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direttore Paolo Pagliaro

ADDIO A EMILIO FEDE,
70 ANNI DI GIORNALISMO

ADDIO A EMILIO FEDE, <BR> 70 ANNI DI GIORNALISMO

Dai primi passi, ancora giovanissimo, sulla carta stampata dei quotidiani Momento-Mattino di Roma e della Gazzetta del popolo di Torino, alla conduzione e direzione del Tg1 fino al passaggio in Fininvest alla fine degli Anni 80, prima come direttore di Studio Aperto e poi del TG4, di cui rimarrà il volto fino al 2012. Nato a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) il 24 giugno 1931, nei suoi settant’anni di carriera Emilio Fede - scomparso oggi all’età di 94 anni-  ha attraversato tutte le forme del giornalismo televisivo, fin dal suo ingresso in Rai nel 1958 come conduttore del programma “Il circolo dei castori”, a fianco di Enza Sampò, considerata la prima donna della televisione italiana ad andare oltre il ruolo della valletta. Ma è ai telegiornali e alle inchieste televisive che il giornalista legherà la gran parte della propria carriera, prima in Rai (con cui nel 1961 il rapporto diventa esclusivo) e poi con la Fininvest di Silvio Berlusconi. Inviato speciale in Africa per otto anni, Fede seguì e raccontò il periodo della decolonizzazione in oltre 40 Paesi del continente, ma fu anche autore di servizi legati ai cambiamenti e alle rivendicazioni che attraversavano l’Italia sul finire degli Anni 60. Famosa la sua inchiesta del 1968 per la trasmissione TV7 sul fenomeno delle iniezioni praticate sul bestiame per far ingrassare più velocemente gli animali e poterne trarre maggiori ricavi, mentre nel 1969 denunciava le dure condizioni dei braccianti ad Avola, costretti a lunghissimi turni per il raccolto e spesso sottopagati.   In questi anni, Fede conosce e sposa (nel 1965) la giornalista Diana de Feo, figlia dello scrittore Italo de Feo morta nel 2021: insieme la coppia ha due figlie, Sveva e Simona. Nel 1976 il giornalista passa alla conduzione del Tg1 (è sua la prima edizione a colori, il 28 febbraio del 1977) e dal 1981 lo dirige per due anni. È sotto la sua direzione che fu trasmessa nel giugno del 1981 la diretta di 18 ore, condotta da Pietro Badaloni, dell’incidente di Vermicino, in cui perse la vita Alfredino Rampi, bambino caduto in un pozzo e morto a 6 anni.  Il rapporto di Emilio Fede con la Rai prosegue fino al 1983, quando si interrompe anche in seguito ad alcune vicissitudini giudiziarie legate a un'inchiesta sul gioco d'azzardo che coinvolse il giornalista e da cui venne però assolto. A quel punto, il passaggio a Rete A, dove Fede dirige il primo Tg di una TV privata, il 7 settembre 1987, e poi la svolta con il trasferimento, nel 1989, al gruppo Fininvest. Per le reti di Berlusconi il giornalista siciliano dirige prima il programma di informazione e approfondimento giornalistico Videonews e poi Studio Aperto, il Tg di Italia 1. E proprio dalla conduzione di Studio Aperto arriva un altro primato per Fede, che il 16 gennaio del 1991 dà per primo, in collegamento con la giornalista Silvia Kramar, la notizia dell'inizio della guerra nel Golfo. Nel 1992 passa a dirigere il Tg4, il telegiornale di Rete 4 alla cui guida rimane fino al 28 marzo 2012. Nel frattempo, conduce sempre per la quarta rete vari programmi, tra cui “Le Grandi interviste” (nel 1997 e nel 1999), interviste di mezz’ora a personaggi provenienti da mondi diversi, da Massimo D’Alema a Simona Ventura, da Umberto Bossi a Pippo Baudo, e dal 2000 “Sipario”, rubrica rosa del Tg4 in onda tutti i giorni. Sua, poi, l’idea di affidare le previsioni del meteo a quelle che verranno poi ribattezzate le “meteorine”, annunciatrici senza particolari competenze tecniche e vicine al ruolo delle vallette televisive. ( È proprio nel periodo di conduzione del Tg4 che Fede riceve la maggior parte delle critiche, oltre che per la scelta di una linea editoriale particolarmente incentrata su cronaca nera e rosa, anche perché accusato di parzialità nei confronti di Silvio Berlusconi: in particolare, nell’edizione serale del 28 marzo 1994, commentando i risultati delle elezioni politiche Fede parlò di una vittoria ottenuta da Berlusconi “con grande coraggio” e “quasi contro tutto e quasi contro tutti”. Fede e il Tg4 furono anche oggetto di richiami da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che nel 2004 gli comminò una sanzione pecuniaria per il mancato rispetto della par condicio nella campagna elettorale per le europee di quell'anno.  L’addio al Tg della quarta rete arriva nel marzo del 2012 a seguito di una trattativa con Mediaset non andata a buon fine. Un anno dopo il giornalista, nell'ambito del processo "Ruby" bis, fu condannato dal tribunale di Milano a sette anni di reclusione e all'interdizione a vita dai pubblici uffici, per i reati di induzione alla prostituzione, favoreggiamento della prostituzione e favoreggiamento della prostituzione minorile, oltre all'interdizione da uffici di mezzi di informazione considerati come pubblici uffici. In seguito ad appelli e ricorsi, la Cassazione confermò in via definitiva a Emilio Fede la pena a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione e induzione alla prostituzione l’11 aprile del 2019, stabilendo che scontasse la pena in detenzione domiciliare. Il giornalista si è sempre dichiarato innocente, affermando di non conoscere nemmeno alcune delle ragazze coinvolte. Dopo l’esperienza del Tg4 la carriera di Fede proseguì sul digitale terrestre con una rubrica settimanale di attualità politica sul canale Vero Capri, mentre tra il 2013 e il 2014 torna sulla carta stampata come direttore editoriale del quotidiano La Discussione. (Red)

FOTO: ArezzoTv, CC BY 3.0 , via Wikimedia Commons

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