è ospitata la metà delle ceneri di Tumlin. Così avviene dal 1982. A Torremaggiore il “Sacco & Vanzetti Memorial Day” è previsto per oggi pomeriggio, con fiaccolata al monumento funebre. A Milano una commemorazione, con proiezione e dibattito, è organizzata questa sera, dalle 19, dal circolo Ponte della Ghisolfa, con proiezioni di filmati e un dibattito. A Mestre un incontro, dalle 18,30, organizzato da Babel con Pietro di Paola, storico dell’anarchismo, anticipa una cena che in omaggio a Vanzetti e al suo mestiere, il pescivendolo, propone come unico piatto il filetto di merluzzo panato, il new england fried cod, che era solito vendere. Sacco di professione faceva l'operaio in una fabbrica di scarpe. Vanzetti, invece, che gli amici chiamavano Tromlin, dopo aver a lungo girovagato negli Stati Uniti d'America facendo molti lavori diversi, rilevò da un italiano un carretto per la vendita del pesce e svolse questo lavoro per pochi mesi. I due furono arrestati, processati e condannati a morte con l'accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio Slater and Morrill di South Braintree. Nel 1916 Sacco e Vanzetti si conobbero ed entrarono entrambi a far parte di un gruppo anarchico di italoamericani. Allo scoppio della Grande Guerra, tutto il collettivo fuggì in Messico per evitare la chiamata alle armi, poiché per un anarchico non c'era niente di peggio che uccidere o morire per uno Stato. Nicola e Bartolomeo fecero ritorno nel Massachusetts al termine del conflitto, non sapendo però di essere stati inseriti in una lista di sovversivi compilata dal Ministero di Giustizia, così come di essere pedinati dagli agenti segreti statunitensi. Nella stessa lista era inserito anche un amico di Vanzetti, il tipografo Andrea Salsedo, originario dell'isola di Pantelleria. Questi, il 3 maggio del 1920, fu trovato sfracellato al suolo alla base del grattacielo di New York dove al quattordicesimo piano aveva sede il Boi (Bureau of Investigation), dove era tenuto illegalmente prigioniero ormai da lungo tempo, insieme a Roberto Elia. Vanzetti organizzò un comizio, su invito di Carlo Tresca, per protestare contro la vicenda, comizio che avrebbe dovuto avere luogo a Brockton il 9 maggio, ma insieme a Sacco fu arrestato prima, perché trovati in possesso di una rivoltella e di una pistola semiautomatica (con relative munizioni) e Vanzetti di alcuni appunti da destinarsi alla tipografia per l'annuncio del comizio di Brockton. Pochi giorni dopo furono accusati anche di una rapina avvenuta a South Braintree, un sobborgo di Boston, poche settimane prima del loro arresto; in tale occasione erano stati uccisi a colpi di pistola il cassiere della ditta (il calzaturificio Slater and Morrill), Frederick Albert Parmenter, e una guardia giurata, Alessandro Berardelli. Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all'epoca del loro processo; a nulla valse la confessione del detenuto portoghese Celestino Madeiros, che li scagionava. I due furono giustiziati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel penitenziario statale di Charlestown, non lontano da Boston. Con il tempo varie opere letterarie, musicali e cinematografiche celebrarono la vicenda di Sacco e Vanzetti come simbolo di mali quali l'errore giudiziario, il razzismo e l'intolleranza. A cinquant'anni esatti dalla loro morte, il 23 agosto 1977 Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusetts riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la loro memoria. Il caso di Sacco e Vanzetti scosse molto l'opinione pubblica italiana di allora e anche il governo fascista prese posizione e si mosse attivamente a sostegno dei due connazionali, nonostante le loro idee politiche.

 

Lo stesso Benito Mussolini un mese prima dell'esecuzione scrisse direttamente una lettera in cui chiedeva all'ambasciatore statunitense a Roma Henry Fletcher di intervenire presso il Governatore del Massachusetts per salvare la vita dei due condannati a morte. Molti famosi intellettuali, compresi George Bernard Shaw, Bertrand Russell, Albert Einstein, Dorothy Parker, Edna St. Vincent Millay, John Dewey, John Dos Passos, Upton Sinclair, Alice Hamilton, H. G. Wells e Arturo Giovannitti (il quale fu protagonista di un caso simile) sostennero a favore di Nick e Bart (come venivano chiamati) una campagna per giungere a un nuovo processo. Perfino il premio Nobel francese Anatole France invocò la loro liberazione sulle pagine del periodico Nation, paragonando l'ingiustizia da loro subita a quella di Alfred Dreyfus. Purtroppo tutte queste iniziative non produssero alcun risultato rilevante per la grazia dei due condannati.

Vanzetti, il 9 aprile 1927, prima della sentenza definitiva, ebbe a dire rivolgendosi per l'ultima volta al giudice Thayer: “Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra — non augurerei a nessuna di queste creature ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero io sono un anarchico; ho sofferto perché sono un Italiano, e davvero io sono un Italiano [...] se voi poteste giustiziarmi due volte, e se potessi rinascere altre due volte, vivrei di nuovo per fare quello che ho fatto già”.

Il 23 agosto 1927 alle ore 00:19, dopo sette anni di udienze, i due uomini vennero uccisi sulla sedia elettrica a distanza di sette minuti l'uno dall'altro (prima toccò a Sacco, poi a Vanzetti). La loro esecuzione innescò rivolte popolari a Londra, Parigi e in diverse città della Germania. Una bomba di probabile matrice anarchica, nel 1928 devastò l'abitazione del giudice Webster Thayer, il responsabile della condanna. (23 ago – red)

 

 

 

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